Camera dei deputati – 4-05125 – Interrogazione sui ritardi nei tempi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione verso i suoi fornitori.

Camera dei deputati – 4-05125 – Interrogazione a risposta scritta presentata l’8 aprile 2020

Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

con una sentenza pronunciata il 28 gennaio 2020, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia per l'incapacità di risolvere definitivamente il problema dei ritardi nei tempi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione verso i suoi fornitori;

la Grande Sezione della Corte ha certificato che l'Italia «non ha assicurato che le sue pubbliche amministrazioni, quando sono debitrici nel contesto di simili transazioni, rispettino effettivamente termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni di calendario» (per la sanità), limiti stabiliti dalla direttiva comunitaria che norma la materia;

secondo l'ultimo aggiornamento del Ministero dell'economia e delle finanze risalente al novembre 2019, nel 2018 la piattaforma dedicata ai pagamenti della pubblica amministrazione ha registrato oltre 28 milioni di fatture ricevute, per un importo totale pari a 163,3 miliardi di euro, di cui 145 miliardi effettivamente liquidabili (ossia al netto della quota Iva e degli importi sospesi e non liquidabili). I pagamenti hanno riguardato 22,1 milioni di fatture, per 128,3 miliardi di euro, che corrisponde a circa l'88,5 per cento del totale: «I tempi medi ponderati occorsi per saldare, in tutto o in parte, queste fatture sono pari a 54 giorni, a cui corrisponde un ritardo medio di 7 giorni sulla scadenza delle fatture stesse». Tra i dati pubblicati, in una tabella si scorge che il totale dei debiti commerciali residui scaduti delle pubbliche amministrazioni arriva a 27 miliardi di euro;

il caso era stato portato davanti alla Commissione da «operatori economici e associazioni di operatori economici italiani», che avevano denunciato i tempi lunghi d'attesa nel vedersi saldare le fatture;

la Corte ha precisato che la direttiva «impone agli Stati membri di assicurare il rispetto effettivo, da parte delle loro pubbliche amministrazioni, dei termini di pagamento da esso previsti» e ha stabilito che l'Italia si «conformi alla sentenza senza indugio»;

la Corte ha stabilito altresì che «la Commissione, qualora ritenga che lo Stato membro non si sia conformato alla sentenza, può proporre un altro ricorso chiedendo sanzioni pecuniarie. Tuttavia, in caso di mancata comunicazione delle misure di attuazione di una direttiva alla Commissione, su domanda di quest'ultima, la Corte di giustizia può infliggere sanzioni pecuniarie, al momento della prima sentenza» –:

se i dati esposti in premessa corrispondano al vero;

a quanto ammontino i crediti non pagati alle aziende alla data odierna;

quali siano gli intendimenti del Governo per saldare gli arretrati accumulati.

(4-05125)

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