Camera dei Deputati - 2-01070 - Interpellanza su chiarimenti in ordine alle raccomandazioni internazionali ed europee relative alle categorie da vaccinare in via prioritaria contro il COVID-19 e all' opportunità di includervi i soggetti con disabilità e il personale docente ed educativo. RISPOSTA

Camera dei Deputati - 2-01070 - Interpellanza urgente presentata il 15 gennaio 2021.

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
in vista della disponibilità, nel breve periodo, di vaccini anti-SARS-CoV-2/Covid-19, presso il Ministero della salute è stato istituito un gruppo di lavoro intersettoriale per fornire al Paese un piano nazionale per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2 ad interim, con l'intento di definire le strategie vaccinali, i possibili modelli organizzativi, compresa la formazione del personale, la logistica, le caratteristiche del sistema informativo di supporto a tutte le attività connesse con la vaccinazione, gli aspetti relativi alla comunicazione, alla vaccinovigilanza e sorveglianza, e ai modelli di impatto e di analisi economica;
il Ministro interpellato ha presentato il 2 dicembre 2020 le linee guida del Piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/Covid-19, elaborato congiuntamente da: Ministero della salute, commissario straordinario per l'emergenza, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa;
il citato piano reca le linee di indirizzo relative alle azioni che sarà necessario implementare al fine di garantire la vaccinazione secondo standard uniformi nonché il monitoraggio e la valutazione tempestiva delle vaccinazioni durante la campagna vaccinale;
in riferimento all'identificazione delle categorie da vaccinare, il capitolo 2 del piano precisa che lo sviluppo di raccomandazioni su gruppi target a cui offrire la vaccinazione è ispirato dai valori e principi di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere e che a tal fine è necessario identificare gli obiettivi della vaccinazione, identificare e definire i gruppi prioritari, stimare le dimensioni dei gruppi target e le dosi di vaccino necessarie e, in base alle dosi disponibili (che all'inizio del programma potrebbero essere molto limitate), identificare i sottogruppi a cui dare estrema priorità;
il piano precisa che le raccomandazioni sono soggette a modifiche e verranno aggiornate in base all'evoluzione delle conoscenze e alle informazioni su efficacia vaccinale e/o immunogenicità in diversi gruppi di età e fattori di rischio, sulla sicurezza della vaccinazione in diversi gruppi di età e gruppi a rischio, sull'effetto del vaccino, sull'acquisizione dell'infezione, sulla trasmissione o sulla protezione da forme gravi di malattia, sulle dinamiche di trasmissione del virus SARS-CoV-2 nella popolazione nazionale e sulle caratteristiche epidemiologiche, microbiologiche e cliniche di Covid-19; il piano, al riguardo, evidenzia che è attivo anche un confronto con il Comitato nazionale di bioetica;
tenuto conto della disponibilità limitata di vaccini contro Covid-19, il piano evidenzia la necessità di definire delle priorità in modo chiaro e trasparente, tenendo conto delle raccomandazioni internazionali ed europee;
poiché il Paese si trova nella fase di trasmissione sostenuta in comunità, la strategia di sanità pubblica per questa fase iniziale, secondo quanto si evince dal piano, si focalizza sulla riduzione diretta della morbilità e della mortalità, nonché sul mantenimento dei servizi essenziali più critici. Successivamente, qualora uno o più vaccini si mostrino in grado di prevenire l'infezione, si focalizzerà l'attenzione anche sulla riduzione della trasmissione, al fine di ridurre ulteriormente il carico di malattia e le conseguenze sociali ed economiche;
al fine di sfruttare l'effetto protettivo diretto dei vaccini, il piano ha identificato le seguenti categorie da vaccinare in via prioritaria nelle fasi iniziali:
operatori sanitari e sociosanitari;
residenti e personale dei presidi residenziali per anziani;
persone di età avanzata –:
quali siano le raccomandazioni internazionali ed europee che hanno indotto alla identificazione delle categorie da vaccinare in via prioritaria nelle fasi iniziali e sulla base di quali evidenze scientifiche;
se sia stata valutata l'opportunità di inserire, tra le categorie da vaccinare in via prioritaria, altre categorie come i soggetti con disabilità e il personale docente ed educativo.
(2-01070)

Camera dei Deputati

Venerdì 15 gennaio 2021

Chiarimenti in ordine alle raccomandazioni internazionali ed europee relative alle categorie da vaccinare in via prioritaria contro il COVID-19 e all'opportunità di includervi i soggetti con disabilità e il personale docente ed educativo

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ruggiero ed altri n. 2-01070 (Vedi l'allegato A). L'onorevole Ruggiero ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Grazie, Presidente. Signora sottosegretaria, il 2 dicembre scorso, il Governo ha presentato le linee guida del Piano strategico per la vaccinazione, sia alla Camera che al Senato, elaborato congiuntamente dal Ministero della Salute, dal commissario straordinario per l'emergenza, dall'Istituto superiore di sanità, da Agenas e Aifa e l'Italia è stato il primo Paese in Europa a discutere e ad assumere il documento di indirizzo e programmazione per la somministrazione dei vaccini.

