Senato della Repubblica – 3-01644 – Interrogazione sui dati riguardanti i percettori del reddito di cittadinanza. RISPOSTA

Senato della Repubblica – 3-01644 – Interrogazione a risposta orale presentata dal sen. Nugnes (Misto) ed altri il 3 giugno 2020.

NUGNES , DE PETRIS , FATTORI , RUOTOLO - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che:

secondo il position paper pubblicato dalla Società italiana di medicina ambientale (SIMA) e dalle università di Bologna e di Bari la presenza di polveri sottili nell'aria e la diffusione del coronavirus hanno un legame; lo studio sottolinea come vi sia "una solida letteratura scientifica che correla l'incidenza dei casi di infezione virale con le concentrazioni di particolato atmosferico (Pm10 e Pm2,5)";

nelle aree del nostro Paese maggiormente colpite, come Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana, sono allocati il 73 per cento dei termovalorizzatori e il 64,2 per cento delle centrali a biomassa. Le centrali a biomassa del Nord Italia bruciano ogni anno 2,8 milioni di tonnellate di legno e producono 21,3 milioni di microgrammi I-TEQ (tossine equivalenti) di diossina e 214,3 milioni di milligrammi di benzo(a)pirene. A queste vanno aggiunte le emissioni dei termovalorizzatori e dei numerosi impianti industriali;

l'ingegner Eugenio Rogano ha ipotizzato una correlazione tra distribuzione dei termovalorizzatori e diffusione del contagio, attraverso un lavoro di ricerca di cui ha scritto "L'Espresso";

a questo studio si aggiungono molti importanti lavori (di Boule L.A., Burke C.G., O'Dell C.T., Winans B., Lawrence B.P.) che, monitorando la maturazione della citotossicità dei linfociti TCD8+, a seguito di un'infezione volontaria delle prime vie aeree su topi contagiati con il virus dell'influenza, hanno evidenziato una compromissione nella funzionalità dei CTL (Cytotoxic T lymphocytes) in soggetti precedentemente esposti alle diossine che risultavano più soggetti a patologie respiratorie;

considerato che:

la correlazione tra inquinamento, cambiamenti climatici e salute non è una recente scoperta; secondo i dati forniti dall'Agenzia europea dell'ambiente l'inquinamento atmosferico, nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi anni "grazie alla crisi economica", rappresenta un fattore di rischio, non solo per gli ecosistemi, ma anche per la salute dei cittadini, con particolare riferimento a quelli che vivono nelle aree urbane;

l'esposizione agli agenti inquinanti quali il particolato, il biossido di azoto e l'ozono provoca l'insorgere o l'aggravarsi di numerose malattie ed è responsabile di un numero elevato di decessi prematuri. Gli effetti dell'inquinamento atmosferico causano circa 1.6 milioni di morti premature ogni anno e il cambiamento del clima è stato identificato dalla rivista "The Lancet" come la principale minaccia alla salute globale. L'Agenzia europea dell'ambiente riferisce che nel 2013 il Pm2,5 è stato causa di 430.000 morti premature nella sola Unione europea. L'Italia figura tra i Paesi dove gli agenti inquinanti relativi alla qualità dell'aria superano le soglie previste dalla UE e dall'OMS, con un numero stimato di decessi prematuri che nel 2013 è stato di oltre 80.000;

analizzati i settori di produzione e di trasformazione primaria, si è stimato che questi abbiano costi capitalistici naturali non valutati per un totale di 7,3 trilioni di dollari; il che equivale al 13 per cento della produzione economica mondiale nel 2009. La maggior parte dei costi non capitalizzati del capitale naturale deriva dalle emissioni di gas serra (38 per cento), seguito dall'uso dell'acqua (25 per cento), l'uso del suolo, cioè l'impermeabilizzazione e la perdita dei servizi ecosistemici (24 per cento), l'inquinamento atmosferico (7 per cento), l'inquinamento terra e acqua (5 per cento) e gli sprechi (1 per cento);

la pandemia da coronavirus è indubbiamente figlia del degrado ambientale e della voracità con cui l'economia estrae risorse, emette inquinanti e produce quantità enormi di rifiuti. Il salto di specie dagli animali agli esseri umani, che ha messo in circolo questi virus e che nel futuro rischia di essere sempre più frequente e periodico, è causato da molti fattori, oltre che dall'inquinamento atmosferico, quali la deforestazione (che ha avvicinato alcune specie animali all'uomo e al suo ambiente antropizzato) o l'espansione di sistemi di agricoltura e di allevamento industriali;

