Camera dei Deputati - Mozioni n. 1-00274 e n. 1-00354 concernenti iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica. DISCUSSIONE e CONCLUSIONE

Camera dei Deputati - Discussione delle mozioni n. 1-00274 e n. 1-00354 concernenti iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00274 e Zanella ed altri n. 1-00354 concernenti iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica (Vedi l'allegato A).

Avverto che sono state, altresì, presentate le mozioni Morelli ed altri n. 1-00363 e Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni. È iscritto a parlare il deputato Mauro Rotelli, che illustrerà anche la mozione n. 1-00274, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Presidente, saluto anche il sottosegretario, buon pomeriggio. Siamo particolarmente soddisfatti e anche un po' orgogliosi di aver presentato questa mozione. L'abbiamo presentata perché abbiamo pensato che sia arrivato il momento di fermare una volta per tutte gli equivoci e le indecisioni rispetto alle tematiche che sono affrontate all'interno di questo atto. Stiamo parlando naturalmente di una delle infrastrutture più importanti dell'epoca attuale, della banda larga, in maniera particolare di quanto questa infrastruttura venga definita e individuata come strategica. È proprio questo che poniamo al Governo, Presidente. Intanto l'aspetto di quanto la banda larga e la possibilità di essere connessi siano considerati strategici, soprattutto dopo gli ultimi eventi. La crisi della pandemia ci ha sottolineato come inevitabilmente dobbiamo far fronte a tutta una serie di esigenze attraverso questo tipo di infrastruttura. Un'infrastruttura strategica è un'infrastruttura che viene definita tale nel momento in cui i servizi che vengono offerti al cittadino attraverso di essa diventano dei servizi vitali, indispensabili, sia per i cittadini sia anche per lo Stato. Sono vitali quindi e strategici gli acquedotti, i gasdotti, la rete elettrica, le ferrovie, gli aeroporti o le autostrade, come tanto si sta discutendo in questa fase, ma tantissimo sono strategiche le reti delle telecomunicazioni. Facendo un po' un passo indietro nella storia di questa infrastruttura, occorre ricordare che in Italia avevamo una rete al rame, con investimenti 100 per cento statali. Ricordo quelle che sono le cronache di quegli anni, nei quali la Stet, una parte del gruppo IRI, organizzò questo tipo di infrastruttura e la rese fruibile in tutta Italia; chi gestiva in quel periodo questa infrastruttura era la SIP. Dopodiché abbiamo attraversato un periodo prima di privatizzazioni e poi di liberalizzazioni; questa rete, questa infrastruttura è stata poi messa a disposizione di altri operatori. Sono quindi entrati in campo Fastweb, Omnitel, Tiscali, Wind, tantissimi che si sono dati da fare e hanno proposto le loro attività sulla rete.

Fino a quando poi nel 2006 non è nata Open Fiber. La fibra, Presidente, è alla base inevitabilmente della rivoluzione digitale, dei servizi e delle attività che stiamo vivendo nella nostra epoca. Con la nascita di Open Fiber si immagina un'infrastruttura finanziata e costruita dallo Stato in un ambiente nel quale Cassa depositi e prestiti ed ENEL sono gli azionisti, che praticamente portano direttamente a casa questa infrastruttura che poi viene messa a disposizione dei vari operatori. Ora, siamo in una condizione nella quale questa rete in questo momento, sottosegretario, lei sa molto meglio di me, è doppia: abbiamo una doppia infrastruttura, da una parte TIM e dall'altra parte Open Fiber. Ci sembra tutto questo assolutamente non soltanto antieconomico, ma soprattutto illogico. Dobbiamo cercare di immaginarci a questo punto come uscire fuori da questa situazione di imbarazzo e, come dicevo all'inizio dell'intervento, di indecisione, perché ci stiamo trascinando, forse, da troppo tempo. Sentiamo spesso e volentieri delle interpretazioni, anche da parte del Presidente del Consiglio, delle azioni che verranno messe in campo, ma noi vorremmo attraverso questa mozione non soltanto sviluppare il dibattito nell'Aula, ma portare ad un voto che chiarisca. Che cosa? Chiarisca che per noi, per esempio, per il gruppo di Fratelli d'Italia, ci deve essere una rete unica, una rete all'interno della quale possano essere coperte intanto tutte le porzioni del nostro territorio, e che quindi vengano riconosciuti i giusti diritti di connessione. Una rete statale come fanno Francia e Germania, per esempio, nelle quali questo tipo di infrastrutture sono gestite direttamente dallo Stato e non si sono mai sognati di privatizzarle. Abbiamo presentato questa mozione nella quale parliamo non soltanto di quattro punti che adesso andrò ad elencare, ma anche di clausole di salvaguardia per l'interesse nazionale, affinché ci sia una proprietà pubblica, ma ci possa essere anche un privato che possa gestire, ma in concordato con il pubblico, e tutti gli utili diventino automaticamente investimenti sull'infrastruttura stessa. Naturalmente la mozione di Fratelli d'Italia è per una rete unica, sotto il controllo pubblico, con la massima garanzia per tutti gli operatori delle telecomunicazioni di avere la massima possibilità di erogare servizi e quindi di concorrenza. In maniera particolare abbiamo chiesto di impegnare il Governo ad adottare iniziative per risolvere l'ormai annoso problema delle condizioni di stallo dell'intero settore delle telecomunicazioni italiane, questo stallo che blocca le strategie, le operazioni degli operatori, rallenta gli investimenti e allontana purtroppo anche gli investitori. Nel punto 2 abbiamo chiesto di promuovere, mediante la partecipazione azionaria detenuta da Cassa depositi e prestiti in TIM e in Open Fiber, l'aggregazione dei beni relativi alle reti di telecomunicazioni e tutti gli asset infrastrutturali.

Abbiamo chiesto di impegnare il Governo - e lo chiediamo, attraverso questa mozione - ad adottare iniziative per far sì che la “società della rete”, quella che andrà a gestire quindi questa infrastruttura strategica, possa garantire il corretto utilizzo di fondi pubblici stanziati, perché, poi, nel piano di Open Fiber, ci sono miliardi di euro che vanno per il completamento dell'infrastruttura stessa; non ultimo, ad individuare le forme più adeguate ed avanzate per assicurare la sicurezza e l'integrità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, proteggendo l'integrità delle informazioni; l'aspetto della sicurezza, Presidente e sottosegretario, è decisamente fondamentale all'interno di questo discorso.

Concludo, dicendo che, se in passato i Governi, i governanti riuscivano a controllare quello che i cittadini leggevano, vedevano o sentivano, attraverso il controllo dell'informazione, questa mozione e questo dibattito vanno, invece, in una direzione diversa che è quella della contemporaneità dove cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee, soprattutto se passano attraverso Internet; è diventato un diritto, un diritto che noi dobbiamo non soltanto garantire, ma dobbiamo appoggiare e difendere anche attraverso l'utilizzo e la definizione di una struttura fondamentale come quella della fibra e della banda larga (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Patrizia Marrocco che illustrerà anche la mozione n. 1-00354, che ha sottoscritto in data odierna. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Presidente, sottosegretario, quella della digitalizzazione e, di conseguenza, della riduzione del divario digitale costituisce una partita strategica sulla quale si basa il futuro di molti Paesi, non solo quello dell'Italia. Lo sviluppo che il progresso tecnologico ha prodotto sulle reti di telecomunicazione e sul digitale ha già e continuerà ad avere fortissime ripercussioni su molteplici settori, dalla vita quotidiana delle persone al mondo del lavoro, dall'economia a quello della finanza, fino a quello della difesa nazionale.

L'Italia, sul tema della digitalizzazione, dell'accesso ad Internet e del suo uso è, purtroppo, in ritardo rispetto a tanti Paesi europei. Questo ritardo è sicuramente dovuto in parte alla nostra cultura ma anche alla conformazione geografica che ha forti ripercussioni sulle modalità di vita. Penso, ad esempio, all'Estonia, che è il Paese più digitalizzato al mondo e dove già da tempo si utilizza il digitale anche per votare alle elezioni; certamente, mettere in rete un Paese che, con 1,3 milioni di abitanti, ha una popolazione inferiore alla città di Roma è molto più facile rispetto ad uno che ha 60 milioni di abitanti. Ma che l'Italia si trovi a partecipare ad una corsa, nella quale parte da blocchi di partenza che noi stessi abbiamo posizionato più indietro rispetto agli altri, è un dato di fatto. Su questo cito i numeri che abbiamo riportato nella mozione presentata da Forza Italia: l'Italia figura, infatti, al ventiquattresimo posto fra i 28 Stati membri dell'Unione europea nell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società della Commissione Europea per il 2019. Il quadro preoccupante della situazione del nostro Paese è confermato dall'IMD, World Digital Competitiveness Ranking, che misura la competitività digitale, analizzando competenze e capacità di adottare le nuove tecnologie come fattore di crescita economica e sociale in 63 Paesi. L'Italia figura al quarantunesimo posto, la Germania al diciassettesimo, l'Irlanda al diciannovesimo, la Francia al ventiquattresimo e la Spagna al ventottesimo.

Secondo l'indice DESI 2019 la connettività resta insufficiente, nella media europea, per far fronte alla crescente domanda di banda larga veloce e ultraveloce. Il 60 per cento delle famiglie europee ha accesso alla connettività ultraveloce di almeno 100 megabit per secondo ed è in aumento il numero di abbonamenti alla banda larga. L'Italia si colloca al diciannovesimo posto per connettività con una percentuale del 57,6 per cento e con un significativo miglioramento rispetto all'indice DESI del 2018, dovuto anche alla preparazione del 5G. Il superamento della media UE (dell'83 per cento) è stato raggiunto con la copertura della banda larga veloce, raggiungendo il 90 per cento delle famiglie. Viceversa, nonostante un lieve tasso di crescita, per la banda larga ultraveloce l'Italia si colloca tra i Paesi con maggior ritardo con una percentuale di utenti serviti del 24 per cento, contro il 60 per cento della media europea (27° posto).

C'è un evidente e a questo punto gravissimo ritardo nelle opere di infrastrutturazione della fibra; nelle cosiddette aree bianche, quelle che sono definite a fallimento di mercato, la strategia scelta è stata quella di sostenere, tramite fondi nazionali e fondi comunitari, un modello di intervento diretto, autorizzato dalla Commissione europea ai sensi della disciplina sugli aiuti di Stato. I bandi svolti tra il 2017 e il 2019 li ha vinti tutti lo stesso soggetto che, come tutti sanno, è Open Fiber. Purtroppo, il giudizio che si deve dare del lavoro svolto finora è quello della presa d'atto di un fallimento di vaste proporzioni e sul quale, forse, si dovrebbe iniziare a riflettere se non sia necessario un intervento correttivo che consenta di recuperare il tempo che in questi anni è stato perso. Questo giudizio, che potrebbe sembrare eccessivamente duro e ultimativo, purtroppo, non è una mia opinione personale e non è neppure dettato da una valutazione politica di Forza Italia, è un dato che emerge dai numeri, ma è un giudizio, questo sì, tranciante, che è stato ribadito più volte dal Ministro Patuanelli, sia in dichiarazioni di stampa che nel corso di audizioni parlamentari. È una valutazione negativa che ha asseverato e probabilmente ispirato, vista la vicinanza e l'influenza che ha sullo stesso Ministro, il nuovo amministratore delegato Infratel Marco Bellezza. Il piano avrebbe dovuto essere implementato fino all'80 per cento entro il 2020, ma se arrivassimo al 40 per cento saremmo già autori di un'accelerazione forte, perché, ad oggi, solo 80 comuni sono stati collaudati su oltre 6 mila. Così, il Ministro Patuanelli fotografa lo stato dell'arte sull'infrastrutturazione della fibra nelle aree bianche, nel corso di un'audizione al Senato. E questi sono i numeri che fornisce Infratel, la società in house del Mise. La progettazione definitiva a livello nazionale riguarda l'85 per cento dei comuni. Per quanto riguarda la progettazione esecutiva il dato si abbatte al 42 per cento; l'infrastrutturazione della fibra è stata conclusa solo in 248 comuni su un totale di oltre 6 mila e i lavori collaudati si attestano a 69 totali. Sono numeri sui quali bisogna riflettere e sulla base dei quali, tra gli impegni della nostra mozione, prevediamo anche la possibilità di commissariamenti per i casi più gravi o la possibilità di interventi a sostegno di altri soggetti in aggiunta all'aggiudicatario dei lavori.

