Camera dei deputati – 2-00723 - Interpellanza sull’unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network istituita il 4 aprile 2020. RISPOSTA

Camera dei deputati – 2-00723 - Interpellanza urgente presentata il 7 aprile 2020.

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

con decreto del 4 aprile 2020 è stata istituita dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega in materia di informazione ed editoria, una «Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network»;

il tema della disinformazione riveste una particolare delicatezza e rilevanza, perché inerisce all'essenza stessa della democrazia. Incide sulla formazione dell'opinione pubblica, riguardando la libertà di espressione e di stampa, vale a dire la libertà di informare e di essere informati, che è garantita dall'articolo 21 della Costituzione ed è insuscettibile di limitazione, se non alla stregua di quanto previsto dalla medesima disposizione, così come precisato dalla consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale;

nessun intervento volto a contrastare la disinformazione può incidere sulla libertà e sulla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, in quanto inviolabili e non soggetti a limitazione, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e con le garanzie stabilite dalla legge, ai sensi dell'articolo 15 della Costituzione;

l'emergenza sanitaria, che sta mettendo a dura prova il Paese, impone cautele rafforzate in capo alle istituzioni, che debbono evitare di avviare iniziative improvvide, prive di sostenibilità giuridica e concreta efficacia operativa, tali da creare equivoci sulla loro adeguatezza e confusione nella collettività;

ancorché nel rapporto del novembre 2018 «News vs fake nel sistema dell'informazione» l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni abbia rilevato che le fonti informative on line (siti di quotidiani, testate on line, social network), a parità di risorse professionali utilizzate, producano una maggiore offerta di informazione, il fenomeno della diffusione di notizie false non riguarda solo la rete, ma il sistema dell'informazione e della comunicazione nel suo complesso, ivi compresi i mass media tradizionali;

concetti quali «informazione ingannevole», «disinformazione» e «notizie false» hanno diverse accezioni; rivestono una particolare pericolosità nuove forme di contenuti audio o video artificiali, realistici e generati tramite intelligenza artificiale, noti come «media artificiali» (i cosiddetti «deep fake»), in quanto in grado di manipolare l'informazione e condizionare l'opinione pubblica e che possono essere rilevati, per lo più, solo con appositi strumenti tecnici e operativi;

la rilevanza del tema della disinformazione è ulteriormente dimostrata dal fatto che sono state presentate proposte di legge – attualmente in corso di esame – per istituire un'apposita Commissione parlamentare d'inchiesta sulla diffusione intenzionale, seriale e massiva di informazioni false. Inoltre, già opera a livello europeo EUvsDisinfo, una task force per la lotta alla disinformazione del Servizio dell'Unione europea per l'azione esterna (Eeas), che da circa due mesi ha concentrato la propria attenzione sui casi di disinformazione relativi al COVID-19, riguardanti anche il nostro Paese, raccolti in un database costantemente aggiornato;

all'unità in questione viene affidato il compito di procedere non solo al monitoraggio, ma anche alla ricognizione e classificazione dei contenuti falsi, non dimostrati o fuorvianti, creati o condivisi con riferimento al virus, oltre all'analisi e valutazione delle modalità di diffusione e delle fonti di origine dei suddetti contenuti;

si tratta di attività non consentite dall'ordinamento, in quanto in contrasto con principi e diritti di libertà riconosciuti e garantiti dalla Carta costituzionale (articoli 15 e 21);

non risulta quale tipo di procedura sia stata seguita per l'individuazione e selezione degli esperti di cui l'unità di monitoraggio si avvale, quale sia il loro curriculum e la specifica competenza di cui dispongono, da chi siano stati scelti e in base a quali criteri e parametri di valutazione –:

quali siano i parametri in base ai quali l'unità intenda classificare i contenuti ritenuti falsi, non dimostrati o fuorvianti e con quali strumenti intenda procedere alla loro analisi;

quali siano i criteri per l'analisi e la valutazione delle loro modalità di diffusione;

quale sia la legittimazione giuridica che consente all'unità di valutare le fonti di origine dei suddetti contenuti, laddove tale prerogativa è riservata all'autorità giudiziaria e implica sia l'accesso alle comunicazioni sia un sindacato di merito sui contenuti editoriali, ad avviso degli interpellanti in palese contrasto con i principi costituzionali di cui agli articoli 15 e 21 della Costituzione e con le norme vigenti;

per quale ragione il Parlamento non sia stato coinvolto nella valutazione dell'adeguatezza e congruità, anche istituzionale, di un'iniziativa che presenta tali fondamentali profili, inerenti alla libertà di espressione e di comunicazione;

se l'attività dell'unità non si sovrapponga alle competenze e alle prerogative dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e in cosa si distingua dai compiti svolti da EUvsDisinfo, già operante a livello di Unione europea;

per quale ragione il suo ambito oggettivo di intervento riguardi solo il web e i social network e non anche i mass media tradizionali;

quali siano la procedura ad evidenza pubblica e i criteri in base ai quali sono stati scelti gli esperti, al fine di assicurare la trasparenza dell'agire amministrativo e di garantire la più elevata professionalità, l'adeguatezza e l'assenza di conflitti di interesse o di situazioni di incompatibilità.
(2-00723)

Camera dei Deputati

Giovedì 9 aprile 2020

La seduta è iniziata alle 14:00.