considerato altresì che:

la pandemia globale da COVID-19 ha costretto il mondo intero ad una chiusura forzata di tutte le attività produttive e il blocco di tutti gli spostamenti con la cessazione obbligata persino delle interazioni interpersonali e la compressione di molti dei diritti costituzionali, impensabile fino a qualche tempo fa, causando gravissimi danni sociali ed economici oltre che sanitari, che non possono non far riflettere sull'opportunità di continuare in questa direzione in modo resistente;

appare evidente che questo arresto globale straordinario ma inevitabile che ha costretto tutti è un segnale di allarme che obbliga a rivalutare il nostro modello di sviluppo mettendo finalmente sul tavolo i costi ed i danni che comporta non intervenire a tutela dell'ambiente e della salute in maniera radicale e non più derogabile;

il modello economico distruttivo attuale sfrutta le risorse naturali e i territori ben oltre i limiti che il pianeta pone, producendo inquinamento delle matrici e alterazioni dei nostri sistemi di difesa,

si chiede di sapere:

se si intenda approntare lo studio di un piano ambientale di rilancio economico del Paese e in che termini;

se corrisponda al vero, come si apprende dai mezzi di stampa, che si starebbe lavorando su proposte che si muovono sulla vecchia logica lineare del cemento, cui delegare la ripresa economica del Paese come negli anni '50 e '60 del secolo scorso;

se risponda a verità l'ipotesi di mettere in atto condoni edilizi, nonché ulteriori deroghe al codice degli appalti nel settore delle costruzioni tramite la nomina di commissari per il rilancio di grandi opere slacciate dai vincoli e dai controlli degli enti preposti alla tutela anche ambientale e dei beni culturali del territorio;

come ci si ponga di fronte a questo uso indiscriminato e non necessario del monouso e delle plastiche e che rimedi si valuti di porre in essere nell'immediato. Inoltre se esista un piano, per quanto tardivo, di recupero e riciclo dei DPI che stanno invadendo i mari e le spiagge, tenendo conto che secondo il Politecnico di Torino l'incremento atteso di rifiuti da DPI, per il solo comparto produttivo, è di circa un miliardo di mascherine al mese e 456 milioni di guanti, 2 milioni di termometri e 250.000 cuffie per capelli;

se l'inquinamento dovuto all'uso massiccio delle automobili private per garantire le esigenze di distanziamento verrà bilanciato da un massiccio piano di investimenti sui sistemi di trasporto pubblici, che non può essere certo compensato dal bonus per le biciclette ed i monopattini elettrici;

perché nei vari decreti emanati manchi la differenziazione degli incentivi e delle facilitazioni tra aziende tradizionali e aziende virtuose dal punto di vista ambientale, che si pongono su prospettive di miglioramento e raggiungimento di standard e performance ambientali, prevedendo che l'erogazione degli aiuti alle imprese sia vincolata al rispetto di regole ferree in tema di tutela dell'ambiente e della salute;

se si intenda dare attuazione agli impegni presi con il Parlamento per i SAD (sussidi ambientalmente dannosi), e in che tempi intenda togliere i sussidi alle imprese dannose dal punto di vista ambientale per spostarli su quelle favorevoli;

se si intenda approntare una revisione del piano energia e clima PNIEC che sia più coraggioso e si ponga obiettivi più stringenti alla luce delle attuali evidenze, in vista di possibili future emergenze sanitarie e climatiche che stanno devastando il pianeta.

 

Senato della Repubblica

Aula del 4 giugno 2020

 

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 9,33)

 

PRESIDENTE. La senatrice Nisini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01646 sui dati riguardanti i percettori del reddito di cittadinanza, per tre minuti.

NISINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Ministro, la mia interrogazione verte sul reddito di cittadinanza quale misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale. Il Gruppo MoVimento 5 Stelle ha da sempre sostenuto l'imprescindibilità di tale misura, da non considerarsi come una mera forma di assistenzialismo ma - come ha dichiarato lei stessa, signor Ministro, all'epoca relatrice del provvedimento in Senato - una misura proattiva collegata all'inserimento nel contesto sociale e lavorativo del cittadino. Ahimè, i dati danno una visione diversa; lo dicono i dati dell'Osservatorio sul reddito di cittadinanza e anche quelli dell'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (ANPAL). L'osservatorio riferisce che nel 2019 la misura ha coinvolto 968.645 nuclei familiari e 2.540.575 persone, per un importo medio mensile pari a 527 euro.