L'epidemia di COVID-19 e il lungo periodo di lockdown ad essa conseguente hanno fatto riversare milioni di persone sulla rete e sulle connessioni, non solo per passare il tempo delle lunghe ore chiusi in casa, ma, in molti casi, per svolgere la propria attività lavorativa in modalità smart working, oppure per continuare ad andare a scuola nelle possibilità date. Questa situazione, certamente eccezionale e imponderabile, ha comunque mostrato delle criticità che c'erano da prima e di cui nessuno si era accorto, oppure, in alcuni casi, sulle quali le segnalazioni non erano state prese in considerazione. Su questo specifico punto mi permetto una breve digressione che riguarda la situazione in cui si trovano alcuni comuni montani o confinari con altri Stati dove, sempre per la questione delle zone a fallimento di mercato, non solo non c'è la connessione, ma non c'è neppure la linea telefonica mobile e l'unico strumento di comunicazione è il telefono fisso, come cinquant'anni fa. Ma qualcuno si è posto il problema di come questi nostri concittadini, molti anche della regione Lombardia, hanno passato il lockdown?

Tornando al tema, la necessità di lavorare da casa, di studiare, di seguire le lezioni da casa, in alcuni casi, e, per i più piccoli, di provare a festeggiare un compleanno insieme ai compagni, collegati su Skype o su Zoom, ha posto il problema delle fragilità delle connessioni oppure della lentezza di queste, mentre, in non pochi casi, si è posto il problema di possedere o non possedere un PC per svolgere determinate funzioni, oppure di possederne uno solo da utilizzare in più persone. Tutto ciò - in prospettiva di un ritorno, si spera il più presto possibile, alla normalità - non deve essere dimenticato, ma, nei limiti del possibile, di ciò si deve far tesoro e agire di conseguenza. Penso ai voucher e a quel piano di incentivi nei confronti di famiglie, scuole e imprese di cui si parla dal 2017, ma sui quali, in concreto, non si vede una risorsa. Anche su questo, in tempi non sospetti, Forza Italia è stata profetica, direi fin troppo, con due risoluzioni in Commissione trasporti che sollecitavano il Governo ad intervenire su questo fronte, per sbloccare le risorse. Ultimamente c'è stata una riunione del CoBUL, che è intervenuta proprio su questo aspetto, dove le risorse da destinare ai voucher per la connessione sono state implementate, in particolare per quanto riguarda il piano scuola.

Non c'è dubbio che si tratti di un fatto positivo, ma ora quello che conta è arrivare, finalmente e in tempi brevi, all'erogazione effettiva di queste risorse, perché altrimenti anche l'aumento, previsto, rimane in quel campo virtuale, che ormai perdura da troppi anni su questo fronte.

C'è un altro tema che Forza Italia, in occasione di questo dibattito sulle mozioni, ha voluto affrontare - lasciatemi dire senza peli sulla lingua - anche con un po' di coraggio delle proprie idee. Sto parlando del 5G e delle emissioni elettromagnetiche, perché sul 5G, nel partito di maggioranza relativa di questo Parlamento, il MoVimento 5 Stelle, va in scena un gioco delle parti, una sorta di doppiezza che farebbe impallidire la doppiezza storica, di cui è stato tacciato il PCI di Togliatti, agli albori della Prima Repubblica.

I colleghi dei 5 Stelle che siedono in Parlamento e anche al Governo, sono in gran parte sinceri sostenitori dello sviluppo di questa fondamentale tecnologia. La sottosegretaria Liuzzi ne è un esempio, in questo senso. Però, ci sono i territori e ci sono pure i sindaci. Qui la base del partito, gli eletti nei consigli comunali e regionali e soprattutto i loro sindaci, la vedono in modo opposto: paventano danni alla salute, di cui non vi sono evidenze scientifiche, e i sindaci bloccano, con proprie ordinanze, l'installazione di ripetitori e antenne.

A livello europeo i limiti previsti per le emissioni elettromagnetiche oscillano in un range tra i 41 e i 58 Volt/metro. In Italia il limite è fissato a 6 Volt/metro e, nonostante ciò, si grida al pericolo 5G. Con un nostro impegno vogliamo provare a fare un'operazione verità, proponendo una revisione dell'attuale limite, previsto in Italia per le emissioni, e delle linee guida, delle regole uniformi, per l'installazione di impianti a trasmissione 5G, che siano uguali da Aosta a Palermo. Vedremo, dunque, ad iniziare dal parere che il Governo vorrà formulare, quali sono le reali posizioni sul 5G, alla prova dei fatti.

Last but not least , l'argomento che è appunto al centro del dibattito e del dibattito pubblicistico: il modello che la rete di telecomunicazioni deve avere, rete unica wholesale only, verticalmente integrato o meno. Le posizioni sono note da tempo. Ci sono state prese di posizione di diversi esponenti del Governo, tra cui quella del Ministro dell'Economia Gualtieri.

Sul punto, Forza Italia parte da un dubbio e da una certezza. Il dubbio, come sempre e come avviene negli spiriti liberali, nasce dalla constatazione della realtà dei fatti. C'è un solo precedente storico sulla rete unica, che riguarda l'Australia, e non è appunto stato positivo. Certamente sono passati anni, ci sono condizioni diverse, ma non si può non tener conto di questo. La certezza che abbiamo è che, quale sia il modello che si vorrà adottare, bisogna garantire un servizio di qualità agli utenti finali e, per farlo, è necessario garantire la massima concorrenza tra gli operatori attivi nel settore. (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Serritella, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-0364. Ne ha facoltà.

DAVIDE SERRITELLA (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, da molto tempo il nostro Paese è impegnato nel perseguimento degli obiettivi della digitalizzazione e della conseguente riduzione del gap infrastrutturale ad essa connesso.

Con l'emergenza epidemiologica da COVID-19, il mercato della banda ultralarga sta subendo un cambiamento enorme. La domanda di connettività è cresciuta in maniera esponenziale, spingendo le connessioni ultraveloci nel nostro Paese. Tra smart working, teledidattica, gaming, social e video l'Italia sta vivendo sempre più on-line, un'esigenza che investe anche le imprese, anche le nostre PMI.

La connettività sta, quindi, diventando sempre più un bene di prima necessità. La rete è diventata un elemento importante della nostra vita. Basti pensare oggi alla spesa on-line, una pratica diventata mainstream in questi ultimi quattro mesi, una tendenza che è destinata ad aumentare nei prossimi anni. La domanda risulta, tuttavia, essere più alta dell'offerta. Non ci sono ancora reti in grado di sostenere la domanda attuale. L'Italia è, purtroppo, molto indietro nella diffusione della banda larga. Siamo in coda nelle classifiche europee del DESI, l'indice di digitalizzazione dell'economia della società. Questo dato è frutto di scelte politiche non lungimiranti, fatte in passato. L'Italia, a partire dal 2015, porta avanti un piano per la banda ultralarga, che punta a fornire all'85 per cento della popolazione una connessione a 100 Mbps, entro la fine del 2020, e una connessione di almeno 30 Mbps a tutti i cittadini. Gli obiettivi di questo piano sono purtroppo stati disattesi. Il tema della banda larga e quello speculare del digital divide costituiscono attualmente il tema dei temi nelle policy per l'innovazione. L'accesso alla rete per tutta la popolazione, Internet ad alta velocità per istituzioni, cittadini e imprese, la possibilità di connettersi dovunque, con qualunque device, sono obiettivi strategici delle politiche, a tutti i livelli di governo.

La connettività a banda larga, così come dichiarato dalla Commissione europea, riveste un ruolo centrale, ai fini dello sviluppo, dell'adozione e dell'impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'economia e nella società. L'importanza strategica della banda larga consiste nella sua capacità di accelerare il contributo di queste tecnologie alla crescita e all'innovazione, in tutti i comparti economici, nonché alla coesione sociale e regionale. La banda larga è, quindi, al centro delle politiche di sviluppo e competitività dell'Europa e, al contrario di quanto è avvenuto nel nostro Paese con i Governi precedenti, è stata indicata come investimento prioritario in funzione anticiclica, come acceleratore della ripresa nelle economie depresse dalla crisi mondiale.

Il Governo è già al lavoro, al fine di cogliere appieno le opportunità offerte dal nuovo programma di finanziamento dell'Unione europea, interamente dedicato alla trasformazione digitale per il periodo 2021-2027. Il programma, con un budget di circa 9,2 miliardi di euro, intende accrescere e massimizzare i vantaggi della trasformazione in digitale per tutti i cittadini, le pubbliche amministrazioni e le imprese dell'Unione europea. Digital Europe contribuirà a sostenere la ripresa dell'Unione europea, duramente colpita dalla pandemia da COVID-19, affiancandosi agli strumenti previsti dal Recovery Plan e dal Green Deal europeo.

C sono tutte le condizioni perché da questa crisi, che è insieme sanitaria ed economica, si possa ripartire con rinnovata energia, per la realizzazione di una rete in fibra ottica future proof davvero capillare, in grado cioè di sostenere servizi sempre più innovativi.

Al momento, secondo i dati Agcom, in Italia il 47,2 per cento delle connessioni è ancora in rame, sebbene in costante calo; mentre la FTTC (Fiber to the cabinet) sta crescendo rapidamente e ora rappresenta quattro connessioni su dieci; l'FTTH (Fiber to the home) è ferma al 6,2 per cento. La situazione delle infrastrutture di telecomunicazioni, in Italia, è quindi piuttosto critica. Il problema del nostro Paese, però, non è limitato soltanto alla dotazione infrastrutturale e alle sue prestazioni, ma anche alla situazione dell'offerta, che è tale da farne la nazione con la più estesa diffusione di aree a fallimento di mercato. La conseguenza è che appena il 21 per cento della popolazione ha la disponibilità di accedere a Internet a più di 30 Mbps, rispetto alla media dei Paesi europei, che ha già raggiunto il 64 per cento della popolazione.

Negli ultimi due anni il Governo sostenuto dal MoVimento 5 Stelle ha finalmente invertito la rotta. Lo Stato è tornato ad avere un ruolo trainante, nel trasformare il nostro Paese in una smart nation.

In conclusione, Presidente, vorrei ribadire fermamente l'importanza che la strategia per la banda larga riveste per la nostra forza politica, affinché sia in grado di programmare investimenti in un settore così strategico, per sostenere l'economia nel breve termine e, nello stesso tempo, con un orizzonte di lungo periodo, dotare il Paese delle infrastrutture essenziali per una crescita economica durevole e sostenibile.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimiliano Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, il messaggio che la Lega vuole trasmettere con questa mozione è univoco: per la banda ultralarga per la rete nazionale delle telecomunicazioni, per la nostra autostrada digitale serve un modello Genova.