Chiarimenti in ordine alla costituzione e ai parametri di riferimento dell'attività dell'Unità di monitoraggio istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per il contrasto delle cosiddette fake news relative al COVID-19 

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lollobrigida ed altri n. 2-00723 (Vedi l'allegato A). Il deputato Mollicone rinuncia all'illustrazione e quindi si riserva di intervenire in sede di replica. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Andrea Martella, ha facoltà di rispondere.

ANDREA MARTELLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, signor Presidente e onorevoli deputati. Vorrei ringraziare l'onorevole Lollobrigida, l'onorevole Meloni, l'onorevole Mollicone e gli altri deputati interpellanti per avermi offerto l'opportunità di chiarire all'Assemblea il profilo dell'iniziativa che ho assunto il 4 aprile scorso, istituendo l'Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network, che d'ora in poi chiamerò Unità di monitoraggio.

In questi giorni così difficili e convulsi si è inevitabilmente compresso lo spazio che sarebbe stato opportuno dedicare alla presentazione di questa iniziativa, tanto che, pur nell'ambito di un generale apprezzamento, alcune delle reazioni con le quali è stata accolta riflettono un'incomprensione della natura e delle finalità di questo organismo consultivo, che intendo qui dissipare.

Preliminarmente, intendo esprimere con forza e senza esitazione alcuna la mia piena condivisione verso le affermazioni di principio riportate nelle stesse premesse dell'interpellanza, con particolare riferimento ai richiami ai valori costituzionali e ai principi e ai diritti sanciti dall'articolo 21 e dall'articolo 15 della nostra Costituzione. In proposito, vorrei subito rassicurare l'Assemblea circa la natura delle attività che il decreto affida all'Unità di monitoraggio e che non interferiscono minimamente, neppure in via indiretta, sulla libertà e segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, né tantomeno sulla libertà di espressione e sul diritto all'informazione; al contrario, intendono semmai tutelare tali diritti, come spiegherò meglio nel corso della mia risposta.

In proposito, vorrei qui ricordare che le funzioni in materia di informazione e di editoria che mi sono state delegate dal Presidente del Consiglio dei ministri traggono la loro ragione d'essere proprio dal principio, costituzionalmente tutelato, del pluralismo informativo, fondato sui diritti sanciti dall'articolo 21 della Costituzione relativamente alla libertà di espressione. Sono quindi particolarmente consapevole e sensibile ai principi costituzionalmente evocati dagli interpellanti, né potrebbe essere altrimenti, in quanto la promozione e la tutela di tali principi rappresenta l'oggetto principale della delega che mi è stata affidata ed è anche - voglio dirlo - mio personale, culturale, politico convincimento.

Partendo qui da una condivisione di principio delle premesse dell'interpellanza, mi è particolarmente agevole rispondere puntualmente e a tutti i quesiti sollevati, sciogliendo ogni possibilità di equivoco e fornendo gli elementi informativi e fattuali che mi sono stati richiesti in merito ai diversi aspetti dell'Unità. In primo luogo, mi sembra fondamentale superare ogni possibile fraintendimento circa i profili costituzionali dell'iniziativa, la quale, come ho già accennato, nell'attuale situazione emergenziale mira proprio a rafforzare i principi tutelati dall'articolo 21, fondati sul «diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto od ogni altro mezzo di diffusione». La circolazione di notizie e l'espressione delle opinioni sono evidentemente elementi imprescindibili della democrazia, che favoriscono il pieno godimento di altri diritti individuali costituzionalmente rilevanti, tra i quali anche il diritto alla salute, il diritto alla tutela della salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione stessa, che prevede che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività». La giurisprudenza costituzionale ha da sempre coerentemente declinato l'articolo 21, sia nel diritto alla libertà di informare e di manifestare le proprie opinioni e pensieri, sia nel diritto ad essere informati. Con riferimento a questa ultima accezione, numerose sentenze della Corte costituzionale – in particolare, la n. 105 del 1972 la n. 112 del 1994 – hanno affermato il diritto delle persone ad essere correttamente informate e a ricevere un'informazione corretta, completa e continua, cioè aggiornata in base all'evoluzione dei fatti di interesse pubblico. In circostanze eccezionali come quelle che stiamo vivendo in questi giorni, con pericoli reali per la salute dei cittadini, emerge con evidenza il nesso funzionale tra le esigenze di comunicazioni di pubblica utilità e gli interventi a difesa della salute. Di fronte all'emergenza epidemiologica, l'elemento informativo acquista pertanto un rilievo speciale, che giustifica una particolare attenzione al diritto all'informazione, stante la sua diretta interazione con la salute pubblica.

Alla luce di tali considerazioni, un'Unità di monitoraggio chiamata a rendere maggiormente riconoscibili in rete i contenuti autentici, riconducibili a fonti ufficiali e istituzionali, distinguendoli da quelli fuorvianti e privi di certificati ancoraggi verità scientifiche, può agevolare il godimento del diritto individuale ad una adeguata informazione, senza in alcun modo tradursi in censure, senza menomare il pluralismo delle opinioni, né limitare l'esercizio della libertà di manifestazione del pensiero, riconosciuta appunto dall'articolo 21 della Costituzione.