Questo importo medio sale nel 2020 a 568 euro, con il coinvolgimento di 1.057.319 nuclei e 2.721.036 persone. Secondo la nota mensile di pochi giorni fa, del 29 maggio 2020, pubblicata dall'ANPAL, alla data del primo aprile 2020 il numero complessivo dei beneficiari del reddito di cittadinanza presenti nel database ANPAL è appena superiore a 991.000 individui, dei quali solo 819.129 sono soggetti al patto per il lavoro e appena 365.759 sono presi in carico dai servizi per l'impiego. Sempre l'ANPAL riferisce che i beneficiari che hanno iniziato un rapporto di lavoro dopo l'approvazione della domanda sono pari a 39.760, dei quali il 65,2 per cento a tempo determinato, il 19,7 per cento a tempo indeterminato ed il 3,9 per cento in apprendistato. Ciò significa che i percettori del reddito di cittadinanza che hanno ottenuto un impiego rappresentano poco meno del 2 per cento della platea e che, di questi, la stragrande maggioranza ha ottenuto un impiego a tempo determinato.

Quanto al patto per l'inclusione sociale, nei mesi scorsi, prima ancora che l'emergenza epidemiologica inducesse il Governo a sospendere la condizionalità degli obblighi connessi alla fruizione del reddito di cittadinanza, pochissimi Comuni avevano attivato i percorsi per le attività di servizio alla comunità.

Anche la Corte dei conti boccia la misura, come si evince dal rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica, pubblicato nei giorni scorsi, nel quale la Corte evidenzia che: «Per quel che riguarda il secondo pilastro del reddito di cittadinanza (RdC), quello finalizzato a promuovere politiche attive per il lavoro, i risultati appaiono al momento largamente insoddisfacenti e confermano le perplessità avanzate dalla Corte al suo avvio. I dati a disposizione, comunicati dall'ANPAL Servizi, dicono che alla data del 10 febbraio 2020, i beneficiari del RdC che hanno avuto un rapporto di lavoro dopo l'approvazione della domanda sono circa 40.000. Soprattutto, non si intravvedono segni di un maggiore dinamismo dei Centri per l'impiego rispetto al passato».

Gli organi di stampa riportano continuamente notizie di assegni erogati a persone prive dei requisiti e, da ultimo, nei giorni scorsi, hanno diffuso la notizia di un'indagine della Guardia di finanza da cui sembrerebbe evincersi che, per mesi, 101 soggetti legati alla malavita organizzata di Reggio Calabria e Provincia avrebbero percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, per un totale di oltre 500.000 euro, mentre ulteriori 15 avrebbero già inoltrato la domanda.

Si chiede di sapere se i fatti riportati siano corrispondenti al vero, quali siano i dati reali dei percettori del reddito di cittadinanza e di coloro che hanno trovato lavoro e, più in generale, quali iniziative il Ministro in indirizzo voglia adottare per evitare che fondi pubblici vengano erogati per misure di fatto assistenziali e prive di effetti concreti sul mercato del lavoro. (Applausi).

PRESIDENTE.Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, senatrice Catalfo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CATALFO, ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, i quesiti posti dalla senatrice Nisini sollecitano una mia risposta sui profili di attuazione del reddito di cittadinanza, al fine di valutare quale sia ad oggi l'impatto concreto del beneficio. Sul punto posso affermare l'efficacia delle misure, su cui si è recentemente espressa anche la Commissione europea che ha certificato la sua capacità di mitigare l'effetto della crisi.

Analizzando i dati in nostro possesso, come lei stessa ha anticipato, sono oltre un milione i nuclei attuali beneficiari, corrispondenti a circa 2,5 milioni di persone coinvolte. A poco più di un anno dall'avvio, il numero di percettori complessivo rispecchia quello stimato nella relazione tecnica del decreto-legge che lo ha istituito.