L'Italia, le nostre regioni, i comuni della Brianza, che sono chiamato a rappresentare, non possono stare in colonna viaggiando a 5 mega, esattamente come in colonna perenne stanno oggi gli italiani sulle autostrade reali. Il parallelismo è d'obbligo perché in entrambi i casi è mancata una seria programmazione, è mancata strategia, ma soprattutto è mancato il contatto diretto con il territorio, che, se ascoltato, avrebbe saputo fornire fin da subito le risposte. La nostra mozione nasce proprio così, dal contatto diretto e quotidiano con i comuni e con i sindaci dimenticati dal piano varato nel 2015 e che si sarebbe dovuto concludere nel 2020, nasce dall'ascolto delle esigenze delle imprese, che con la fibra devono lavorare, innovare, semplificare e garantire il profitto e posti di lavoro, nasce dal contatto con le scuole, soprattutto quelle che la didattica a distanza non hanno potuto farla perché nelle case di bambini e ragazzi non c'era connettività. La nostra mozione non usa giri di parole: fate presto! La situazione della banda ultra larga nel Paese è drammatica, gli sconfortanti dati forniti dalla cablatura dei comuni ci restituiscono l'immagine di un Paese tecnologicamente arretrato e privo di una visione strategica e non basta ovviamente citare continuamente l'indice DESI, che ci vede al quartultimo posto tra gli Stati membri; basta fare un giro nelle scuole, nelle case e nelle aziende per avere già la pagella pienamente insufficiente. Si pensi, per esempio, alla situazione della Lombardia: a giugno 2020, grazie all'azione di comunicazione sul territorio da parte della regione e alle note di sollecito regionali al Ministero dello Sviluppo economico, risultano sottoscritte 1.161 convenzioni su 1.436 comuni, ma si evidenzia lo stato d'avanzamento progettuale autorizzativo e attuativo solo per 837 comuni, mentre i 324 rimanenti dei 1.161 convenzionati non sono ancora entrati nella fase attuativa. Ma il dato sconvolgente è questo: i comuni terminati ad oggi, dopo cinque anni dall'annuncio della strategia digitale italiana, in Lombardia sono 22. Lo sviluppo tecnologico è un obiettivo nazionale fondamentale, ma oggi è difficile poter parlare di sviluppo quando la situazione appare così compromessa. Ci troviamo dinanzi a questi dati semplici e indiscutibili. La nascita di Open Fiber nel 2015 avrebbe dovuto portare benefici e cablatura del Paese in cinque anni, ma i dati sono quelli che abbiamo raccontato oggi. Un iter autorizzativo e amministrativo farraginoso, figlio di una cultura del sospetto, ha ulteriormente rallentato i lavori all'interno delle pubbliche amministrazioni, che non sono state informate, non sono state finanziate, non sono state accompagnate. La pervicace volontà centralista del Governo nel non coinvolgere sufficientemente le regioni ha costituito un ennesimo fattore di ritardo, come un ennesimo fattore di ritardo è quello della distribuzione dei voucher sbloccati con una risoluzione della Lega, ma ancora fermi. Il Premier Conte non fa altro che ripetere parole chiave, contenute in tutti gli emendamenti e ordini del giorno che la Lega ha presentato fin dall'inizio della legislatura: “innovazione” e “semplificazione”. Eppure tutte le nostre proposte di buon senso sono state bocciate, mentre non possiamo dimenticare i meriti della Lega nell'aver sollecitato l'uso del golden power per la sicurezza della rete, nell'aver liberato oltre un miliardo e mezzo per i voucher per la banda ultra larga che erano fermi dal 2017 e per aver portato sui banchi di scuola l'educazione alla cittadinanza digitale all'interno della legge sull'educazione civica. La sola mancata digitalizzazione della pubblica amministrazione ci costa ogni anno quasi 30 miliardi di euro, due punti di PIL. Non c'è più tempo da perdere. Non ci interessa né puntare il dito sul fallimento del progetto voluto da Renzi nel 2015, né sull'immobilismo del MiSE a guida 5 Stelle, prima con Di Maio e oggi con Patuanelli, e non ci interessa nemmeno rilevare come l'operazione di facciata della creazione di un Ministero per l'Innovazione non abbia dato quell'accelerazione che tutti si aspettavano. Basta perdere tempo: è il momento di agire; una Costituzione economica materiale più rispettosa del libero mercato e una legislazione volta alla rimozione degli ostacoli burocratici sono oggi imprescindibili. In questi giorni l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha rilevato che è indispensabile “promuovere gli investimenti nello sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazione fissa e mobile a banda ultra larga, tramite rimozione di ostacoli normativi e burocratici inutilmente gravosi, oppure tramite voucher di sostegno economico”. Esattamente quello che la Lega chiede da oltre due anni. Uscite dai Ministeri e parlate con i sindaci, con i cittadini, con le imprese. Nessuno è più disposto ad attendere altri tre anni per vedersi riconosciuto il diritto a una connettività civile. Mentre il Governo è fermo a giocare a tennis tra i proclami di Conte e di Beppe Grillo, il Paese tra l'altro sta agendo da sé e prima o poi andrà anche risarcito. I comuni stanno affidando ai privati la posa della fibra, le principali aziende italiane hanno già cablato in autonomia i distretti industriali, i cittadini, dove è possibile, si sono affidati alla tecnologia FWA per non morire di analfabetismo digitale. Poche settimane fa, sono stati lanciati i servizi ultra broadband di Sky wi-fi e il settore delle telecomunicazioni e della banda ultra larga sta attraendo ogni giorno nuovi operatori. Paradossalmente al Governo manca persino la mappatura reale per capire quale sia l'attuale situazione geografica della banda ultra larga. Cosa chiede allora la Lega? Una rete nazionale federata per la banda ultra larga, che metta a fattor comune l'esistente e consenta di raggiungere, al massimo entro un anno, le parti del Paese orfane persino dei 30 mega, quello che voi chiamereste il reddito di cittadinanza digitale, una convinta adesione all'utilizzo della tecnologia FWA. Nell'ultimo piano di Open Fiber pubblicato da Infratel le unità immobiliari da coprire in FTTH sono scese da 9,6 a 8,4 milioni, mentre quelle da raggiungere in FWA sono salite da 1,6 a 2,2 milioni, lo dice Open Fiber, lo dice Infratel e quindi è il momento di agire, nonostante un ordine del giorno al “decreto Rilancio”, presentato dalla Lega, andasse in questa direzione e sia stato clamorosamente bocciato. Serve - questo lo abbiamo detto tutti e siamo per fortuna tutti concordi - una decisa semplificazione normativa, che non vuol dire esautorare i sindaci dei propri poteri, ma significa concordare un piano per accelerare i lavori, favorendo l'informazione e la formazione all'interno dei municipi e anche in mezzo alla gente, serve una gestione dei dati in ottica nazionale ed europea, ma che veda come attori e gestori principali le regioni, lo sviluppo del 5G nel solco della consapevolezza, della condivisione e della tutela della salute pubblica, così come delineato chiaramente dall'indagine conoscitiva della IX Commissione della Camera, approvata all'unanimità. In chiusura, ci vengono in supporto le parole di Churchill: “L'epoca della procrastinazione, delle mezze misure, del mitigare, degli espedienti inutili, del differire sta giungendo alla fine. Ora stiamo entrando nell'epoca dove ogni azione causa conseguenze”. E noi queste conseguenze vorremmo finalmente vederle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Ungaro, ne ha facoltà. Se non è presente, s'intende che vi abbia rinunziato. È iscritto a parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, la mozione di Fratelli d'Italia sulla rete unica finalmente arriva in quest'Aula dopo un tempo infinito, dopo mesi di stallo per evitare che creasse ulteriori fratture nella maggioranza. La nostra mozione chiede una rete unica e pubblica per ribadire l'importanza della sovranità digitale, andando ad aggregare, mediante la partecipazione azionaria detenuta da Cassa depositi e prestiti in Tim e in Open Fiber, i beni relativi alle reti di telecomunicazione.

Ebbene, sottosegretario, potrebbe riferire al Ministro Pisano che, sul concetto di sovranità digitale, Fratelli d'Italia ha la primazia, una primazia nata dall'approvazione di un ordine del giorno in quest'Aula, accolto con parere favorevole dal Governo, addirittura ci sembra nella legge di bilancio o su qualche provvedimento successivo, ed è il primo documento che sancisce sia questa definizione in questo Parlamento sia appunto, per quanto riguarda gli addetti ai lavori, nel dibattito nazionale. Sovranità digitale è un concetto fondamentale e noi stiamo perdendo troppo tempo - lo sta perdendo l'Italia, lo sta perdendo l'Europa - rispetto agli scenari di questa nuova geopolitica digitale, che vede la Cina tra le superpotenze fisiche, militari, autoritarie, comuniste - chiamiamola con i nomi che merita - e rispetto a tutte le altre, alla penetrazione che ha la Cina nelle infrastrutture tecnologiche delle reti.

Abbiamo fatto la battaglia sul golden power sia in Copasir, con Adolfo Urso, che qui in Aula per migliorare un decreto che era troppo debole su questo tema. Ci siamo riusciti ma non è bastato, perché poi abbiamo dovuto tornarci, come Parlamento, e rafforzarlo, ma è una contraddizione perché, ancora una volta, questo Governo ha due o tre teste: da un lato, ha sottoscritto le “Vie della Seta”, che permettono una penetrazione, come denunciato dai nostri servizi, nelle nostre aziende, con allegati che sono rimasti ancora segretati rispetto a quelle che sono le possibilità di penetrazione aziendale da parte delle aziende cinesi nell'economia italiana; dall'altra, abbiamo dovuto fare la golden power.

Quindi, le cose sono due: o l'Italia e il Governo italiano hanno scelto di percorrere la strada della sovranità digitale, intesa - e qui sgombriamo il campo anche da un altro fraintendimento - sempre in chiave europea, perché sappiamo perfettamente che un sistema come quello delle telecomunicazioni, per quanto strategico e nazionale (e da qui il senso della nostra mozione a livello nazionale, per cui diciamo “riprendiamoci la nostra rete e gestiamola in sicurezza, con la vigilanza anche degli apparati di sicurezza”), non può escludere, ovviamente, un ecosistema digitale europeo, come si è accorta la stessa nuova Commissione europea, tanto che, in maniera aporistica, cita la dicitura simile a quella avallata dal Parlamento italiano e, cioè, quella di sovranità tecnologica. Capite bene che è un'aporia, perché il termine “tecnologico” è un termine riferito al Novecento. Noi siamo in un ecosistema ormai digitale, per cui dobbiamo capirci anche su questo, cioè capire la velocità a cui stiamo andando e a cui l'Europa non sta andando e a cui l'Italia non sta andando, soprattutto per demerito del Ministro Pisano. Basta ricordare, a tal riguardo, alcuni dati: soltanto un'impresa su tre è dotata di connessione in banda ultra larga e circa due aziende su tre risiedono nelle cosiddette “aree grigie”, mentre la connessione ultra larga raggiunge solo il 10 per cento delle famiglie, in ritardo rispetto agli obiettivi di digitalizzazione previsti, come sappiamo, dall'Agenda 2020 e dal Piano nazionale sulla BUL, arenato anche prima dell'emergenza COVID e, quindi, non c'è questa scusa e questo alibi.

I comuni collegati dalla fibra poi - secondo i dati del Mise e, quindi, non di Fratelli d'Italia - sono 368. La quota di abbonamenti almeno a 100 megabit per secondo in Italia si attesta intorno al 14 per cento, rispetto a una media europea che sfiora il 26 per cento. Nell'equazione del potere economico e geopolitico di una nazione lo sviluppo della connettività è diventato un fattore chiave. Senza di esso si è tagliati fuori dalla corsa della globalizzazione. Ennio Di Nolfo non a caso parlava di trasformazioni della competizione fra gli Stati cosiddetti e definiti “imperi militari”, quelli del XX secolo, e gli “imperi digitali”, quelli del XXI secolo, e poi, come abbiamo visto, nel caso della Cina coincidono ma in altri casi no.

L'indice DESI, purtroppo, fornisce una fotografia impietosa: siamo al diciassettesimo posto - ma questo lei, sottosegretario, lo sa bene - per l'accesso alla banda larga e venticinquesimi per competenze digitali. Dati sconcertanti per una nazione del G7 e un divario che pesa nella nostra competitività economica.