Presso il Ministero della Salute è stato istituito un gruppo di lavoro intersettoriale per fornire al Paese il Piano nazionale per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2 ad interim con l'intento di definire le strategie vaccinali, i possibili modelli organizzativi, compresa la formazione del personale, la logistica, le caratteristiche del sistema informativo di supporto a tutte le attività connesse con la vaccinazione, gli aspetti relativi alla comunicazione, alla vaccino-vigilanza e sorveglianza e ai modelli di impatto e di analisi economica. Il citato Piano reca le linee di indirizzo relative alle azioni da implementare al fine di garantire la vaccinazione secondo standard uniformi, nonché il monitoraggio e la valutazione tempestiva delle vaccinazioni durante la campagna vaccinale.

In riferimento all'identificazione delle categorie da vaccinare, il capitolo 2 del Piano precisa che lo sviluppo di raccomandazioni su gruppi target a cui offrire la vaccinazione è ispirato dai valori e principi di equità, reciprocità, legittimità, protezione e promozione della salute e del benessere e che, a tal fine, è necessario identificare gli obiettivi della vaccinazione, identificare e definire i gruppi prioritari, stimare le dimensioni dei gruppi target e le dosi di vaccino necessarie e, in base alle dosi disponibili, identificare i sottogruppi a cui dare estrema priorità. Il Piano precisa che le raccomandazioni sono soggette a modifiche e verranno aggiornate in base all'evoluzione delle conoscenze e delle informazioni su efficacia vaccinale e/o immunogenicità in diversi gruppi di età e fattori di rischio, sulla sicurezza della vaccinazione in diversi gruppi di età e gruppi di rischio, sull'effetto del vaccino, sull'acquisizione dell'infezione, sulla trasmissione o sulla protezione da forme gravi di malattia, sulle dinamiche di trasmissione del virus SARS-COV-2 nella popolazione nazionale e sulle caratteristiche epidemiologiche, microbiologiche e cliniche di COVID-19. Il Piano, al riguardo, evidenzia che è attivo anche un confronto con il Comitato nazionale di bioetica.

Tenuto conto della disponibilità di vaccini contro il COVID-19, il Piano evidenzia la necessità di definire delle priorità in modo chiaro e trasparente, tenendo conto delle raccomandazioni internazionali ed europee. Poiché il Paese si trova nella fase di trasmissione sostenuta in comunità, la strategia di sanità pubblica per questa fase iniziale, secondo quanto si evince dal Piano, si focalizza sulla riduzione diretta della morbilità e della mortalità, nonché sul mantenimento dei servizi essenziali più critici. Successivamente, qualora saranno autorizzati altri nuovi vaccini che si mostrino in grado di prevenire l'infezione, si focalizzerà l'attenzione anche sulla riduzione della trasmissione, al fine di ridurre ulteriormente il carico di malattia e le conseguenze sociali ed economiche. Al fine di sfruttare l'effetto protettivo diretto dei vaccini, il Piano ha identificato le categorie da vaccinare in via prioritaria nelle fasi iniziali: gli operatori sanitari e sociosanitari, i residenti e il personale dei presidi residenziali per anziani e le persone di età avanzata.

Le chiediamo di fare chiarezza - così che tutti conoscano la struttura del Piano al meglio - su quali siano le raccomandazioni internazionali ed europee che hanno indotto alla identificazione delle categorie da vaccinare in via prioritaria nelle fasi iniziali e sulle basi di quali evidenze scientifiche e se sia stata valutata l'opportunità di inserire tra le categorie da vaccinare in via preventiva altre categorie come i soggetti con disabilità, i malati rari, gli immunodepressi e, con loro, i loro caregiver e il personale educativo.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Onorevole Ruggiero, l'Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato, il 14 settembre 2020, il documento che individua i principi che i singoli Paesi possono utilizzare per individuare le priorità necessarie nelle prime fasi della campagna di vaccinazione per COVID-19, quando le dosi di vaccino disponibili sono ancora molto limitate, esattamente la situazione nella quale ci troviamo. I principi raccomandati sono: salute e benessere umano, uguale rispetto per tutti gli esseri umani, equità globale, equità nazionale, legittimità e trasparenza.