Del resto, mi sembra rilevante ricordare che, nell'attuale assetto istituzionale, gli interventi di contrasto alle fake news competono, per diversi profili di competenza, alla Polizia postale, alla giustizia ordinaria, al Copasir e all'Agcom. L'Autorità garante per le comunicazioni, in particolare, ha già istituito quattro tavoli tematici per affrontare l'emergenza COVID-19; uno di essi, il tavolo permanente su big data e piattaforme on line, è anch'esso focalizzato sul contrasto della disinformazione on line su temi medico-sanitari e relativi al contagio e, appunto, l'Agcom parteciperà come osservatore alle attività dell'Unità di monitoraggio, secondo quello spirito di collaborazione e scambio interistituzionale che deve improntare ogni azione pubblica, a maggior ragione in condizioni di emergenza.

Dal canto suo, la neoistituita unità di monitoraggio non ha alcun potere di vigilanza e tanto meno sanzionatorio o inibitorio, in quanto la sua natura è semplicemente quella di un gruppo di lavoro chiamato a focalizzare il fenomeno delle fake news e a fornire strumenti conoscitivi ai cittadini utenti del web, rafforzando il diritto ad essere informati e favorendo l'individuazione delle fonti istituzionali e accreditate.

Dopo aver doverosamente chiarito la piena coerenza, quindi, nei confronti dei valori costituzionali, nell'auspicio di avere sciolto definitivamente ogni equivoco, vorrei passare a rispondere agli altri specifici quesiti sollevati nell'interpellanza. Per quanto riguarda la procedura amministrativa seguita per l'individuazione degli esperti, evidenzio che la delega che mi è stata attribuita si estende esplicitamente alla costituzione di commissioni di studio e consulenza ai gruppi di lavoro in materia di informazione e di editoria. Al riguardo, rimando all'articolo 3, comma 1, lettera a) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 settembre 2019, con il quale mi è stata conferita la delega in materia di informazione ed editoria e che viene espressamente richiamata anche nel preambolo dell'atto di istituzione dell'unità. In piena trasparenza quindi e legittimità, ho operato una selezione intuitu personae nell'individuazione degli esperti dei quali si avvalgono i tre componenti istituzionali dell'Unità. Peraltro, pur essendo noto, mi sembra rilevante sottolineare in questa sede che la partecipazione alle attività delle unità di monitoraggio, sia da parte dei componenti istituzionali che da parte degli esperti, è a titolo gratuito, non è previsto nessun rimborso e non comporta quindi oneri di alcun genere per la finanza pubblica.

In riferimento al mandato attribuito l'Unità di monitoraggio, è opportuno ribadire che la stessa riveste un carattere temporaneo, giustificato dalla fase emergenziale e che, come è esplicitamente riportato nelle motivazioni del decreto di istituzione dell'Unità, l'ambito di attività è circoscritto alle tematiche afferenti la diffusione del contagio da COVID-19 e la finalità è specificamente rivolta a contenere il pericolo che la diffusione di disinformazione e di contenuti falsi, non dimostrati o fuorvianti, nel perdurare dell'emergenza epidemiologica, possa indebolire le misure di contenimento del contagio virale ed accentuare la difficoltà della gestione emergenziale. Di conseguenza, l'organizzazione dell'Unità è estremamente leggera e le attività che è chiamata a svolgere sono chiaramente definite dal decreto di istituzione, come è evidente dalla lettura del comma 1 dell'articolo 2 del decreto e, come ho già accennato in precedenza, la natura di tali attività è essenzialmente analitica, ricognitiva, di studio e sensibilizzazione. I compiti attribuiti si riferiscono sostanzialmente all'analisi del fenomeno e alla promozione di campagne di adeguata informazione istituzionale, all'interlocuzione con i diversi soggetti del web, con i principali motori di ricerca e piattaforme sociali, in aperta sinergia con gli altri soggetti istituzionali che hanno avviato iniziative complementari, in primis, come detto, l'Agcom.

Si tratta quindi di un'iniziativa che intende semplicemente contribuire a ridurre i rischi di confusione cognitiva su tematiche direttamente collegate al COVID-19, aiutando i cittadini e gli utenti della rete ad orientarsi tra contenuti condivisi e scambiati, con l'esclusivo obiettivo di rafforzare l'efficacia delle misure di prevenzione e contenimento della diffusione del contagio nel nostro Paese. Allo stesso tempo, tale iniziativa mira ad agevolare l'azione comunicativa delle istituzioni che si trovano in prima linea nell'affrontare l'emergenza epidemiologica, quale il Ministero della Salute e la sua articolazione e la Protezione Civile.