La tecnologia 5G avrà necessariamente bisogno della fibra. La partita interconnessa fra geopolitica, tecnologia ed economia è diventata di stretta attualità, soprattutto dopo il “no” di Johnson agli operatori cinesi nelle reti britanniche. Poi, c'è la scelta greca di affidare la rete 5G a Ericsson e anche TIM sta valutando l'esclusione, come sappiamo, di Huawei dalle gare sul 5G in Italia e in Brasile e, in parte, su alcune infrastrutture l'avrebbe già fatto. Una scelta rilevante quindi, se confermata, che porterebbe un cambio di paradigma e di indirizzo in favore della sovranità digitale, appunto, nazionale.

Ovviamente, salvi gli investimenti che Huawei ha fatto - e non ce l'abbiamo con il bravo amministratore delegato De Vecchis, non è una questione personale; oltretutto è un italiano, ma non è questo il tema - e, quindi, vogliamo che siano tutelati quegli investimenti sia in Italia sia in Europa e soprattutto i livelli occupazionali, ma va garantita la massima vigilanza sugli operatori extraeuropei del 5G, come richiesto anche dalle nostre agenzie di intelligence al Copasir, nella relazione, e garantita la concorrenza anche nel mercato delle telecomunicazioni.

Una scelta, quella di TIM, che conferma che il 5G può viaggiare anche su cavi e antenne europee, sviluppando fra Stati sovrani un'ottica di confederazione di Stati, come accennavamo prima, che cooperano su alcune materie, materie strategiche, come chiediamo da sempre: dei campioni europei ad alta tecnologia, unendo le forze. Ovviamente, va fatto anche sull'intermobilità, sulla difesa e sull'esercito comune europeo, per cercare di dare a questa Europa quell'identità unitaria a cui i sovranisti non si oppongono ma semplicemente non può essere il paradosso europeo per cui abbiamo fatto unità economica - e potremmo essere dei giganti su quello - e poi siamo dei nani geopolitici, schiacciati tra l'asse dell'Asia e dell'Oriente e, dall'altra parte, da quello atlantico.

Quindi, è bene che l'Europa si svegli e capisca le proprie potenzialità, ma siamo scettici che lo faccia con questa Commissione. Quello che noi diciamo sta avvenendo in Francia, dove Orange si sta affidando a Nokia ed Ericsson, o con la spagnola Telefonica. Non possiamo lasciare il monopolio tecnologico alla Cina appunto, uno Stato autoritario e - ripeto - comunista, che come in Xinjiang (non so, sottosegretario, se lei conosce il caso dello Xinjiang, detto anche Uiguristan; avrebbero anche una loro identità religiosa e di appartenenza come patria) utilizza lì, la Cina, l'innovazione per il controllo sociale e con i colleghi della Lega lo abbiamo rinnovato e ricordato più volte anche in Commissione Tlc ma anche in quest'Aula. Sapete dove è stata sviluppata questa incredibile nuova tecnologia di riconoscimento facciale che ci permette di utilizzare le nostre applicazioni, i nostri telefoni oppure di avere le telecamere a riconoscimento facciale al Colosseo? È stata sperimentata contro i diritti umani, a danno di una popolazione che viene tracciata casa per casa, persona per persona, con cittadini obbligati a scaricare applicazioni e droni a forma di corvo che controllano e geolocalizzano tutti attraverso, appunto, questo riconoscimento facciale, riconoscimento facciale, ricordiamo, che persino Google dovette riconoscere come superiore ai propri standard.

Quindi, Fratelli d'Italia non è contro l'innovazione o contro il digitale: Fratelli d'Italia è per un'innovazione digitale che risponda anche, però, all'etica. Non l'abbiamo detto solo noi: lo ha detto anche il Vaticano, facendo una conferenza internazionale insieme a Microsoft, all'Auditorium della Conciliazione, dove c'era anche il Ministro Pisano, sempre sorridente e gaudente ma palesemente inconsapevole di quello che stava firmando; è andata a firmare un protocollo dove si dice: guardate che l'innovazione e l'intelligenza artificiale, i famosi nove punti sull'intelligenza artificiale, devono essere etiche, e a ricordarglielo non era solo il Vaticano ma tutti gli esperti di intelligenza artificiale e di innovazione convenuti in quel consesso internazionale, forse il più avanzato. Lo avrebbe dovuto fare il Governo questo convegno e invece, come al solito, il Ministro Pisano è stato ospite o, diremmo in maniera poco educata, “comparsa” di uno scenario che non le appartiene.

Sottosegretario, le porti i nostri saluti, perché noi siamo gentili con tutti, ma, come Fratelli d'Italia pensiamo che, insieme alla Ministra Azzolina, il Ministro Pisano sia uno dei peggiori Ministri di questo Governo, ma per la sua inconsapevolezza, perché non ha capito che ruolo ricopre, qual è il suo indirizzo e qual è il suo obiettivo.

Per cui il Parlamento è qui per aiutarla, non per contrastarla. Siamo costretti a presentare mozioni che dicono delle cose semplici, cioè, se noi siamo l'Italia dobbiamo difendere le nostre reti nazionali di telecomunicazioni: ce lo dicono i servizi italiani, ce lo dicono i servizi dell'intelligence europea, ce lo dicono gli americani, i quali ci hanno detto “svegliatevi”… Credo di avere dodici minuti, Presidente.

PRESIDENTE. Sì, ne ha uno adesso.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Perfetto, è la bellezza di parlare a braccio. Quindi siamo costretti a ricordarlo attraverso mozioni come queste. Per concludere con un altro esponente, che non è certo di Fratelli d'Italia, Peter Thiel, riteniamo che “La vera tradizione dell'Occidente è l'innovazione”. È una frase, questa, che ci impone di fare, fare bene e fare presto, cioè tutto quello che il Ministro Pisano non sa fare e non ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la deputata Vincenzo Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Signora Presidente e onorevoli colleghi, credo che la drammatica esperienza della pandemia da COVID-19 ha portato degli sconvolgimenti nella vita individuale e collettiva, tali da far dire a tutti noi: “Niente sarà più come prima”. Gli esperti dicono che dovremo abituarci a convivere con il virus alcuni mesi, forse alcuni anni, non lo sappiamo; però allora dobbiamo interrogarci in modo serio sul futuro che ci attende, andando oltre le necessità contingenti. Guardiamo a ciò che è avvenuto. L'adozione di massa delle tecnologie digitali è stata la chiave di volta, che ha cambiato più di ogni altro il modo con il quale abbiamo continuato a fare le cose: dall'ufficio siamo passati allo smart working, dalla scuola alla didattica a distanza, dal cinema allo streaming, dalla palestra alle lezioni in casa. Abbiamo resistito a un lockdown così, che poteva generare forse danni maggiori di quelli che purtroppo ha generato. D'altra parte, non è una novità, le tecnologie sono sempre state il principale alleato dell'uomo nella storia, ma in questo caso e proprio per questo proviamo a immaginare come sarebbe stato l'impatto del COVID-19 soltanto dieci anni fa. La diffusione delle tecnologie e della infrastruttura della banda ultralarga - che nonostante i ritardi c'è in questo momento in Italia e tutti gli operatori ci hanno detto, nelle audizioni in Commissione trasporti, che in questi mesi la rete ha retto bene - è diventata lo strumento, uno degli strumenti essenziali, di sopravvivenza. Pensiamo, appunto, allo smart working, dove sostanzialmente fino al 2019 c'erano appena mezzo milione di persone; dopo il primo DPCM e in questi tre mesi, probabilmente, si stima che hanno lavorato da casa almeno 8 milioni di persone. Ma, più in generale, questa crisi scatenata dal Coronavirus ha cambiato proprio i processi di digitalizzazione delle imprese e l'organizzazione stessa delle aziende, così come niente sarà più come prima nei trasporti e nella mobilità, non soltanto per la preoccupazione di viaggiare nei mezzi pubblici, a causa del contagio e quindi anche con rischi che possono esserci poi per un incremento del mezzo privato, su cui dobbiamo intervenire, ma, ancora, niente sarà più come prima sulla sanità; la telemedicina già adesso sta assumendo e assumerà un ruolo sempre più centrale e la maggior parte delle attività saranno fruite da casa, invece che nei centri medici. Allora, se tutto questo è vero, come l'Italia può attrezzarsi? È questa la vera domanda della mozione che presentiamo oggi: come l'Italia deve attrezzarsi per rispondere meglio alle esigenze di digitalizzazione, evitando però il rischio dell'esclusione di una parte di popolazione, evitando un controllo anche da Grande Fratello, ma ancora di più evitando i rischi per la sicurezza nazionale e anche individuale? Guardate, il tragico bilancio, a proposito di esclusione, del COVID-19, già negli Stati Uniti ha fatto perdere più posti di lavoro rispetto alla grande recessione del 2008 e soprattutto per i lavoratori dotati di istruzione inferiore. Quindi il tema delle competenze digitali è un altro dei temi fondamentali che esce fuori con chiarezza nella scarsa prevalenza dell'Italia negli indicatori: tre persone su dieci in Italia non utilizzano ancora Internet e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base.

Il livello delle competenze digitali base è molto al di sotto della media: solo il 44 per cento degli individui tra i 16 e i 74 anni. Quindi, questa situazione è una situazione che è stata fotografata nel 2019; probabilmente, gli indicatori sull'utilizzo del digitale del 2020, che uscirà nel 2021, saranno molto diversi proprio a causa dell'accelerazione forzata che è stata generata dalla pandemia e sappiamo bene che questa accelerazione ha generato anche in Europa un cambiamento importante dal punto di vista della disponibilità anche complessiva dell'Europa a supportare soprattutto i Paesi più colpiti dalla pandemia, ma nello stesso tempo l'Europa raccomanda che questo tema delle riforme, collegato anche ai nuovi strumenti come il Recovery Fund, vada nella direzione dell'investimento sull'istruzione e sulle competenze, così come anche a garantire un accesso - cito testualmente - “a un'infrastruttura digitale rapida e affidabile, che sia la chiave per garantire i servizi essenziali nel Governo, nell'istruzione e nella sanità”. L'Italia è ancora in ritardo nella copertura da fibra locale in territori rurali ed è necessario adottare subito misure specifiche, che colmino tale divario. Ancora, nell'esame che stiamo facendo, in Commissione trasporti, del pacchetto della Commissione europea sul Libro Bianco sull'intelligenza artificiale, sulla strategia europea per i dati e sul futuro digitale dell'Europa, sulla strategia propone sostanzialmente la creazione di un cloud europea per competere a livello internazionale nei big data, mentre il Libro Bianco indica strumenti e orientamenti per rendere accessibile l'intelligenza artificiale alle imprese. Però, merita innanzitutto sottolineare l'ambizione che ispira questo pacchetto: si tratta di lavorare per assicurare all'Unione europea una sovranità digitale, una sovranità digitale attraverso lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture che ci facciano recuperare il ritardo che ci separa ancora da competitor come Stati Uniti e Cina. Il problema non è fare la guerra agli altri, in un mondo interconnesso, ma recuperare sostanzialmente il ritardo europeo, non solo italiano. Quindi, questo richiede un salto di qualità per quanto concerne l'impiego di risorse da destinare in questi settori di punta, nell'ambito della ricerca e dello sviluppo.

In particolare, per quanto concerne le infrastrutture, la Commissione conferma l'obiettivo di mettere a disposizione di tutti i cittadini europei, entro il 2025, anche nelle zone periferiche rurali, una connettività Internet basata sulla banda larga ultraveloce. Infine, la Commissione intende aggiornare il piano d'azione per il 5G, per estenderlo alla preparazione del 6G e un nuovo programma in materia di spettro radio, oltre alla realizzazione di corridoi 5G per la mobilità connessa e automatizzata.

