Senato della Repubblica - 3-02086 – Interrogazione sui molteplici tavoli di crisi aziendale aperti presso il Ministero. RISPOSTA
Senato della Repubblica - 3-02086 – Interrogazione a risposta orale presentata l’11 novembre 2020.
- Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:
la riacutizzazione dell'epidemia da COVID-19 ha generato, nel giro di poche settimane, accanto all'emergenza sanitaria, un'emergenza in termini economici e sociali senza precedenti, determinando nuovamente la sospensione della maggior parte delle attività produttive, con ricadute drammatiche su molti settori dell'economia del Paese;
gli effetti altamente negativi e penalizzanti della recrudescenza del virus interessano ogni comparto del settore economico, in particolare le piccole e medie imprese, il turismo, i trasporti, il commercio, l'agricoltura e l'artigianato, con gravissime conseguenze sulla domanda e sulla tenuta dei livelli di occupazione;
la crisi economica sta permeando fortemente i mercati, causando enorme incertezza;
secondo quanto riportato dallo stesso Ministro in indirizzo alla Camera dei deputati durante un'informativa sulle crisi industriali, i tavoli pendenti negli ultimi 6 anni sono rimasti pressoché invariati: nel 2014 erano 160, nel 2015 erano 151, nel 2016 erano 148, nel 2017 erano 165, nel 2018 erano 144, nel 2019 erano 149;
ad oggi i tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello sviluppo economico sono più di 120, con un coinvolgimento complessivo di almeno 160.000 lavoratori, anche se il dato esatto non è più reperibile nel sito ministeriale perché sembrerebbe esserci in atto una ricognizione sui numeri;
a parere degli interroganti, soluzioni dirigistiche e stataliste orientate alla nazionalizzazione delle società in crisi e alla selezione di investitori sulla base del gradimento di Cassa depositi e prestiti, oltre a determinare una riduzione degli spazi di concorrenza in importanti settori dell'economia del nostro Paese, non contribuiscono alla risoluzione del problema;
le ingenti risorse dello Stato (e quindi dei contribuenti) utilizzate per gli interventi prospettati potrebbero essere meglio indirizzate a supporto degli investimenti innovativi da parte di aziende piccole, medie e grandi, e alla risoluzione di molti dei tavoli di crisi aziendali aperti presso il Ministero, che aspettano risposte concrete da parte del Governo, soprattutto a seguito dell'emergenza epidemiologica;
trascurare le esigenze delle aziende e delle loro crisi, con tutto ciò che comportano in termini di impoverimento sia nelle risorse umane sia in quelle finanziarie, rischia di acutizzare ulteriormente la contrapposizione tra le istituzioni e le imprese con risvolti sociali imprevedibili;
considerato che:
l'azione del Ministero è istituzionalmente orientata alla salvaguardia del patrimonio produttivo di tutte le imprese, e dunque deve essere essenzialmente finalizzata a favorire la predisposizione di piani di rilancio industriale, la riconversione delle aree e dei settori in crisi e la salvaguardia dei livelli occupazionali soprattutto in una fase estremamente delicata come quella attuale;
a giudizio degli interroganti, obiettivo irrinunciabile deve essere quello di sostenere le aziende, favorendone la modernizzazione e il rinnovamento nella salvaguardia occupazionale e di tutela dei risparmi degli italiani conciliando gli interventi con le necessità urgenti delle migliaia di imprese che versano in stato di sofferenza,
si chiede di sapere:
quanti siano, alla data odierna, i tavoli di crisi aperti presso il Ministero;
quale stima abbia il Ministro in indirizzo delle nuove crisi aziendali derivate dalla situazione emergenziale pandemica ancora in corso;
se, considerati i numerosi tavoli di crisi ancora aperti, stante la riacutizzazione dell'emergenza sanitaria e, con essa, il progressivo peggioramento della situazione economica del nostro Paese, non ritenga di realizzare in tempi brevi un piano efficace di ripresa nazionale, partendo dal rinnovo e dall'estensione del provvedimento cosiddetto 4.0, mettendo in atto le strategie alternative più idonee a favorire la ripresa del sistema produttivo italiano, nel breve e nel medio e lungo periodo anche con l'utilizzo del recovery fund;
quali azioni intenda intraprendere e quali soluzioni stia prospettando per far sì che le risorse economiche siano effettivamente impiegate per sostenere le imprese nei piani di sviluppo e innovazione e nelle situazioni di crisi al fine di salvaguardare e consolidare i livelli occupazionali e produttivi. (3-02086)
Senato della Repubblica
Giovedì 12 novembre 2020
Sui molteplici tavoli di crisi aziendale aperti presso il Ministero.