Per quanto riguarda il perimetro dell'ambito specifico di intervento dell'Unità, il motivo per il quale l'ambito di intervento è prioritariamente individuato nel web e nei social network è riconducibile alla considerazione che l'informazione nell'ambiente digitale si propaga ad una velocità elevatissima, raggiungendo milioni di persone in pochissimo tempo. D'altra parte, l'informazione prodotta nei media tradizionali è maggiormente assoggettata alla verifica delle fonti rispetto ai parametri dell'attendibilità e della veridicità dei contenuti. Ai fini del contenimento del contagio da COVID-19, la problematicità della questione si declina nell'evidenza dimostrata che una fake news si diffonde molto più velocemente rispetto a una notizia veritiera e che, come è ampliamente noto, le fake news possono essere generate da software in grado di creare automaticamente profili falsi e di rilanciare contenuti mirati in maniera passiva. In proposito, intendo incidentalmente chiarire che l'espressione letterale utilizzata nel decreto si riferisce implicitamente al fenomeno appena richiamato delle fake news generate dai sistema di intelligenza artificiale, i cosiddetti deepfake citati nelle stesse premesse dell'interpellanza.

In definitiva, i compiti affidati all'Unità di monitoraggio - i quali, lo ripeto, sono meramente consultivi e non prevedono né potrebbero prevedere alcun potere di vigilanza sanzionatorio o inibitorio - lungi dal porsi in contrasto, mirano semmai a tutelare i principi e i diritti di libertà riconosciuti dalla Costituzione, in quanto favoriscono il diritto alla libera informazione pluralista, individuando, per quanto possibile, gli elementi di disturbo che inevitabilmente offuscano la capacità di discernimento dei cittadini e riducono la loro possibilità di essere correttamente informati e, di conseguenza, di adottare i comportamenti più appropriati a tutela della propria salute.

Da ultimo, segnalo, a titolo informativo, che l'Unità di monitoraggio si è riunita ieri per la prima volta. Il gruppo di esperti che vi partecipa ha ritenuto di diffondere una nota con cui ha ribadito che il loro contributo sarà quello di supportare le istituzioni attraverso proposte, analisi e strumenti che facilitino la diffusione di informazioni scientificamente affidabili sull'emergenza sanitaria, nella convinzione che il miglior contrasto alla cattiva informazione sia la capacità di ciascun cittadino di saper trovare da sé le notizie e le risposte di cui ha bisogno. Hanno, inoltre, affermato - leggo testualmente - che “come da provvedimento istitutivo, l'obiettivo non è in nessun modo quello di esercitare censure o limitare la libertà di espressione o il diritto dei cittadini a informarsi. E, quindi, non è intenzione assegnare patenti di veridicità alle notizie”.

Avviandomi a concludere, spero di aver fornito in questa sede ai deputati interpellanti una risposta sufficientemente dettagliata su ciascuno degli aspetti sollevati in ordine alla natura e al ruolo della suddetta unità di monitoraggio che, per espresso mandato istitutivo, resta aperta al contributo di soggetti pubblici e privati, anche esterni alle amministrazioni statali. Confido, in particolare, di aver fornito elementi sufficienti a fugare ogni residua riserva sullo spirito autenticamente democratico che anima questa azione.

Considerata la portata della cosiddetta “infodemia”, non nutro, da parte mia, alcun dubbio sulla forte consapevolezza di tutte le forze politiche, a partire da quella a cui appartengono gli interpellanti, circa i pericoli legati al fenomeno di cui stiamo trattando, un fenomeno che si configura oggi come un'ulteriore sfida tra le tante che ci troviamo a fronteggiare nella grande emergenza sanitaria in corso. Per questo, in ragione degli argomenti qui esposti e della stessa formula di istituzione di questa unità, ritengo e mi auguro che vi possano essere davvero anche le condizioni per una costruttiva e leale collaborazione istituzionale.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Mollicone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto o meno per la risposta all'interpellanza.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente, e grazie, sottosegretario Martella, per i toni e anche per il tentativo di rispondere in maniera specifica alla nostra interpellanza. E' un'interrogazione molto importante e che, quindi, travalica anche il suo ruolo e la sua specifica competenza nell'editoria, perché, purtroppo, le fake news sono trasversali rispetto all'attualità, alla grave attualità che stiamo affrontando, e anche rispetto alle competenze del Governo e, quindi, qui oggi in Aula dovrà rispondere anche di questo. Ripeto: grazie per il tentativo di aver risposto in maniera specifica, anche se, in realtà, su alcuni quesiti non ha risposto, ma andiamo dettagliatamente e spieghiamo dettagliatamente il perché di questa nostra interpellanza. Ad un mese e mezzo dall'inizio dell'emergenza avete deciso di istituire una commissione di esperti contro le fake news quando ancora non è stata messa in piedi neppure la sembianza di un'unità di crisi per gestire la comunicazione dell'emergenza, che è poi la migliore misura per portare la fiducia alla cittadinanza e limitare l'impatto delle bufale (queste sono le fake news). In questa guerra, che richiede la mobilitazione di tutta la nazione - perché noi questo lo consideriamo -, disporre di una comunicazione corretta e trasparente ai cittadini, agli operatori sanitari, alle imprese e ai lavoratori è la prima arma per combattere l'epidemia e tutte le sue conseguenze sociali ed economiche così come quelle psicologiche. Invece, abbiamo dirette Facebook in piena notte e decreti che rimbalzano sulle agenzie di stampa, con conseguente panico e resse ai supermercati, e contenuti dei DL che cambiano dopo l'annuncio, di per sé fake news. Vogliamo poi parlare del consulente economico a Palazzo Chigi, Gunter Pauli, che ha messo in correlazione il 5G con l'epidemia? Non è questa una fake news, sottosegretario? E il decreto da 400 miliardi che è stato testé evocato, la potenza di fuoco immediata, anch'esso è una fake news. Patuelli dell'ABI, non certo Fratelli d'Italia, ha detto ieri a MilanoFinanza che - cito letteralmente - “nelle bozze c'è scritto chiaramente che le garanzie della SACE, prima di essere applicate, richiedono il via libera dell'Unione europea”. Ancora, si avrà la possibilità di compilazione più rapida per i prestiti coperti da garanzia statale al 100 per cento - quelli fino a 25 mila euro - mentre sarà sostanzialmente una pratica di fido ordinaria per quelli con garanzie dal 90 per cento in giù. Sostanzialmente, sottosegretario, la comunicazione del Governo, plateale e scenica come al solito tanto da interrompere addirittura le dirette del TG1, è fake news. Il “decreto liquidità” va bene solo per le banche, che potranno così riconvertire i crediti concessi alle imprese con la nuova formula della garanzia, e parzialmente per le microimprese, che con la formula del meno 25 mila euro avranno almeno i soldi, indebitandosi, per pagare le tasse rinviate a giugno, e forse anche per le grandi imprese, che comunque hanno le loro linee di credito già valutate dalle banche, ma certamente non per la gran parte delle imprese italiane piccole e medie che avranno soltanto ulteriori difficoltà ad avere la concessione del credito, anche perché i Confidi saranno presi d'assalto, e non avranno la benché minima possibilità di esaminare la loro parte e soprattutto per le valutazioni che le banche dovranno fare comunque secondo le vecchie procedure - vecchie procedure, sottosegretario! - e tenendo conto che non sono cambiate le norme penali sulla responsabilità. È, quindi, questa una fake news e ci chiediamo se questa unità di crisi, come l'ha chiamata lei, monitorerà anche quelle fake news istituzionali e del Governo.