Se questa è la situazione, il quadro, anche a livello europeo, se questi sono i anche i limiti della realtà italiana, io credo che abbia ragione il professor Decina, quando, in un recente convegno, afferma che il 5G può rappresentare la chiave di volta del piano che l'Italia deve elaborare per accedere ai fondi che l'Europa metterà a disposizione per la ripresa del post COVID-19. Sono quattro - e sono più o meno quello che ho anticipato già - i verticali su cui il 5G può fare la differenza e sui quali il Paese si deve concentrare: industria 4.0, sicurezza pubblica, sanità, trasporti e logistica. Non è la prima volta che in questa sede, in Aula, affrontiamo la grande spinta innovativa del 5G come tecnologia abilitante delle innovazioni dell'ecosistema digitale. Si tratta di un puzzle che si compone di infrastrutture (la rete a banda ultralarga, la rete fisica per la realizzazione del 5G), fattori abilitanti complessi e fenomeni come l'intelligenza artificiale, il cloud, l'age computing, il machine learning, che, combinandosi tra loro e applicandosi all'evoluzione della robotica, possono produrre, in tempi estremamente rapidi, cambiamenti radicali della nostra realtà. Ma il 5G è il più importante tassello di un mosaico articolato di tecnologie che stanno andando finalmente a maturazione.

Dunque, se questa è la situazione, con riferimento alle nostre scelte infrastrutturali, diventa essenziale superare quanto prima le criticità legate alla diffusione delle connessioni in fibra ottica, sia con riferimento alla realizzazione della rete sia con riferimento alla promozione dell'utilizzo della stessa. Da qui l'esigenza di questa mozione, sottoscritta da tutti i partiti di maggioranza e relativa ad iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per garantire l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica. L'abbiamo già detto, la creazione di una moderna rete in fibra ottica costituisce non solo l'elemento caratterizzante delle connessioni Internet ad altissima capacità e velocità, ma punto indispensabile per assicurare lo sviluppo dell'ecosistema 5G e di tutte le applicazioni innovative. Così come l'Italia, nel 2016, è stato il primo Paese europeo, dopo aver adottato la strategia per l'Italia digitale e il piano a banda ultra-larga, nel 2016, con i Governi PD della scorsa legislatura, a recepire per intero la direttiva 2014/61/UE attraverso l'emanazione di un decreto legislativo che ha stabilito le modalità tecniche per la definizione del contenuto del Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture, con tutte le misure di incentivo e aiuto per lo sviluppo della banda ultra-larga. Certo c'è stata una prima fase del piano che ha focalizzato l'intervento pubblico nelle aree a fallimento di mercato e che ha visto aggiudicataria Open Fiber. Il modello scelto nei bandi riguardava la progettazione e la manutenzione e gestione di una rete passiva e attiva di modalità wholesale, che sostanzialmente potesse offrire agli utenti finali servizi a 100 mega e comunque non al di sotto dei 30 mega. Sappiamo - è stato detto - che la realizzazione di tale rete è risultata da subito estremamente complessa; per questo si stanno facendo delle azioni che devono continuare affinché ci siano risultati migliori di quelli che si sono avuti finora proprio nelle aree bianche e anche nelle aree grigie e, quindi, c'è bisogno di un coinvolgimento del Governo maggiore rispetto al conseguimento degli obiettivi che l'Italia si è data. Il 15 maggio 2020 è stato pubblicato il report sullo stato di avanzamento del Piano strategico della BUL e il piano dà conto della situazione in cui sostanzialmente siamo stati e siamo. Il CoBUL del 5 maggio, inoltre - è un fatto positivo - ha tracciato qualche indirizzo in merito all'utilizzo dei fondi e in particolare l'utilizzo finalmente di 1.146 milioni di euro per l'erogazione a famiglie e imprese di voucher a sostegno della domanda della connettività. Il sostegno alla domanda diventa uno degli obiettivi fondamentali perché sostanzialmente, insieme alla infrastrutturazione fisica, ci siano effettivamente anche le connessioni attraverso gli abbonamenti. Quindi, l'Italia, anche alla luce dell'esperienza del lockdown, deve assumere ogni iniziativa per accelerare questo dispiegamento delle reti di connessione ad alta capacità, coinvolgendo in una logica di sistema tutti gli operatori. Tale progetto deve partire da un'analisi dei mutamenti dei fabbisogni di connettività e deve coinvolgere in uno sforzo comune e coordinato i diversi operatori di rete, per correggere le attuali tendenze di mercato in cui spesso ci troviamo un sotto-investimento in rete ad altissima capacità nelle aree meno popolate del Paese e un sovra-investimento con duplicazione nelle aree a maggiore densità e livelli di reddito, cosa che genera il cosiddetto digital divide. La realizzazione di una rete in fibra ottica comporta senza dubbio notevolissimi investimenti e, in questo quadro, è pienamente condivisibile l'orientamento manifestato dal Governo e diretto a favorire un dialogo e una maggiore integrazione tra tutti gli operatori del settore per garantire una rapida infrastrutturazione del Paese.

È importante dunque - questo è un altro dei motivi per cui questa mozione, qui e oggi, diventa importante - che si avvii senza indugio e in tempi strettissimi un tavolo di lavoro istituzionale con gli operatori del settore, per condividere le modalità di perseguimento delle politiche pubbliche, nonché piani di investimento e modelli efficaci di integrazione delle diverse reti infrastrutturali naturalmente con l'essenziale ruolo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Concludo, Presidente, esplicitando gli impegni che chiediamo al Governo: adottare ogni utile iniziativa per accelerare la realizzazione delle reti; continuare nel perseguimento degli obiettivi dettati dall'Agenda digitale europea; monitorare più di quanto non sia stato fatto il corretto utilizzo dei fondi stanziati, al fine di assicurare l'ottimizzazione degli investimenti già realizzati e creare nuove opportunità; promuovere un apposito tavolo di coordinamento tra tutti gli operatori economici; intervenire per assicurare la realizzazione di un'infrastruttura capace di recepire gli indirizzi di una politica pubblica; individuare forme di coordinamento tra le amministrazioni locali, volte a superare l'attuale frammentazione amministrativa e, soprattutto, assicurare che la realizzazione di un'infrastruttura integrata ad alta capacità offra garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale, ma dal punto di vista dei requisiti di sicurezza. Abbiamo in questo momento una legge molto importante, una disciplina che si può usare per questo, cioè la disciplina del golden power e del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, anche in relazione alla raccolta ed elaborazione dei dati personali dei cittadini.

Voglio concludere chiedendoci: il mondo dopo il Coronavirus sarà diverso e ci potranno essere diverse risposte, ma su una credo che saremo tutti d'accordo ossia che dobbiamo trovare il modo affinché si superi ogni ostacolo perché il diritto di accesso ad Internet sia il nuovo diritto del presente, costituzionale e reale.

PRESIDENTE. è iscritta a parlare la deputata Elena Maccanti. Ne ha facoltà.

ELENA MACCANTI (LEGA). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, con le mozioni in discussione generale oggi il Parlamento è chiamato ad esprimersi su un tema, quello di una rete di infrastrutture digitali assolutamente inadeguate, che ci trasciniamo dietro da decenni e che ci ha regalato il triste primato - lo hanno ricordato anche i colleghi - di quartultimi in Europa per digitalizzazione, appena prima di Romania, Grecia e Bulgaria. Da anni il 50 per cento del nostro Paese lotta contro il divario digitale, che frena la competitività del tessuto socio-economico di interi territori - penso alle aree rurali e montane - e costituisce un fattore gravemente discriminante di esclusione tra chi è connesso e chi, invece, non ha accesso alle tecnologie e lo sanno bene i nostri amministratori locali, le nostre imprese, le partite IVA. Penso anche alle strutture ricettive, ai commercianti, ai ristoratori che hanno addirittura problemi a ricevere le prenotazioni on-line e ad effettuare la fatturazione elettronica. Penso agli studenti e alle famiglie: proprio loro lo hanno toccato con mano nel periodo del lockdown. Pensiamo soltanto al tema della didattica on-line che ha sottolineato il grande divario tra alunni “di serie A”, i ragazzi più fortunati che vivevano nelle aree urbane, che disponevano di una connessione a Internet e anche di strumenti tecnologici e, invece, quelli “di serie B”, che si sono ritrovati da un giorno all'altro privati dalla possibilità di formazione scolastica perché residenti in montagna. Siamo in una situazione drammatica, signor Presidente e rappresentante del Governo, e i ritardi sono diventati inaccettabili. Il clamoroso fallimento della strategia italiana per la banda larga messa in campo nel 2015 dal Governo Renzi è sotto gli occhi di tutti: tutti gli obiettivi per il 2020 sono stati mancati. Voglio citare i dati della mia regione, il Piemonte, forniti proprio recentemente dal bravo assessore regionale Matteo Marnati: fonte Infratel, sono 1.298 i progetti definitivi approvati in fibra ottica, di questi 490 quelli esecutivi; sono, invece, 1.157 quelli definitivi approvati in tecnologia wireless, di cui 150 esecutivi; ma sapete, a fronte di questi numeri, quanti sono invece i cantieri che hanno superato il collaudo definitivo? Sono appena tre.

Li voglio citare questi comuni, che sono sostanzialmente eroi: il comune di Bognanco nel Verbano-Cusio-Ossola, il comune di Carrù nel cuneese, e il comune di Serravalle Sesia nel vercellese. E ci pare che anche questo Esecutivo si stia caratterizzando sino ad adesso per inerzia e immobilismo. Un esempio per tutti: è stato solo grazie a una risoluzione della Lega, approvata all'unanimità, dopo molti mesi, nel dicembre scorso, in Commissione, se sono stati sbloccati i fondi rimasti fermi per tre anni, dal 2017, per un miliardo e mezzo di euro, di cui 400 milioni per il piano scuola e i restanti per voucher a famiglie e imprese; e ancora adesso non sono usciti i bandi. Poco, decisamente poco. E dopo le esternazioni di Beppe Grillo e i soliti annunci del Premier Conte stiamo leggendo, proprio in questi giorni, sui giornali che il Governo sarebbe impegnato in un'operazione politico-finanziaria che dovrebbe portare alla nascita di un'unica società della rete in fibra e che proprio venerdì scorso il Ministro Gualtieri avrebbe già avuto incontri con le parti interessate al Ministero dell'economia. Ora, giacché di questo stiamo parlando quest'oggi, e giacché almeno una delle mozioni che andremo a votare questa settimana tratta proprio della rete unica, noi ci auguriamo che il rappresentante del Governo, per lo meno in sede di replica, voglia aggiornarci su che cosa sta accadendo a questo proposito, giacché neanche la mozione di maggioranza parla di una rete unica; quindi chiediamo esplicitamente al rappresentante del Governo di voler raccontare al Parlamento che cosa sta capitando, che cosa è capitato venerdì con il Ministro Gualtieri e soprattutto che cosa capiterà nei prossimi giorni e qual è, da questo punto di vista, l'intenzione del Governo. La cosa certa, dal punto di vista del gruppo della Lega, è che non possiamo più perdere altro tempo e altre risorse, perché oggi la priorità per il Paese è il recupero dei gravissimi ritardi causati dalle inefficienze politiche e manageriali che si sono sommate sino ad oggi. Allora, bisogna sì accelerare il più possibile, proprio come prevede la nostra mozione, verso una rete unica che possa garantirci di colmare il gap, centrare gli obiettivi nazionali ed europei, mettendo però a fattor comune le infrastrutture già esistenti e valorizzando gli investimenti già fatti. Ricordiamo, infatti, che senza gli investimenti e il lavoro fatto dagli operatori del wireless, oggi in molte parti della montagna italiana cittadini, aziende e amministrazioni pubbliche sarebbero senza segnale e senza frequenza, in attesa di 5G e banda larga ancora impantanate nella burocrazia e nell'incapacità della politica di decidere. Ma concentrare lo sguardo solo su questa operazione - lo diciamo subito al Governo - non basta e non può bastare, perché quello che serve oggi è un ulteriore scatto in avanti. Serve un'azione politica forte e determinata - che sino ad oggi francamente non abbiamo visto da parte del Governo - verso una reale sburocratizzazione e semplificazione delle procedure. Lo ricordava prima di me il collega Capitanio: serve un modello Genova anche per le infrastrutture digitali di questo Paese, ed è un modello che la Lega continua a chiedere con forza nel settore viario e ferroviario, ma che è indispensabile anche in quello digitale. Il paradosso è che oggi il problema non risiede nella carenza di risorse; i soldi ci sono, ma addirittura rischiamo di perderli, dal momento che ad oggi circa la metà dei fondi pubblici destinati non è ancora stata utilizzata. Allora, con coraggio e idee chiare occorre rimuovere i fattori ostativi che rallentano l'esecuzione dei lavori, perché la complessità e i tempi delle procedure di rilascio dei permessi e delle fasi di verifica e collaudo dell'infrastruttura sono oggi assolutamente incompatibili con la situazione di vera e propria emergenza che vivono alcune aree del Paese. Con altrettanto coraggio e con altrettante idee chiare bisognerebbe anche capire che questa fase di emergenza si supera affidando alle regioni un ruolo di coordinamento territoriale - vorrei dire anche commissariale - delle politiche per l'innovazione e per il digitale. Del resto, sono le amministrazioni regionali a operare da tempo in prima linea attuando le disposizioni europee e nazionali in materia, e proprio nelle regioni esistono già dei veri e propri centri di competenza digitale e, in molti casi, in house. E sono soprattutto le regioni che, a causa dei ritardi inaccettabili accumulati da Open Fiber nell'esecuzione dei lavori di connessione, non solo vedono interi loro territori che provano a essere competitivi e sostanzialmente hanno il freno a mano tirato, ma che addirittura vedono mettere a rischio anche le risorse regionali legate ai fondi europei. Lo chiedono con forza da tempo le regioni e lo abbiamo chiesto in modo forte e chiaro anche noi della Lega, prima con emendamenti al “Cura Italia”, poi al “decreto Rilancio” - li stiamo preparando, lo annuncio già, anche al “decreto Semplificazioni”; proposte che però sino ad oggi sono state immancabilmente e inesorabilmente bocciate.