PAGANO (FIBP-UDC). Signor Presidente, signor Ministro, la nostra interrogazione riguarda la ripresa dei contagi, che ha generato, accanto all'emergenza sanitaria, anche un'emergenza di natura economica.
Gli effetti economici negativi hanno penalizzato soprattutto il comparto delle piccole, medie e grandi imprese, principalmente nel settore del turismo, dei trasporti, del commercio, dell'agricoltura e dell'artigianato. A nostro parere, però, le scelte di questo Governo, che noi consideriamo dirigiste e stataliste, sono state orientate prevalentemente verso la nazionalizzazione delle società in crisi e la selezione di investitori sulla base del gradimento di Cassa depositi e prestiti. Noi riteniamo che queste scelte del Governo, oltre a determinare una riduzione degli spazi di concorrenza, non abbiano certamente contribuito a risolvere il problema dell'economia nazionale.
Pensiamo invece che le ingenti risorse dello Stato potrebbero essere più utilmente utilizzate se indirizzate a sostegno degli investimenti innovativi da parte di aziende piccole, medie e grandi e alla risoluzione di molte delle crisi aziendali che questa crisi pandemica e quindi economica ha generato alle piccole e medie imprese. Abbiamo bisogno di recuperare la fiducia dei nostri imprenditori e per farlo dobbiamo credere in loro, dobbiamo capire che evidentemente l'asse portante della nostra economia è proprio questa rete di piccoli, medi e grandi imprenditori che hanno basato le loro fortune sul loro coraggio, sulla loro voglia di investire, anche puntando tutti se stessi.
Vorrei quindi chiederle cosa sta accadendo evidentemente all'interno del suo Mistero, quanti siano alla data odierna i tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello sviluppo economico, quali stime abbia il MISE delle nuove crisi aziendali derivanti della situazione emergenziale e se, considerati i numerosi tavoli di crisi ancora aperti, stante la riacutizzazione dell'emergenza sanitaria e con essa il progressivo peggioramento della situazione economica del Paese, il Ministro non ritenga di realizzare in tempi brevi un piano efficace di ripresa nazionale. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, senatore Patuanelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
PATUANELLI, ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, nel corso di diverse audizioni svolte alla Camera e al Senato ho illustrato le linee guida del Piano di ripresa nazionale che stiamo predisponendo, ovviamente per la parte che riguarda il MISE. Avrei quindi bisogno di qualche ora a disposizione per illustrare tutte le attività che stiamo svolgendo; in tre minuti cercherò di condensare alcuni elementi e spunti per rispondere alle giuste osservazioni e anche alle molte domande fatte dagli interroganti, che ringrazio.
Ricordo che abbiamo cercato di affrontare la crisi anche materialmente economica immediata rispetto alle chiusure, sia della prima fase che della seconda. Ad esempio, rispetto ai contributi a fondo perduto, che molto spesso sono denigrati, ricordo che abbiamo già erogato oltre un miliardo soltanto dell'ultima tranche del decreto-legge n. 137, del 28 ottobre di quest'anno, quindi a distanza di dodici giorni abbiamo erogato oltre un miliardo di nuovi contributi a fondo perduto.
Il decreto originale, che ha istituito il fondo perduto per la prima volta, ha erogato oltre 6,685 miliardi di contributi a fondo perduto per le imprese; sono dati dell'Agenzia entrate e quindi inconfutabili. Abbiamo previsto altri 2,2 miliardi con il cosiddetto decreto ristori e quasi un miliardo con il secondo «decreto ristori». Ciò soltanto per affrontare un'emergenza di liquidità immediata soprattutto della piccola impresa. Ci sono infatti poi ovviamente altri strumenti che abbiamo messo in campo che non elenco perché i tempi sono molto ristretti per rispondere a tutto.