Non sarà poi una fake news ma la contabilizzazione dei positivi effettivi della consueta conferenza stampa delle 18, che ormai è un rito, non è una verità statistica e per questo, infatti, Giorgia Meloni ha proposto di svolgere test su tutto il campione della popolazione così anche da poter sbloccare le attività produttive, perché, vede sottosegretario, se fa un'unità di crisi sulle fake news è giusto che poi svolga la sua azione a 360 gradi, fermo restando che noi ne critichiamo la composizione, la scelta dei componenti (e poi vedremo più in là), critichiamo il fatto che è stato escluso il Parlamento, il fatto che, come ha detto lei, sono stati scelti intuitu personae ma, in realtà, le fake news sono ovunque, così come ci dimostrano tutte i report al riguardo.

Parallelamente alla più grave pandemia da oltre un secolo, stiamo vivendo una fase, appunto come ricordava anche lei, di “infodemia”, un flusso di informazioni costante e incontrollato che amplifica la minaccia rappresentata dalla diffusione del Coronavirus, ponendo rischi per il sistema sanitario e la sicurezza nazionale. Da una parte, spesso gli utenti si rivolgono in maniera frettolosa all'uso di informazioni online sulla propria salute, il cosiddetto “dottor Internet”; dall'altra, nazioni straniere ostili hanno usato i social media e usano i social media e i mezzi convenzionali per diffondere intenzionalmente la disinformazione sull'origine del virus per influenzare le economie nazionali o per ragioni propagandistiche. Vanno sicuramente messi in campo, quindi, strumenti per il contrasto alla disinformazione in rete, così da evitare soprattutto ricadute sulla salute umana. Non vorremmo però, sottosegretario, che la task force sulle fake news, proposta dal sottosegretario e, appunto, dal Governo nella sua persona, attraverso la sua persona, così come le regole delle piattaforme online per reprimere la diffusione di notizie false sul Coronavirus divengano uno strumento, esse stesse, di censura politica sullo stile orwelliano.

Era un luminoso e freddo giorno d'aprile, e gli orologi battevano tredici colpi: così si apre proprio 1984 di George Orwell, certamente un grandissimo romanzo distopico che consigliamo di rileggere a Palazzo Chigi. Presidente - e per il suo tramite al sottosegretario - Orwell faceva lavorare il protagonista, Winston Smith, nel reparto dell'archivio del Ministero della Verità, il Miniver. Era stato concepito dal Grande Fratello che non aspirava al potere per fini egoistici ma per sviluppare il bene comune (quante assonanze con l'attualità, sottosegretario). Il popolo era formato da uomini incapaci di reggere la libertà o la verità e, quindi, per proteggerli il partito aveva stabilito che il popolo doveva essere ingannato in maniera sistematica da individui più forti. Il Ministero confezionava non solo la verità del presente ma, all'occorrenza, riscriveva anche la storia, e forse qui ci arriveremo. Tutto ciò per far apparire più accettabile la verità più comoda. L'uomo comune è costretto a crollare di fronte alla dissonanza cognitiva che viene indotta dal Grande Fratello senza nemmeno accorgersi delle bugie a cui viene bombardato quotidianamente. Dovrà, quindi, allinearsi completamente all'ortodossia, accettare e credere qualunque menzogna come dogma, anche qualora si dica che due più due fa cinque.