Ci auguriamo che questa possa essere la sede, ci auguriamo che in questa sede possano venire accolte, per poter davvero far compiere quello scatto in avanti al nostro Paese, che altrimenti rimarrebbe assolutamente al palo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

 

Camera dei Deputati

Giovedì 16 luglio 2020

Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00274, Zanella ed altri n. 1-00354, Morelli ed altri n. 1-00363 e Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364 concernenti iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica.

(Discussione e conclusione)

(Mozioni)

Nella seduta di giovedì 16 luglio, si è svolto il seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00274, Zanella ed altri n. 1-00354, Morelli ed altri n. 1-00363 e Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364 concernenti iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica, la discussione sulle linee generali è stata avviata nella seduta di lunedì 13 luglio 2020.

Il Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico Gian Paolo Manzella, ha fatto presente che le mozioni in discussione toccano un nodo essenziale del settore delle telecomunicazioni, quello della realizzazione dell'infrastruttura di rete a banda ultralarga, una scelta che si colloca all'interno di un settore strategico in cui l'Italia è impegnata a raggiungere obiettivi stabiliti a livello comunitario.

Prima di scendere nel merito delle questioni, il Sottosegretario ha ritenuto necessarie alcune premesse, relative all'attività di Governo nel settore, utile all'inquadramento delle risposte.

Per quanto riguarda il Piano banda ultralarga, avviato nel 2015 per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda digitale europea; in particolare, l'attuazione della Strategia nazionale per la banda ultralarga puntava a garantire già entro il 2020 la copertura con reti ultraveloci ad almeno 100 Mb al secondo per almeno l'85 per cento della popolazione italiana e di tutte le sedi e gli edifici pubblici, poli industriali, aree di interesse economico e concentrazione demografica, nonché delle principali località turistiche e degli snodi logistici.

Se, come detto, la necessità di copertura in banda ultralarga in tutto il territorio nazionale è diventata ancora più evidente a seguito dell'emergenza COVID-19, non vi è dubbio che, come evidenziato da ultimo dal report del 15 maggio 2020 di Infratel, la società in house del MiSE incaricata dell'attuazione del piano strategico BUL, il piano abbia registrato rallentamenti nell'avanzamento. Il concessionario dell'opera, la società Open Fiber, ha maturato un ritardo significativo nella realizzazione dell'opera stimabile tra i 18 e i 24 mesi rispetto alle previsioni originarie. Il ritardo è dovuto ad una molteplicità di fattori concomitanti: quello legato al processo di aggiudicazione del completamento dell'iter per l'avvio operativo dei lavori, la complessità amministrativa propria di un'infrastruttura che coinvolge l'ottenimento di una cifra di permessi che è stimata in circa 100 mila, l'insufficienza per molto tempo di una governance pubblica capace di dare effettivo impulso alla realizzazione dell'infrastruttura, di capirne la complessità, di gestire i rapporti che essa apriva prima di tutto con i territori e con le loro amministrazioni, problematiche connesse alla qualità della progettazione che in non pochi casi hanno avuto l'effetto di ritardare la realizzazione dell'infrastruttura.

Il Governo sta affrontando uno a uno questi profili per accelerare la realizzazione dell'infrastruttura. Il Sottosegretario ha segnalato, alcune tra le più recenti iniziative: il Comitato banda ultralarga, CoBUL, che assicura il coordinamento e il monitoraggio dell'attuazione della strategia BUL, che negli ultimi mesi è stato con convocato con frequenza e a cadenza ravvicinata proprio per individuare le iniziative più urgenti da adottare per dare ulteriore impulso alla realizzazione dell'infrastruttura. In particolare, si è avviato uno stretto dialogo con amministrazioni ed enti quali MiBACT, ANAS, Ferrovie dello Stato, da cui dipende larga parte dei permessi e dei lavori; la definizione, in stretta collaborazione con le regioni, di un cronoprogramma delle attività in grado di evidenziare lo stato di avanzamento dei lavori e le relative criticità, poi reso disponibile sul sito della società Infratel così da garantire la massima trasparenza sul percorso di attuazione del piano; e, ancora, le proposte di modifiche da apportare al “decreto Scavi” inserite nel “DL Semplificazioni” per introdurre tecniche di scavo innovative a basso impatto ambientale, con vantaggi in termini di minore invasività degli interventi di costruzione e di velocizzazione dell'esecuzione delle opere; infine, un'azione continua di moral suasion e di impulso di Infratel sul concessionario affinché migliori la qualità progettuale dei lavori e renda più efficiente e veloce la propria azione.

In parallelo a questa attività per velocizzare e accelerare la copertura del territorio con le reti a banda ultralarga, è stato anche affrontato il problema di scarsa penetrazione delle BUL tra famiglie e imprese. In questo senso va sottolineata l'azione svolta sotto il profilo dell'incentivo della domanda di connettività a banda ultralarga con l'approvazione da parte del CoBUL di un sistema di incentivazione per favorire l'adesione alla rete di imprese, famiglie e scuole con un sistema di voucher per un valore complessivo di un miliardo e mezzo. Attualmente le richieste del Mise sono all'esame della Commissione europea e l'operatività sarà immediata, partendo con il bando della componente scuole non appena terminato l'iter autorizzativo. Le rimanenti componenti, relative a famiglie e imprese, saranno invece soggette a consultazione ma massima è l'attenzione dell'amministrazione per arrivare il più presto possibile a concretizzare queste misure.

Questo, dunque, è il contesto in cui vanno collocate le presenti mozioni, un contesto che vede una maggiore attenzione all'accelerazione dell'infrastruttura e, in parallelo, l'adozione di un sistema di incentivo all'adozione della connettività BUL da parte di cittadini e imprese attraverso strumenti di supporto alla domanda come i voucher. Evidentemente, queste iniziative si svolgono con l'attuale assetto, mentre le mozioni hanno a che vedere con il futuro e, in particolare, con la prospettiva di realizzazione di una rete unica che metta a fattor comune gli assetti di Open Fiber, costituiti dalla rete in fibra e quelle della rete di proprietà dell'operatore TIM.

In particolare, le mozioni, oltre a ribadirne l'importanza per lo sviluppo economico e sociale, interrogano il Governo sulle scelte di fondo, sui tempi, sulle caratteristiche tecniche di un'operazione volta alla razionalizzazione infrastrutturale della rete e, in prospettiva, anche sui modelli di governance applicabili, sulle misure da promuovere per accelerare la realizzazione della infrastrutturazione della banda ultralarga e per garantire la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione.

In linea con le preoccupazioni che emergono dalle diverse mozioni, il Governo conferma la centralità della tematica della connettività della banda ultralarga della prospettiva dello sviluppo del 5G, nella piena consapevolezza di molte delle questioni sollevate nelle mozioni, dai vantaggi economici e sociali della trasformazione digitale direttamente legati alle dimensioni delle reti ad altissima capacità sino alle questioni relative alla loro penetrazione nelle aree interne, fino ancora alle esigenze di competitività del sistema economico italiano.

Quanto alla opportunità di muovere dall'attuale situazione di concorrenza infrastrutturale a una soluzione di rete unica a banda ultralarga, va precisato, innanzitutto, che il Governo è già stato chiaro. Valgano, sul punto, le recenti prese di posizione dei Ministri Gualtieri e Patuanelli, i quali hanno ribadito in più sedi come il Governo incoraggi un costruttivo confronto per ottimizzare gli investimenti e dare vita a un'infrastruttura unica e integrata. Insieme a questi, ci sono anche alcuni principi: la rete dev'essere aperta a tutti gli operatori e gestita in maniera non discriminatoria, nel rispetto delle regole di mercato, in linea con le migliori pratiche regolatorie e del diritto della concorrenza. Su quest'ultimo punto, in particolare, va ribadita la necessità di evitare il formarsi di rendite di posizione che ostacolino lo sviluppo della concorrenza dinamica e soprattutto dell'innovazione.

Se, l'orientamento di arrivare alla cosiddetta rete unica è sufficientemente chiaro, rimane aperto il tema degli assetti organizzativi e gestionali. Le indicazioni del quadro comunitario rendono possibili molteplici opzioni riconosciute come possibili motori per lo sviluppo delle infrastrutture. In particolare, tra queste i modelli del coinvestimento e quello del wholesale only sono formalmente individuati nel nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche, rispettivamente agli articoli 76 e 80. Il modello del coinvestimento è basato su impegni assunti da parte di imprese designate come detentrici di un potere di mercato per aprire al coinvestimento la realizzazione di una nuova rete; il modello del wholesale only prevede, invece, che l'impresa che gestisce la rete operi esclusivamente nel mercato all'ingrosso e che, quindi, non possa operare sul mercato retail né direttamente né per il tramite di società o unità commerciali direttamente o indirettamente collegate alle imprese. La rete realizzata dall'impresa wholesale only che sia detentrice di un significativo potere di mercato deve essere aperta a prezzi equi e ragionevoli a tutti i fornitori di reti o servizi di comunicazione elettronica interessati.

Quale sia la scelta tra le opzioni disponibili, è chiaro che una posizione emersa sul punto è assicurare una guida pubblica attraverso i diversi strumenti di partecipazione o regolatori disponibili e insieme il deciso rafforzamento delle capacità dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e dell'Agcom.