Il 20 ottobre 2020, è stato pubblicato un nuovo documento che suggerisce le strategie di sanità pubblica e i gruppi di popolazione prioritari, secondo i diversi livelli di disponibilità del vaccino e sulla base della situazione epidemiologica. In particolare, tale documento ipotizza tre scenari per quanto riguarda la disponibilità di vaccini: disponibilità molto limitata di dosi di vaccini (dall'1 al 10 per cento della popolazione nazionale) per la distribuzione iniziale; disponibilità limitata (dall'11 al 20 per cento della popolazione nazionale); disponibilità moderata (dal 21 al 50 per cento della popolazione nazionale). Tra gli esempi proposti nel documento il personale sanitario a rischio alto e molto alto di contrarre l'infezione è inserito tra le categorie prioritarie, in base ai seguenti motivi: proteggere questi lavoratori significa proteggere la disponibilità dei servizi essenziali per la risposta alla pandemia, inoltre, qualora i servizi sanitari fossero compromessi per gli effetti, invece, della pandemia, gli esiti causati sarebbero molto più gravi; le evidenze scientifiche suggeriscono che gli operatori sanitari siano ad alto rischio di contrarre l'infezione, di sviluppare la malattia e di decesso, ed esiste il rischio di trasmissione ulteriore ai pazienti; un ulteriore motivo riguarda la reciprocità, in quanto questi operatori sono in prima linea e lavorano in condizioni difficili e di intensa pressione che pongono, non solo loro stessi, ma anche le loro famiglie, ad alto rischio per poter accudire i pazienti. Oltre a questi motivi, vi sono aspetti di natura pragmatica, poiché gli operatori sanitari interagiscono con il sistema sanitario responsabile della vaccinazione.

Il documento suggerisce di inserire nella fase prioritaria di somministrazione dei vaccini gli anziani e, successivamente, i gruppi sociodemografici a rischio significativamente maggiore di forme gravi e di decesso, in base ai principi di equità e di uguale rispetto per tutti gli esseri umani. Altri gruppi sociali e i lavoratori ad alto rischio di contrarre l'infezione e di trasmetterla in quanto impossibilitati a rispettare il distanziamento sociale sono inseriti nella fase successiva. Il documento raccomanda, inoltre, di tener conto della numerosità delle varie categorie di persone, in base alle disponibilità delle dosi di vaccini.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha prodotto, il 26 ottobre 2020, un documento che fornisce una panoramica dei principali aspetti legati alle fasi iniziali successive all'introduzione di uno o più vaccini per COVID-19. Questo documento propone i seguenti approcci, non mutuamente esclusivi, per definire le strategie di vaccinazione, tenendo conto dei diversi livelli di disponibilità del vaccino: concentrarsi su gruppi selezionati, ad esempio, individui a rischio di COVID-19 grave, lavoratori essenziali e gruppi vulnerabili; vaccinare in base alle fasce di età, ad esempio, tutti gli individui al di sopra di una certa età; dare priorità ai gruppi con un aumentato rischio di esposizione e successiva trasmissione di SARS-CoV-2; dare la priorità alle regioni geografiche con alta incidenza di COVID-19; utilizzare il vaccino per controllare focolai attivi; realizzare approcci adattativi da modulare in base alle circostanze; condurre a una strategia di vaccinazione universale.

Data la prevista carenza iniziale, l'ECDC suggerisce ai Paesi europei di identificare i gruppi prioritari per la vaccinazione e, successivamente, di categorizzarli ulteriormente in diversi livelli di priorità.

L'identificazione dei gruppi prioritari e dei livelli al loro interno dovrebbe essere basata su diversi fattori, tra cui l'epidemiologia della malattia al momento della distribuzione del vaccino o l'evidenza del rischio di malattia grave e di esposizione al COVID-19 o il mantenimento di servizi essenziali e princìpi di equità.

Il Comitato etico per la bioetica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il 27 novembre 2020 - pochi mesi fa quindi - ha espresso alcune considerazioni per una riflessione etica generale sul tema dei vaccini, con particolare riferimento alla ricerca, alla produzione e alla distribuzione nell'ambito della pandemia da COVID-19.

In particolare, nella consapevolezza che non sarà possibile vaccinare tutti i soggetti nello stesso momento, viene sottolineata l'importanza che ogni scelta di distribuzione si richiami al principio morale, deontologico e giuridico dell'uguale dignità di ogni essere umano e dell'assenza di ogni discriminazione, oltre che al principio integrativo dell'equità, ossia della particolare considerazione di vulnerabilità per specifici bisogni.