Dopo aver compresso già numerose libertà costituzionali, come quella di circolazione e di riunione, a colpi di DPCM, il Governo sembra ora cimentarsi con la limitazione del diritto di manifestazione del pensiero, di cui, appunto, all'articolo 21 della Costituzione, ampiamente citato in premessa. Ma l'articolo 21 della Costituzione stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Il nostro ordinamento, come sa, punisce chi diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico, con l'arresto fino a tre mesi, secondo il codice penale. L'ordinamento, però, limita il proprio potere punitivo soltanto a quelle notizie false che possono turbare l'ordine pubblico, quindi non tutte le notizie false, esagerate o tendenziose sono perseguibili. Si badi bene, lo ripetiamo: le fake news sono una cosa seria e vanno combattute, ma come e da chi? Chi controllerà i controllori? I tre nomi pesanti negli esperti, scelti secondo intuitu personae, sono quelli di Riccardo Luna, editorialista di la Repubblica; Francesco Piccinini, direttore di Fanpage e David Puente, di Open; seguono, poi, dei nominativi più tecnici, tra cui il professor Ruben Razzante, la professoressa Luisa Verdoliva, Giovanni Zagni, direttore di Pagella Politica, il medico divulgatore Roberta Villa e la ricercatrice universitaria Fabiana Zollo.

Prima critica. Non è inserito nel decreto di costituzione il modo in cui sono stati individuati e selezionati: lei ci ha risposto, però l'intuitu personae, in un momento così drammatico, da un organo politico, di Governo, non è che ci rassicuri troppo; quale sia il loro curriculum e la specifica competenza di cui dispongono; da chi siano stati scelti e in base a quali criteri e parametri di valutazione: ribadiamo che l'intuitu personae non va bene, perché secondo noi dovevano essere consultate almeno le Commissioni competenti.

Seconda critica. Non è presente uno scienziato né un virologo. La task force, ricordiamo, è per la disinformazione sul COVID-19.

Terza critica. Sono autorevoli e imparziali gli “sbufalatori” di professione? Cosa dovremmo dire, ad esempio, di Riccardo Luna, persona rispettabile, giornalista rispettabile, ma con riferimento al quale sono comparse alcune notizie false, sui propri giornali, sui giornali con cui collabora, come la “nuvola sardina”? Pensate, fu pubblicato un articolo dal titolo sensazionalistico, cosiddetto clickbaiting, con l'avvistamento di una nuvola a forma di sardina sul cielo di Milano, pochi giorni prima della manifestazione degli amici del PD. In realtà, la foto era presa da un social - ironia della sorte, network russo - ed era risalente a un paio d'anni prima. Puente ha approvato anche il debunking di pagine chiaramente a sfondo ironico: e la loro imparzialità, sottosegretario? Sono andato su Open e ho cercato la quantità di articoli di Puente sulle notizie diffuse dai leader politici: su Giorgia Meloni un'enormità, su Di Maio e il MoVimento 5 Stelle qualcuna, su Zingaretti due; e qui, forse, si potrebbe aggiornare con l'acquisto di 11 milioni di mascherine, su cui abbiamo presentato ampie interrogazioni, da parte del presidente della regione Lazio e presidente del Partito Democratico; chissà, magari scopriremo che anche quella è una fake news, però, intanto, i soldi sono veri.

Fanpage, in particolare, su alcuni temi come l'immigrazione ha una chiara visione oriented, orientata, così come si dice in gergo. La Commissione, quindi, ad oggi è sbilanciata. Nelle ultime settimane le informazioni diramate da Palazzo Chigi e da Giuseppe Conte sono state spesso confuse e contraddittorie, basti ricordare le diatribe sulla utilità o inutilità delle mascherine, o i decreti e i loro contenuti, che ormai distribuiscono in edicola come se fossero dei supplementi di giornali e riviste. In pratica, è semplice ed è umano sbagliare, soprattutto in queste difficili fasi, ma un Governo che inciampa in simili errori come può pretendere di stabilire quale informazione sia vera e utile, e quale da rimuovere? All'Unità viene affidato il compito di procedere non solo al monitoraggio, ma anche alla ricognizione e classificazione dei contenuti falsi, non dimostrati o fuorvianti, creati o condivisi con riferimento al virus, oltre all'analisi e valutazione delle modalità di diffusione delle fonti di origine su detti contenuti; quindi, non esattamente un mandato limitato, sottosegretario.