Definiti i termini in cui inquadrare i quesiti delle singole mozioni, il Sottosegretario è passato all'esame degli impegni relativi alle diverse mozioni, cominciando da quella presentata dal gruppo di Fratelli d'Italia, 1-00274 di cui è prima firmataria l'onorevole Meloni. Per quanto riguarda il primo impegno, la riformulazione che si propone è quella di impegnare “il Governo ad intraprendere nei termini brevi una iniziativa di impulso e raccordo attraverso l'istituzione di un tavolo operativo di confronto con gli operatori e le autorità competenti. Obiettivo del tavolo sarà valutare la condizione del settore, anche alla luce della crisi economica legata al COVID, individuare eventuali azioni da intraprendere sul piano regolamentare, normativo e di accelerazione dell'azione amministrativa, per raggiungere gli obiettivi sanciti dalla strategia digitale, ed affrontare le eventuali criticità aziendali e le loro ricadute sul piano occupazionale”.

Per quanto riguarda il secondo impegno, viene accolto con la seguente riformulazione: “a dare impulso, nel rispetto delle regole del mercato e dei principi che tutelano la concorrenza, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica e nei limiti delle proprie competenze, ad una valutazione delle opzioni previste dal nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche, per assicurare l'obiettivo della massima efficienza degli investimenti nello sviluppo delle reti a banda ultralarga, ciò anche in considerazione della partecipazione azionaria detenuta da Cassa depositi e prestiti in Tim e in Open Fiber”.

Per quanto riguarda il terzo impegno, la riformulazione proposta è: il Governo si impegna “ad adottare tutte le possibili ed idonee iniziative, per garantire il corretto utilizzo di fondi pubblici stanziati, assicurando l'ottimizzazione degli investimenti e imponendo la verifica periodica del programma di sviluppo nazionale”.

Per quanto riguarda, infine, il quarto impegno, la riformulazione che si propone è quella di impegnare il Governo “a continuare, nell'individuazione di ulteriori forme di tutela della sicurezza e dell'integrità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, al fine di continuare a proteggere l'integrità delle informazioni relative ai cittadini italiani e ai consumatori e di garantire la protezione della proprietà intellettuale dei brevetti e della ricerca di imprese ed università italiane contro ogni attacco nei confronti della sovranità digitale e tecnologica del Paese”.

Sulle premesse il parere è contrario.

Per quanto riguarda la mozione n. 1-00354 del gruppo Forza Italia, prima firmataria l'onorevole Zanella, gli impegni possono essere così delineati.

Per quanto riguarda il primo impegno, la riformulazione che si propone è quella di “verificare, in sede CoBUL, laddove tutti gli strumenti per l'accelerazione delle procedure siano stati attivati, la possibilità di commissariamenti straordinari, al fine di velocizzare i lavori, limitatamente al rilascio dei permessi e delle autorizzazioni, individuando, quali eventuali commissari, anche i presidenti delle regioni interessate”.

Per quanto riguarda, il secondo impegno non può essere accolto. Azioni di questo tipo sono già state intraprese e tale tematica è già stato oggetto di approfondimento in ambito CoBUL. Il concessionario, in particolare, nel corso della segreteria tecnica del 24 febbraio 2020, ha preannunciato un piano di azioni, per arrivare al miglioramento della qualità formale della progettazione, evidenziando comunque l'opportunità di una continuità, anche parziale, del progettista, perché la eventuale sostituzione comporterebbe procedure molto lunghe.

Il commissario è stato comunque già invitato a presentare in sede CoBUL un piano alternativo, per quanto riguarda le attività di progettazione. Per quanto riguarda l'impegno terzo, la riformulazione è: in vista della nuova gara di appalto per l'infrastrutturazione delle aree grigie - il cui bando, come emerso dalla riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga, è previsto entro l'estate del 2020 - l'impegno è quello di valutare la possibilità della messa a gara di lotti di dimensione ridotta, rispetto a quelli utilizzati per le aree bianche.

Per quanto riguarda l'impegno quarto la riformulazione proposta è nel senso di impegnare il Governo a proseguire nell'azione di prevenzione e controllo, finalizzata a garantire, nell'ambito delle proprie competenze, la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione, dei servizi di comunicazione elettronica, nonché l'integrità delle informazioni relative agli utenti privati e alle imprese, contemperando questa finalità prioritaria con la garanzia del mantenimento della concorrenza nel settore. Per quanto riguarda l'impegno quinto, può essere assunto dal Governo nell'ambito delle proprie competenze. Viene accolto con la seguente riformulazione: al fine di garantire la sicurezza delle telecomunicazioni in vista del passaggio al 5G, a dare piena e completa attuazione nell'ambito delle proprie competenze alla normativa in materia di realizzazione del perimetro nazionale di sicurezza cibernetica, di cui al decreto-legge n. 105 del 2019 e successive modificazioni.

Per quanto riguarda l'impegno sesto, si fa presente che la scelta tecnologica adottata dal concessionario in sede di offerta tecnica e che il concessionario, per talune aree del piano BUL, ha già adottato tecnologie FWA, che coprono circa il 20 per cento dell'intero piano tecnico. Si ricorda, inoltre, che la rete realizzata rimarrà di proprietà pubblica e deve garantire un'evoluzione dei servizi per almeno vent'anni. Si accoglie quindi l'impegno con la seguente proposta di riformulazione: a valutare l'opportunità di adottare, ove possibile, iniziative per consentire che l'installazione di apparati con tecnologia LTE, sue evoluzioni o altre tecnologie utili allo sviluppo delle reti di banda ultralarga mobile e Fixed Wireless Access su infrastrutture per impianti radioelettrici preesistenti o gli interventi di modifica delle caratteristiche radioelettriche degli impianti, di cui all'articolo 87-bis del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, possano avvenire tramite autocertificazione di attivazione da inviare alle amministrazioni e agli organismi competenti al controllo, di cui all'articolo 14 della legge n. 36 del 2001. Per quanto riguarda l'impegno settimo, la riformulazione è quella che invita il Governo: a valutare l'opportunità di adottare iniziative per lo sviluppo delle reti 5G, procedendo alla rimozione degli ostacoli e alla definizione di un piano di indirizzo a livello nazionale, in grado di uniformare i metodi autorizzativi per la realizzazione di impianti di telecomunicazione, individuando chiaramente le procedure e i moduli da utilizzare e ponendo in essere una generale opera di semplificazione amministrativa.

Per quanto riguarda, invece, l'ottavo impegno, non può essere accolto. Per quanto riguarda l'impegno nono, la riformulazione proposta è quella di invitare il Governo a procedere, all'esito della procedura avviata innanzi alla Commissione europea, all'erogazione dei voucher per la connettività a favore di famiglie, imprese e scuole, senza discriminazione per le aree rurali e per le aree in condizioni di digital divide, sulla base degli stanziamenti di risorse decisi nella riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga del 5 maggio 2020. Anche in questo caso, la valutazione sulla premessa è negativa.

Per quanto riguarda, invece, la mozione presentata dal gruppo della Lega, mozione Morelli n. 1-00363, per quanto riguarda il primo degli impegni, viene proposta la seguente riformulazione: a valutare l'opportunità di assumere le necessarie iniziative per favorire la costituzione di una rete unica sul territorio nazionale, anche attraverso l'integrazione delle infrastrutture esistenti, che possa garantire il raggiungimento degli obiettivi di connessione ultra veloce a prova di futuro previsti a livello europeo e nazionale.

Per quanto riguarda l'impegno n. 2, può essere accolto con la seguente proposta di riformulazione: al fine di velocizzare la messa a disposizione della rete pubblica del piano banda ultralarga nelle aree bianche, ad autorizzare il concessionario, per il tramite del concedente, anche nelle more del collaudo del singolo progetto da parte del concedente, a mettere immediatamente a disposizione degli operatori, secondo procedure conformi all'articolo 3 del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, tutte le infrastrutture che, seppur non collaudate, risultino comunque completate, a garantire l'accesso pienamente disaggregato alle porzioni di rete realizzate e ad avviare la commercializzazione nelle aree comunali, ove sia già tecnicamente possibile, dei servizi.

Per quanto riguarda, invece, l'impegno n. 3, può essere anche in questo caso accolto, con la seguente riformulazione: a valutare, come evidenziato nella riunione CoBUL del 23 gennaio 2020, la possibilità, nel caso in cui tutti gli strumenti disponibili per l'accelerazione della realizzazione dell'infrastruttura non abbiano dato effetti, di investire i governatori regionali del ruolo di commissari nei confronti degli enti territoriali per lo snellimento e la velocizzazione delle procedure di rilascio dei permessi necessari per i lavori di infrastrutturazione”.

Per quanto riguarda l'impegno n. 4, si può accogliere, anche qui, con la riformulazione di impegnare il Governo a sollecitare il concessionario a presentare, in sede CoBUL, un piano alternativo relativamente all'attività di progettazione attualmente condotta. L'impegno n. 5 non può essere accolto, così come non può essere accolto l'impegno n. 6 e l'impegno n. 7.

Sulle premesse il parere è contrario.

Passando, invece, alla mozione Serritella ed altri n. 1-00364, per quanto riguarda l'impegno n. 1, l'impegno è accolto. Per quanto riguarda l'impegno n. 2, l'impegno è accolto. Per quanto riguarda l'impegno n. 3, l'impegno è accolto.

Per quanto riguarda l'impegno n. 4, si propone, invece, la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di promuovere un apposito tavolo di coordinamento, nei limiti delle proprie competenze, tra gli operatori economici che investono, a vario titolo, per la realizzazione di reti a banda ultralarga nel Paese, assicurando la tutela dell'interesse nazionale”.

Per quanto riguarda l'impegno n. 5, la riformulazione proposta è quella di: “valutare l'opportunità di adottare iniziative per assicurare la realizzazione di un'infrastruttura integrata, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica e nei limiti delle proprie competenze, capace di recepire gli indirizzi di una politica pubblica di promozione degli investimenti e di inclusione sociale attraverso una nuova cittadinanza digitale”.

Per quanto riguarda l'impegno n. 6, è accolto. Per quanto riguarda l'impegno n. 7, è accolto, con la seguente riformulazione: “ad assicurare, nell'ambito delle proprie competenze, che la realizzazione di una infrastruttura integrata ad alta capacità, anche nella prospettiva di una integrazione con il sistema 5G, offra adeguate garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale, ma anche dal punto di vista dei requisiti di sicurezza, ai sensi della disciplina sul cosiddetto golden power e del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, in relazione alla raccolta ed elaborazione dei dati personali dei cittadini, alla sicurezza delle informazioni delle imprese e, più in generale, alla sicurezza di tutte le reti e i servizi di comunicazione elettronica utili a conseguire quell'auspicabile approccio integrato di salvaguardia e sicurezza di persone, processi e informazioni, di tutela di tutti gli asset strategici del Paese, nonché per la tutela della salute, alla luce del fatto che l'Italia ha limiti di emissione molto più restrittivi degli altri Paesi europei e la trasmissione 5G mirata ai dispositivi e non a largo spettro”. In questo caso, sulle premesse, la valutazione è favorevole.

Rispetto alla mozione del gruppo PD, la valutazione è di accoglimento sia relativamente alle premesse, primo firmatario Serritella

La premessa è favorevole sulla mozione Serritella.

In sede di dichiarazioni di voto, si segnalano i seguenti di interesse.

L’On. NICOLA STUMPO (LEU), ha affermato che è in gioco il futuro, non soltanto del Paese in senso complessivo, ma, in futuro, la possibilità di migliorare la vita di ogni singolo cittadino, di rendere più veloce il nostro Paese, di rendere anche più competitivo il Paese, le aziende. Per questi motivi l’on. ha dichiarato il voto favorevole sulla mozione sottoscritta con i gruppi di maggioranza da parte di Liberi e Uguali.