In riscontro alla domanda posta dall'onorevole interrogante posso riferire che alla data del 29 febbraio 2020 risultano convocati presso i centri per l'impiego 622.810 beneficiari; quelli presenti alla prima convocazione sono stati 500.541, di cui 74.230 sono stati esonerati e 17.563 sono stati rinviati ai Comuni per i percorsi di inclusione sociale. I beneficiari che hanno sottoscritto il Patto per il lavoro e il Patto di servizio sono 316.000; di questi 116.476 sono stati già convocati per un ulteriore colloquio e 65.000 hanno stipulato un contratto di lavoro.

Secondo gli ultimi dati disponibili, i nuclei familiari inviati ai servizi sociali - come sappiamo, infatti, la misura si compone di un doppio binario sono 463.353, di cui 130.490 sono stati già presi in carico dagli stessi servizi sociali dei Comuni, malgrado la sospensione, mentre 50.000 sono coinvolti nella realizzazione del loro Patto per l'inclusione. Con riguardo agli individui minorenni beneficiari della misura, in base ai dati aggiornati risulta che sono in tutto 655.441; inoltre, dei 994.000 nuclei percettori di reddito di cittadinanza, circa 181.000 hanno la presenza all'interno di un cittadino con un reddito da lavoro.

Il reddito di cittadinanza è rivolto nel suo complesso ad una platea vulnerabile, formata per la gran parte da persone da anni disoccupate con livelli di professionalità bassi ovvero prive di specializzazione o di un'adeguata formazione che consenta un rapido reinserimento nel mercato del lavoro. Pertanto, nel breve termine, l'efficacia della misura va valutata in relazione alla capacità di preservare i diritti essenziali e la dignità della persona e del suo nucleo familiare, garantendo ai percettori, oltre al sostegno economico, anche un insieme di servizi di accompagnamento e supporto all'inclusione sociale e lavorativa, favorendo la capacità autonoma di contribuire alla propria comunità e impedendo la trasmissione intergenerazionale della povertà.

Al riguardo si sottolinea che circa la metà dei nuclei beneficiari del reddito tenuti agli obblighi di attivazione viene indirizzata ai servizi dei Comuni competenti in materia di contrasto alla povertà, essendo composta da individui distanti da molto tempo dal mercato del lavoro, ai fini della definizione di un patto per l'inclusione sociale. La natura non assistenziale della misura si esplica, infatti, nella capacità di avviare con le famiglie beneficiarie un percorso di attivazione e di inclusione sociale.

Come noto, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali si è dotato di una piattaforma per la gestione del reddito di cittadinanza, di cui è parte la piattaforma per la gestione dei patti per l'inclusione sociale, sulla quale devono accreditarsi tutti gli ambiti territoriali al fine di registrare gli operatori dei servizi sociali coinvolti nella presa in carico dei beneficiari del reddito di cittadinanza e indirizzati ai servizi sociali, nonché gli operatori responsabili per i controlli dei requisiti di residenza e di soggiorno. Ad oggi tutti gli ambiti territoriali sono accreditati e risultano registrati sulla piattaforma 11.550 operatori dei servizi sociali e 17.654 operatori per la verifica dei controlli dei requisiti di residenza e soggiorno.

In questo periodo di emergenza si è comunque proceduto con la definizione della strumentazione per gli operatori sociali e con il rafforzamento degli interventi di formazione a distanza per gli stessi. Occorre altresì ricordare che gli interventi di rafforzamento dei centri per l'impiego e dei servizi competenti in materia di contrasto alla povertà e per la predisposizione dei patti per il lavoro e per l'inclusione sociale sono ancora in fase di implementazione.

Prima dell'inizio della pandemia le Regioni avevano bandito o stavano procedendo a bandire concorsi per l'assunzione di 11.600 operatori nei centri per l'impiego per il biennio 2019-2020. Tale potenziamento della dotazione organica dei centri per l'impiego è stato temporaneamente sospeso a causa dell'emergenza Covid-19, cui è stata collegata anche la parziale sospensione degli obblighi di condizionalità. I percettori, infatti, possono svolgere comunque a distanza le attività di formazione e di orientamento connesse anche con i patti per il lavoro e con quelli per l'inclusione. Resta ferma, inoltre, la condizionalità che riguarda le offerte di lavoro.