Si tratta di attività non consentite dall'ordinamento, in quanto in contrasto con i principi e i diritti di libertà riconosciuti e garantiti della Carta costituzionale e dagli articoli 15 e 21 che lei stesso ha citato. Ad ora, l'Unità è priva, nella sua attività di controllo, di qualsiasi garanzia di scientificità, neutralità e legittimità. Diciamolo: parlare di fake news e di post-verità, o di verità dei post significa fondamentalmente parlare di crisi dell'editoria e del giornalismo, e su questo, come sa, sottosegretario, noi stiamo dando una grande mano. Fratelli d'Italia è impegnata per tutta la categoria a sostegno anche delle iniziative del Governo, laddove queste sono a sostegno di una filiera profondamente in crisi. Senza un giornalismo attento, senza giornali riconosciuti per la propria autorevolezza si dà adito alle notizie false di circolare liberamente. La stessa editoria, che è sottovalutata evidentemente dal Governo nei propri provvedimenti, il settore editoriale, la stampa quotidiana e periodica, il servizio radiofonico, già in difficoltà a causa di una generale diminuzione dei ricavi nello scorso decennio, stanno subendo gli effetti della contrazione economica derivanti dall'emergenza epidemiologica, con tagli rilevanti degli investimenti pubblicitari, prevalente fonte di ricavi per le aziende del settore, con cancellazioni delle campagne già pianificate, in particolare di eventi, fiere e concerti già programmati. La Federazione concessionarie pubblicità stima, infatti, per il mercato pubblicitario, una perdita, per il primo semestre del 2020, di circa 450 milioni di euro, pari al 15 per cento degli investimenti complessivi; specificatamente, le stime sul mezzo stampa sono di una perdita del 25 per cento sui quotidiani e del 25 per cento sui periodici, mentre per il settore radiofonico la perdita è pari al 18 per cento.

Nelle prime bozze del decreto “Cura Italia” era trapelata la presenza di un forte investimento sul campo editoriale, ma per un blocco del MoVimento 5 Stelle, sottosegretario, è decaduto tutto. Poi, l'invito da parte del Governo a cercare di migliorare il testo in sede di Commissione. In Senato abbiamo provato ma nulla è servito: ci riproveremo qui alla Camera, facendo fronte comune, quando serve, perché ci chiamiamo “Fratelli d'Italia” e siamo in emergenza nazionale. Le nostre proposte sono chiare: chiediamo, limitatamente al 2020, il regime straordinario di forfetizzazione delle rese con un'applicazione dell'IVA in deroga al regime vigente, in relazione al numero delle copie consegnate e spedite, diminuito a titolo di forfetizzazione della resa del 100 per cento, invece dell'80 per cento ad oggi previsto. Chiediamo, inoltre, che alle imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al Registro degli operatori di comunicazione venga riconosciuto un credito d'imposta pari al 10 per cento per la spesa sostenuta nell'anno 2020 per l'acquisto della carta utilizzata per la stampa; per le emittenti radiofoniche, un credito d'imposta del 50 per cento per le spese sostenute dalle imprese per l'utilizzo di energia elettrica. Condividiamo, poi, con tanti editori una proposta di buon senso e a costo zero per il ripristino dell'obbligo della pubblicità delle aste giudiziarie sui giornali locali e nazionali, anche online, per questioni di maggiore trasparenza e perché, allargando la platea dei possibili acquirenti, si avvicinerebbe agli immobili il loro reale valore di mercato. I giornali, i periodici, le emittenti radiofoniche e le edicole rappresentano un presidio informativo chiave in questa fase emergenziale, che ha molto a che vedere con le fake news. Il Parlamento deve essere coinvolto in questa iniziativa della task force congiuntamente all'ordine dei giornalisti e all'Agcom, che non può essere solo un semplice osservatore, sottosegretario, come lei ha accennato, e che sono già preposti al controllo della qualità informativa, per cui non si capisce il senso di questa Unità di crisi o di monitoraggio, come l'ha definita.

Per mantenere l'equilibrio, un organismo di questo genere va costruito ponendolo in capo all'organismo di massima rappresentanza di tutti gli italiani e delle Autorità di garanzia e, cioè, il Parlamento. Prima della chiusura a causa dell'emergenza sanitaria eravamo intenti a legiferare - e lo citiamo anche nell'interpellanza - fra la Commissione cultura ed editoria e la Commissione telco sulla costituzione proprio di una Commissione d'inchiesta sulla disinformazione online, con proposte di legge di Fiano, di Boschi, del MoVimento 5 Stelle e, unica dell'opposizione, di Fratelli d'Italia, di cui sono primo firmatario. Nella proposta di legge si richiede, negli obiettivi della costituenda Commissione, di valutare una definizione corretta di notizia falsa e chiarire il nesso tra tale fenomeno e l'azione ostile di Stati stranieri o di organizzazioni criminali o terroristiche, sia direttamente che tramite soggetti terzi. Proprio in questi giorni, un'analisi di Alkemy per Formiche ha rivelato un'operazione senza precedenti - e siamo qui a denunciarla - della propaganda cinese sugli aiuti per il Coronavirus: quasi la metà dei tweet con l'hastag #forzaCinaeItalia è opera di bot, i robot che rilanciano automaticamente dei messaggi sui social network. Quindi, ciò a dimostrazione che c'è un'aggressione geopolitica disinformativa da parte di uno Stato straniero e di questo si devono interessare il Parlamento e il Governo.

Riteniamo, inoltre, che sia indispensabile verificare la conformità della regolamentazione adottata dalle piattaforme digitali e dalle reti sociali telematiche alla normativa vigente per la libertà di espressione, di stampa e di opinione.