Per quanto riguarda la prospettiva, credo che il cuore pulsante della nostra azione dovrà essere proprio sul potenziamento, rendendo strutturale nell'arco pluriennale una misura fondamentale come il 4.0. Noi stiamo lavorando per ampliarne sia i massimali che le aliquote, per renderlo di durata certa e dare garanzia all'impresa di poter investire con serenità.
Per quanto riguarda i tavoli di crisi, non esiste una norma, come ho detto più volte nelle Aule parlamentari, che stabilisca quando una crisi aziendale diventa un tavolo di crisi. Molto spesso c'è la telefonata della Regione che dice di non riuscire a gestire un certo problema, proponendo di portarlo al Ministero dello sviluppo economico (MISE) e si aprono i tavoli. Ci sono circa 120 tavoli aperti al MISE, in calo rispetto allo scorso anno. Nella maggior parte dei casi di tratta di tavoli aperti da diversi anni, alcuni anche da sette; 28 sono aperti da più di sette anni, 70 sono aperti da più di tre anni. Ciò avviene perché sono tavoli di monitoraggio.
Vorrei rilevare però che molte vertenze sono state anche risolte e, ogni tanto, vorrei vedere anche qualche titolo e qualche interrogazione su questo. Penso alla Pernigotti, alla Corneliani, a Mahle, a Sider Alloys e a Conad-Auchan. In particolare quest'ultima è partita con 6.200 esuberi e al momento sono 795; certamente un numero molto pesante, ma siamo riusciti, soprattutto grazie all'azione del sottosegretario Todde, ad arrivare da 6.200 a 795 e riteniamo che ci siano ancora margini.
Penso alla Ferriera di Servola, l'impianto siderurgico della mia città, dove si passa da 140 a 338 addetti nell'area a freddo. Penso ancora al percorso fatto per Embraco, una questione finalmente risolta con l'intervento di Acc. Sono state chiuse quindi molte vertenze e con queste chiusure sono stati salvaguardati più di 8.000 posti di lavoro.
Abbiamo anche istituito il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali, con una dotazione di 300 milioni e interventi massimo di 10 milioni in equity o a fondo perduto per chi mantiene il personale, uno strumento molto importante che abbiamo già utilizzato per la crisi di Corneliani.
Credo però che in prospettiva si debba guardare non a come spendere, ma a come investire le risorse che arrivano dal recovery fund. Al riguardo il lavoro che stiamo svolgendo al Ministero dello sviluppo economico è un lavoro intenso, che cerca di entrare in profondità rispetto alle fragilità dei nostri sistemi produttivi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Pagano, per due minuti.
PAGANO (FIBP-UDC). Signor Ministro, le dico francamente che lei mi è cordialmente simpatico e penso che sia anche una persona per bene, che si sta impegnando tanto. Non sono soddisfatto però della sua risposta, non per colpe sue, ci mancherebbe altro, ma perché penso che l'impostazione data non sia quella giusta. Lei ha fatto cenno anche al cosiddetto decreto liquidità; anche se non dipende certo da lei, sa bene che purtroppo il Ministero non ha reso applicabili i decreti attuativi. Mancano decreti attuativi e quindi molti di quei danari che dovrebbero essere distribuiti alle imprese di cui parlavo prima, purtroppo non sono arrivati. È questo il dato. Il fatto che poi lei abbia fatto cenno ad alcune soluzioni di crisi aziendali, ci fa ovviamente piacere, spetta al suo Ministero occuparsene, ma è chiaro che quello che a me interessava di più era un vero e proprio piano rivolto al futuro che possa dare l'idea che l'Italia sta guardando verso il futuro con una visione.
Lei ha fatto cenno al recovery fund, benissimo; come lei sa, noi abbiamo un'impostazione di tipo collaborativo. Forza Italia ha questo tipo di approccio. Noi le offriamo oggi, una volta ancora, l'occasione di dire che noi ci siamo non solo sul recovery fund, ma anche sulla gestione di quel che dovrà essere l'approccio economico rispetto al recupero; troviamo il modo affinché il suo Ministero, che con lei soltanto non è in grado di farlo, possa dare delle risposte complessive. Chissà che magari anche col nostro contributo non sia possibile farlo. (Applausi).