Infine, quanto al caso di cronaca riportato, sono a conoscenza del fatto che è stata avviata un'indagine da parte della Guardia di finanza nell'ambito della quale l'INPS ha garantito la propria piena collaborazione, procedendo prontamente a revocare il beneficio e segnalando all'ente erogatore delle carte del reddito di cittadinanza la necessità di bloccarle.

Da ultimo, voglio precisare che è mia intenzione rafforzare strumenti di politica attiva e di formazione del lavoratore finalizzati ad agevolare la collocazione o la ricollocazione nel mondo del lavoro anche per i beneficiari di misure di sostegno al reddito, come appunto il reddito di cittadinanza. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Nisini, per due minuti.

NISINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, ringrazio il Ministro. Con la sua risposta e le sue parole ha confermato che le politiche attive sul lavoro non funzionano. La aggiorno: è di pochi giorni fa la notizia che è in atto un'altra indagine della Guardia di finanza ad Enna, dove 36 imprenditori agricoli, che percepivano fondi europei, hanno percepito per diverso tempo anche il reddito di cittadinanza. (Applausi).

Il reddito di cittadinanza ha dimostrato che si tratta di mero assistenzialismo, tant'è che questa mattina l'ex ministro Grillo sulle TV nazionali ha dichiarato, ovviamente con il solito modus operandi dello scaricabarile, incolpando le Regioni, che i centri per l'impiego non funzionano. Voi stessi quindi avete dichiarato che i centri per l'impiego non funzionano. (Applausi). Lei stessa ne ha scaricato su ANPAL il mancato funzionamento, quindi non funziona niente ma è colpa degli altri. Ma il risultato è che non funziona.

Sul reddito di cittadinanza ha omesso un dato: che ai colloqui 120.000 soggetti non si sono presentati, perché preferiscono stare sul divano. (Applausi). Il ministro Bellanova stesso, parlando della maxi-sanatoria, ha dichiarato che non c'è ragione per la quale chi percepisce il reddito di cittadinanza debba andare nei campi. Vi comunico allora che 40.000 italiani hanno fatto richiesta per entrare nel mondo agricolo, supportarlo e sopravvivere. (Applausi).

Il reddito di cittadinanza arriva anche agli ex brigatisti (dichiarato dal Presidente dell'INPS), poiché hanno tutti i requisiti per prenderlo. Se all'epoca, quando eravamo al Governo insieme, aveste dato retta e aveste accettato (c'era anch'io al tavolo con lei, davanti al premier Conte e all'allora ministro Di Maio) l'emendamento che avrebbe evitato ai brigatisti e ai delinquenti di prendere il sussidio da parte dello Stato, probabilmente ci sarebbero state meno notizie sulla stampa locale. Se aveste accettato i nostri emendamenti, che miglioravano le politiche attive del lavoro, coinvolgendo i Comuni, probabilmente ad oggi i dati sarebbero diversi. (Applausi).

Concludo dicendo che nei Comuni e nelle Regioni è tutto fermo. Io sono un amministratore di un Comune e stiamo cercando un immobile da adibire a centro per l'impiego. Nonostante le difficoltà, le maggiori risorse per un attività fallimentare, che non funziona e non funzionerà mai, non le stanzia lo Stato, ma i Comuni, che dovranno farsi carico della ristrutturazione degli immobili. (Applausi). Comuni che sono allo sfascio, che non riescono ad affrontare neppure l'erogazione dei servizi essenziali, per non parlare di quelli standard.

Quindi, cambiate rotta, mettete i Comuni in condizioni di lavorare. Basta con lo scaricabarile, dicendo che è colpa dei Comuni, che è colpa delle Regioni! La colpa è vostra, della vostra presunzione, perché non ascoltate nessuno e andate avanti con la ragione in tasca. Non funziona così, Ministro.

Io e lei abbiamo fatto insieme questo provvedimento, perché era associato a quello su quota 100; l'impegno è stato tanto, il sacrificio è stato tanto, ma rendetevi conto che non funziona, come ha detto anche l'ex ministro Grillo questa mattina in TV. Non funziona non per colpa delle Regioni, non per colpa dei Comuni, ma per colpa dell'impianto, che è una scatola vuota, non funziona. Fermatevi allora un attimo: si tratta di soldi pubblici; si tratta di dare le risposte ai disoccupati italiani, quei disoccupati che lo erano ieri, che lo sono oggi e che, con queste politiche attive del lavoro, lo saranno anche domani. (Applausi).

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