Il Ministro della Salute ha presentato le linee guida del piano strategico per la vaccinazione il 2 dicembre 2020 al Parlamento e ha ottenuto l'approvazione del Parlamento. Il 16 dicembre 2020 è stata fornita un'informativa sul documento “Vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19- Piano strategico” alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. Successivamente, la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio per il 2021), all'articolo 1, commi da 457 a 467, reca la disciplina sul piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da virus SARS-CoV-2 e il 2 gennaio 2021 è stato emanato il decreto di adozione dello stesso piano.

L'attività di vaccinazione, come noto, è già iniziata alla fine del dicembre 2020, in base al documento di programmazione presentato dal Governo. Il piano strategico dell'Italia illustra con contenuti testuali e grafici la progressiva disponibilità delle dosi di vaccino. In particolare, ricordo che all'Italia sono destinate il 13,46 per cento delle dosi acquisite a livello europeo, il cui numero, tuttavia, allo stato attuale, può essere solo stimato, essendo soggetto a variazioni in funzione dei processi di autorizzazione e di assegnazione delle dosi.

Il piano, basandosi sul dettato della Costituzione italiana e ispirandosi ai valori e principi di equità, reciprocità, legittimità, protezione e promozione della salute e del benessere, riconosce che, nella fase iniziale di disponibilità limitata di vaccini, è necessario definire delle priorità in modo chiaro e trasparente, tenendo conto delle raccomandazioni internazionali ed europee, che ovviamente saranno soggette a successiva revisione e aggiornamento. Il piano individua, com'è noto, tre categorie da vaccinare in via prioritaria.

Operatori sanitari e sociosanitari: operatori sanitari in prima linea, sia pubblici che privati accreditati, perché hanno un rischio più elevato di essere esposti al COVID e di trasmetterlo a pazienti suscettibili e vulnerabili in contesti sanitari e sociali. È riconosciuto che la vaccinazione degli operatori sociosanitari e sanitari in prima linea aiuterà a mantenere la resilienza del servizio sanitario. La priorità di vaccinazione di questa categoria è supportata anche dal principio di reciprocità, indicato dal values framework dell'OMS e rappresenta una priorità assoluta.

Residenti e personale dei presidi residenziali per anziani: un'elevata percentuale di residenze sanitarie assistenziali (RSA) è stata gravemente colpita dal COVID. I residenti di queste strutture sono ad alto rischio di malattia grave, a causa dell'età avanzata, della presenza di molteplici comorbidità, della necessità di assistenza per alimentarsi e per varie altre attività quotidiane. Pertanto, sia la popolazione istituzionalizzata sia il personale dei presidi residenziali per anziani devono essere considerati ad elevata priorità per la vaccinazione.

Persone di età avanzata: un programma vaccinale basato sull'età è generalmente più facile da attuare e consente di ottenere una maggiore copertura vaccinale. È anche evidente che un programma basato sull'età aumenta la copertura anche nelle persone con fattori di rischio clinici, visto che la prevalenza di comorbidità aumenta con l'età. Pertanto, fino a tanto che un vaccino disponibile sia sicuro e efficace nelle persone di età avanzata, considerata l'elevata probabilità di sviluppare una malattia grave - con il conseguente ricorso al ricovero in terapia intensiva - questo gruppo di popolazione deve rappresentare una priorità assoluta per la vaccinazione. Le priorità potrebbero cambiare sostanzialmente, se i primi vaccini disponibili non fossero considerati efficaci per gli anziani.

Come già riferito, la campagna di vaccinazione è iniziata, come negli altri Paesi europei, con un solo vaccino approvato. In realtà, per fortuna, sono cambiati già e sono in via di cambiamento, diciamo, questi saldi. Recentemente è stato approvato, appunto, un secondo bacino ed è in arrivo, sperabilmente, l'approvazione di un terzo vaccino. Pertanto, con l'aumento delle dosi disponibili, si inizierà a sottoporre a vaccinazione le altre categorie di popolazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruggiero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, per la risposta. È ormai da settimane che qui in Italia, così come negli altri Paesi europei, è stata avviata la campagna vaccinale, un punto di svolta fondamentale in questa lunga battaglia contro il Coronavirus. Il vaccino è una risorsa preziosa per l'umanità, un bene pubblico globale, a cui tutti devono poter avere accesso in maniera gratuita e agevole, secondo le priorità stabilite dal piano vaccinale.