Tale iniziativa legislativa trova il suo fondamento in discutibili scelte concernenti la cancellazione, spesso arbitraria, di alcuni profili o contenuti, anche di tipo giornalistico, da parte delle principali società proprietarie delle citate piattaforme o reti che, giustificando il loro operato con una lotta al cosiddetto hate speech e alle fake news, appunto, assumono decisioni indipendentemente da qualunque intervento delle competenti autorità giudiziarie o degli organi degli ordini professionali deputati a garantire il rispetto delle regole deontologiche, tanto che l'autorità giudiziaria italiana, rispetto alle piattaforme straniere, ha sanzionato proprio Facebook per queste ragioni in merito ad una cancellazione di un account.

La commissione - quella sulle fake news, se verrà mai istituita - assumerà presto un delicato ruolo di regolamentazione, non solo quindi per nostra visione dei contenuti sul web, ma soprattutto uno strumento per l'affermazione della sovranità digitale - concetto questo che è stato Fratelli d'Italia per primo a introdurre in quest'Aula - contro le nuove nazioni digitali, come appunto Facebook, ma ce ne sono tante altre, che impongono proprie regole, come le condizioni d'uso nelle iscrizioni, che sono vere e proprie Costituzioni digitali, senza curarsi delle norme costituzionali, in un conflitto tra Costituzioni digitali e Costituzioni delle nazioni.

L'intervento di regolamentazione, come detto, è necessario per salvaguardare la sovranità digitale italiana. Lo storico britannico Niall Ferguson ha scritto sul Sunday Times lo scorso giugno: le grandi compagnie in passato si limitavano a rimuovere contenuti terroristici o pedofili, ma oggi sono coinvolte in una censura politica. Google lo ammette apertamente: una presentazione, lo scorso marzo, era intitolata “Il censore buono”. Questo significa che decine di migliaia di moderatori decidono ciò che puoi e non puoi vedere online.

Secondo una larga scuola di sociologi della comunicazione non è affatto vero che gli spazi della rete creano isolamento autoreferenziale e assenza di confronto con le opinioni differenti - le cosiddette “camere dell'eco”, - che alimentano le fake news. Al contrario, mai come oggi è facile accedere a una pluralità di informazioni e opinioni e verificare quanto si apprende; e invece vengono istituite unità e task force sulle notizie false, come è avvenuto anche in RAI recentemente con Di Bella, che rispettiamo nella sua professionalità, ma ci chiediamo: chi decide cosa è vero o cosa è falso?

Avete - vedete - un'ossessione per il controllo della verità ufficiale di decidere la legittimità delle opinioni, un riflesso forse pavloviano di quando la sinistra italiana prendeva ancora ordini dall'Unione Sovietica. Non si possono certo chiudere gli occhi sulla proliferazione di siti e blog sensazionalistici o incentrati su false notizie che deteriorano la qualità dell'informazione. A queste degenerazioni, però, colleghi, si può rispondere incentivando nel cittadino lo spirito critico nel valutare ciò che si legge, vede o ascolta, instillando consapevolezza e senso di responsabilità. In questo senso, le scuole, le università e anche le iniziative di singoli enti innovativi potranno aiutare a formarci.

Il fact checking, il controllo dei fatti, è sicuramente prezioso, da tutelare e incentivare nella misura in cui davvero sia pienamente dedicato all'accertamento dei fatti, ma va evitata la sua strumentalizzazione politica e ideologica, come giudice falsamente oggettivo delle opinioni.

Vedete, dietro al presunto accertamento oggettivo dei fatti, si nasconde spesso un tentativo di delimitare le opinioni, che è legittimo esprimere, delegittimando le altre come false. Ciò invita alla massima prudenza nel contrasto alle fake news, affinché non diventi una censura di parte.

Come avrebbe detto lo stesso Orwell, parlando di libertà di stampa, se libertà vuol veramente dire qualcosa, significa il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuol sentire.

Per cui, autorevoli rappresentanti del Governo e membri della Camera, Fratelli d'Italia ritiene questa unità di monitoraggio, come è stata ridefinita dal sottosegretario Martella, assolutamente inutile e intempestiva; e chiediamo, quindi, che venga risolta nel più breve tempo possibile, restituendo così all'attività civile i membri e, invece, andando semmai velocemente a coinvolgere il Parlamento in un'opera di trasparenza e di verità, che possa essere, questa sì, tutelata dalla Costituzione, e a tutelare tutti i cittadini digitali, che sono anche cittadini nella nostra nazione, nel rispetto delle loro opinioni, che sono le opinioni del popolo, e il popolo va sempre tutelato e rispettato.

E concludo dicendo che quello che ci preoccupa di questi tempi è proprio questa distorsione della verità, la distorsione della verità ufficiale. Fate attenzione, perché siamo veramente in emergenza, il tempo è davvero scaduto e tutto ciò che di falso e di impreciso o di disatteso viene comunicato da questo Governo o verrà comunicato da questo Governo poi potrà ricadere su di esso e noi questa volta saremo con il popolo e non certo con voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La seduta è terminata alle 19:45.

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