L’On. LUCIANO NOBILI (IV), ha dichiarato che il lockdown, ha in qualche modo acceso un grande faro rispetto all'infrastrutturazione digitale del Paese, facendo emergere una serie di criticità importanti, che recentemente sono state certificate sia dal bollettino sullo sviluppo della banda ultralarga uscito a maggio, che dalle rilevazioni fatte dal Censis piuttosto che dal rapporto Istat, che ha stimato che durante il lockdown sono stati circa 3 milioni gli studenti tra i 6 e i 17 anni che, per carenza di strumenti informatici in famiglia o per inadeguatezze infrastrutturali, sono stati esclusi dalla didattica a distanza. Poi ha segnalato che soltanto il 40 per cento delle imprese italiane può contare su una connessione a banda ultralarga stabilmente utilizzata, meno del 20 per cento delle nostre imprese utilizza gli strumenti dell'e-commerce. Il tema delle cosiddette aree bianche, cioè delle aree cosiddette a fallimento di mercato, nelle quali si registrano i maggiori rallentamenti: rallentamenti che hanno a che fare con oneri economici consistenti, e soprattutto con iter amministrativi e burocratici che hanno rallentato in maniera pesantissima questo sviluppo.

“Quando parliamo di infrastrutture, e parliamo di infrastrutture che servono al Paese, strade, autostrade, porti, non possiamo dimenticare – ed è nel nostro piano shock, e da quel che capisco sarà una parte, lo ricordava anche adesso il sottosegretario, del lavoro nel DL Semplificazioni – la grande infrastruttura digitale che serve al nostro Paese.”

Un altro tema cruciale è lo sviluppo del 5G, l'ecosistema 5G ha bisogno di una banda ultralarga efficace e presente in tutto il territorio, e le potenzialità del 5G sono sterminate: hanno a che fare con l'istruzione, col turismo, con le applicazioni sanitarie, con l'utilizzo di dati.

Per questo, a nome di Italia Viva, l’on. ha espresso parere favorevole e sostengo alla mozione di maggioranza e gli impegni in essa contenuti.

L’On. ALESSIO BUTTI (FDI), ha dichiarato che per FDI, questa è l'occasione giusta e opportuna per ridare una regia nazionale a quello che sta accadendo. La rete deve essere saldamente in mano pubblica perché l'infrastruttura che veicola i dati del sistema industriale e di quello amministrativo non può essere certamente in mano straniera. Nessuno, oltre allo Stato, può disporre della prerogativa di accendere e di spegnere la connettività, il sistema della connettività nazionale, perché c’è il bisogno di garantire la sicurezza nazionale, garantire la competitività.

L’On. VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD), ha sottolineato che bisogna pensare agli investimenti pubblici al supporto alle imprese, ma anche risolvere quello che è definito il mismatching tra domanda e offerta di lavoro, già preesistente prima della pandemia, soprattutto rispetto alla formazione e alle competenze digitali.

Il 5G deve rappresentare la chiave di volta del piano che l'Italia deve elaborare per accedere ai fondi che l'Europa metterà a disposizione per la ripresa del post COVID-19 - su quattro verticali fondamentali: industria 4.0, sicurezza pubblica, sanità, trasporti e logistica.

L’On. FEDERICA ZANELLA (FI), ha sottolineato che la questione è stata affrontata a trecentosessanta gradi nella sua totalità: la fibra 5G, l'organizzazione che dovrà avere la rete di telecomunicazioni, la sicurezza dei dati, divario digitale, voucher per la connettività; tutti temi che afferiscono ad un unico settore. Secondo il parere dell’On. il contributo sarà importante per lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione del Paese, partendo dalle criticità più impellenti per cercare di risolverle. In questo senso i dati dicono inequivocabilmente che c'è un problema che tutti, hanno riconosciuto, ovvero il grave, gravissimo, ritardo nella realizzazione della banda ultralarga nelle aree bianche, o a fallimento di mercato, come è stato ricordato. Tale ritardo, già grave, rischia di diventare incolmabile se non interveniamo in maniera mirata per risolvere le principali criticità emerse.

Secondo il parere di FI, l'obiettivo ottimale consisterebbe in una sinergia infrastrutturale che sia in grado di connettere l'intero territorio nazionale, garantendo ovviamente accesso e il servizio uniforme agli utenti e riducendo le inefficienze e le diseconomie, nonché i costi ovviamente per gli operatori e le duplicazioni eventuali. Sul punto Forza Italia ritiene fondamentali sostanzialmente tre punti: piena concorrenza tra gli operatori, efficienza e sicurezza. Infine “… in merito alla sicurezza nazionale in chiave cibernetica, sorprende un po' il silenzio assordante del nostro Governo in relazione a una determinazione già presa da altri Paesi europei, ultima in ordine di tempo ma non di importanza la Gran Bretagna, che hanno deciso di vietare alle compagnie delle TLC l'acquisto di nuove apparecchiature prodotte da Huawei. È una decisione che chiama in causa sicuramente anche delicati equilibri internazionali, con il forte pressing americano in merito. Questo Governo, che subisce sin qui molto prepotentemente la fascinazione della Cina, e che rinvia tutte le partite più importanti, sarà in grado di prendere una decisione almeno su questo?”

L’On. ALESSANDRO MORELLI (LEGA), ha chiesto al Governo cosa ne pensa della sovranità. “..Ma le chiedo, vi chiedo, chiedo a tutti i colleghi parlamentari, che cosa pensereste - il tema della sovranità è centrale, abbiamo detto, e lo dico al plurale, perché tutti l'hanno citato fino ad ora -, se qualcuno indirizzasse al Governo questo messaggio: serve cambiare subito l'amministratrice delegata di Open Fiber, non all'altezza, e nominare una persona che inizi a lavorare alla fusione con TIM; serve far entrare CDP in TIM con un'ulteriore cifra del capitale, che deve essere pari a quella di Bolloré. Bolloré, per chi ci segue da casa, è un'importantissima figura delle telecomunicazioni europee, il proprietario di Vivendi. Le azioni TIM sono ai minimi storici, quindi probabilmente, se qualcuno ha qualche azione di TIM, è interessato a ricordare che sono ai minimi storici e dunque, dalla posizione di forza di CDP, è necessario proporre ai francesi di vendere, e visto che in queste ore qualcuno sta sorridendo per la crescita del valore azionario di Atlantia, non vorrei che qualcuno domani sorridesse proprio per l'aumento evidente del valore delle azioni di TIM, indicato da queste parole che io sto semplicemente riportando. Dunque, è necessario proporre ai francesi di vendere. Queste parole non sono di Alessandro Morelli, che fa politica, si esprime, è pubblicamente di fronte agli italiani in questo momento, essendo alla Camera dei deputati, quindi è pronto ad affrontare anche queste valutazioni, fossero mai sue, ma queste parole, Presidente e sottosegretario, sono del signor Grillo Beppe, che è un'importantissima figura, che indirizza il principale partito di questo Parlamento, che indirizza un numero di esponenti di Governo piuttosto importante. Dunque, capite che, se di sovranità nazionale dobbiamo parlare nei confronti della Cina, degli Stati Uniti, della Germania, della Francia, del Botswana, innanzitutto però dobbiamo ricordare che il Parlamento è sovrano, e questa è la cosa più importante che noi ci dobbiamo ricordare in questo momento, perché altrimenti capite che stiamo parlando veramente del nulla.”

Quindi, per quanto riguarda gli argomenti che abbiamo toccato in questa giornata, la Lega propone in maniera molto chiara che ci sia una maggiore valorizzazione dell'esistente.

Maggiori poteri alle regioni: questo è un tema fondamentale che noi pensiamo possa contribuire a superare il gap che è stato causato dagli errori che sono stati fatti. Open Fiber poteva essere una buona idea, peccato che chi ha ideato Open Fiber poi non le ha dato i poteri per realizzare quello che avrebbe dovuto fare.

Tempi certi: perché gli italiani e l'Italia hanno necessità di avere tempi certi e non una promessa che ogni anno diventa sempre più in là nel tempo.

E infine un modello Genova, per quanto riguarda l'operatività delle infrastrutture digitali e la loro realizzazione: non è più possibile pensare che per dare l'opportunità a operatori o aziende, enti pubblici o meno, sia necessario scrivere su quaranta fogli che cosa si intende fare; quindi modello Genova per le infrastrutture.

L’On. DAVIDE SERRITELLA (M5S), ha posto in evidenza che negli ultimi anni si è verificata una straordinaria accelerazione delle trasformazioni economiche e sociali, derivanti dall'avvento delle nuove tecnologie. L'innovazione tecnologica acquista sempre più importanza e spazio nella società e ad oggi non esiste settore, anche apparentemente molto lontano, che non poggi pesantemente sull'utilizzo della rete: dall'agricoltura alla finanza, passando per la moda e la pubblica amministrazione. Infrastrutture come la rete a banda ultralarga e la rete fisica per la realizzazione del 5G, fattori abilitanti complessi e fenomeni come l'intelligenza artificiale, il cloud, l'edge computing e il machine learning, combinandosi tra loro, stanno producendo in tempi estremamente rapidi cambiamenti radicali nella nostra realtà.

La digitalizzazione è, inoltre, strumento di trasparenza, riduce gli spazi per l'economia sommersa illegale e rende possibile uno sfruttamento efficace dei dati per migliorare la qualità di tutte le decisioni di policy e amministrative. Ci sono tutte le condizioni perché da questa crisi, che è insieme sanitaria ed economica, si possa ripartire con rinnovata energia per la realizzazione di una rete in fibra ottica future-proof davvero capillare, in grado cioè di sostenere servizi sempre più innovativi.

È doveroso, quindi, accelerare lo sviluppo dei cantieri nelle aree bianche.

Infine, l’On. ha sottolineato che il principale problema rilevato da molti operatori con riguardo alla realizzazione della rete fissa a banda ultralarga concerne la semplificazione degli iter e dei permessi necessari per l'installazione degli impianti. “… Per questo è necessario individuare forme adeguate di coordinamento con le amministrazioni locali, volte a superare l'attuale frammentazione amministrativa, a ridurre il contenzioso e a favorire la rapida realizzazione delle infrastrutture per le connessioni di nuova generazione, sia fisse che mobili, anche attraverso la diffusione di un'informazione corretta e responsabile al fine di accelerare lo sviluppo del 5G. Su questo punto, occorre sottolineare che il 5G si presenta come un potente driver di innovazione, costituendo il fattore abilitante di nuovi modelli di business, di nuovi modelli per lo svolgimento di attività attuali con maggiori livelli di sicurezza e di nuove performance, con potenzialità molto grandi. Per questo occorre assicurare che la realizzazione di un'infrastruttura integrata ad alta capacità, anche nella prospettiva di un'integrazione con il sistema 5G, offra adeguate garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale, ma anche dal punto di vista dei requisiti di sicurezza e della tutela della salute, ricordando che i limiti di emissione in Italia sono assai più bassi dei livelli consigliati dai competenti organi tecnici internazionali.

Il Governo sostenuto dal MoVimento 5 Stelle ha finalmente invertito la rotta: lo Stato è tornato ad avere un ruolo trainante nel trasformare il nostro Paese in una smart nation. Il Governo ha il dovere di intervenire per assicurare la realizzazione di un'infrastruttura integrata….”

L’On. SARA CUNIAL (MISTO), ha suggerito che arrivi in Italia presto una legge sul conflitto d'interessi, così avremo la possibilità di avere un adeguato dibattito intellettualmente onesto sul 5G.

L’Aula ha approvato la mozione Meloni ed altri n. 1-00274, limitatamente ai capoversi primo, secondo, terzo e quarto del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, mentre sono state respinte le premesse.

L’Aula ha approvato la mozione Zanella ed altri n. 1-00354, limitatamente ai capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, settimo e nono del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, mentre sono state respinte la premessa e ai capoversi secondo e ottavo del dispositivo.

L’Aula ha approvato la mozione Morelli ed altri n. 1-00363, limitatamente al primo, secondo, terzo e quarto capoverso del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, mentre sono stati respinti la premessa e al quinto, sesto e settimo capoverso del dispositivo.

L’Aula ha approvato la mozione Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364, sia il dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, sia la premessa.

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