Ora dobbiamo correre. Quanto più veloci saremo nella vaccinazione, tanto più spediti riconquisteremo la normalità perduta. Solo in questa maniera potremo riaccendere il motore della nostra società e far ripartire la nostra economia. Alla luce della fisiologica scarsità di dosi disponibili di vaccino al momento, condizione comune a livello mondiale, il Governo ha istituito una precisa scala di priorità, illustrata nel piano vaccinale, secondo cui procedere nella campagna di vaccinazione.

Ci sono due categorie su cui mi preme porre attenzione in questa interpellanza. Da una parte, i soggetti con disabilità, i malati rari ed immunodepressi e i loro caregiver, dall'altro, il personale docente ed educativo. Nel primo caso, non possiamo ignorare la necessità di somministrare il vaccino in via prioritaria a chi, dai più piccoli ai più anziani, sta già combattendo una battaglia ancora più dura. Parliamo di chi è alle prese con disabilità complessa, che impedisce alla persona di comprendere e, quindi, di rispettare le misure di prevenzione. Parliamo dei cosiddetti soggetti fragili, esposti ai rischi del virus. O parliamo di chi è alle prese con una malattia rara. Di malattie rare ce ne sono diverse: la fibrosi cistica, la sindrome di Kartagener, forme rare di malattie remautologiche e tante altre.

Quando parlo della necessità di somministrare in via prioritaria il vaccino a queste categorie più suscettibili agli effetti della pandemia, non mi riferisco solamente alla necessità di dar loro immediata protezione, tutelando loro la vita, ma mi riferisco anche a restituire una maggiore serenità, finora minacciata dal virus, a quella rete familiare e sociale di assistenza che sostiene queste persone.

Le persone con disabilità non sono solo le più vulnerabili alle complicanze del contagio da COVID-19, ma per alcune categorie di esse appare estremamente difficile, se non impossibile, seguire le regole anti-COVID. Allo stesso modo, soprattutto nel caso di persone con disabilità complesse, intellettive o non collaboranti, un ricovero ospedaliero può rappresentare una situazione di grandissima delicatezza e problematicità.

Vacciniamo quanto prima coloro che, a causa di una grave malattia rara, vivono in una comunità riabilitativa estensiva ad elevato carico assistenziale. Queste strutture ospitano persone disabili esposte ad un maggior rischio di contrarre SARS-CoV-2, per una serie di fattori di rischio multipli: la vita in comunità, l'incapacità di comprensione e applicazione delle misure di distanziamento sociale e di utilizzo delle mascherine, le diverse comorbidità che sottendono il loro quadro patologico e i bisogni assistenziali per le attività quotidiane.

Non possiamo rimanere sordi alle preoccupazioni dei disabili, dei soggetti fragili, dei malati rari, i quali a ragione chiedono di essere citati esplicitamente nel cronoprogramma della campagna di vaccinazione. L'assenza della specificazione dei malati rari nel cronoprogramma potrebbe ingenerare confusione e indeterminatezza, portando a interpretazioni soggettive, con il rischio che questa categoria venga esclusa da quelle prioritarie.

Durante la conferenza stampa del 7 gennaio 2021, il commissario straordinario Arcuri ha dichiarato che, per le persone con disabilità, le vaccinazioni sono previste a partire già da febbraio, insieme alla seconda categoria degli over 80.

Anche i caregiver saranno contestualmente vaccinabili, in quanto non avrebbe senso immunizzare la persona con disabilità, ma non il suo accompagnatore. La comunità dei soggetti fragili, dei malati rari e dei soggetti con disabilità è composta in gran parte da minori, che quindi non possono, al momento, usufruire del vaccino: i nostri bimbi vivono in casa con i genitori, i genitori lavorano, hanno contatti con l'esterno e ovviamente si occupano anche dei propri figli, vaccinare i caregiver deve essere una priorità per tutelare davvero tutta la popolazione più fragile. Le chiedo di porre l'attenzione anche sulle malattie rare ad alta complessità per cui il vaccino in generale non è sempre consigliato ed in quel caso è la famiglia che si vaccina per proteggere il malato raro, per questo è importante fare riferimento anche ai caregiver quando ci si riferisce ai malati rari. Una volta stabilita questa priorità, è importante definire chi, dove e quando vaccinerà questa categoria, è necessario che l'ASL si confronti con il centro di riferimento o con il medico che li ha in cura. Inoltre, sempre in merito alla vaccinazione di queste categorie, è assolutamente indispensabile precisare la figura professionale e l'ambiente sanitario in cui verrà effettuata la vaccinazione, molto probabilmente questa decisione verrà presa a livello locale, in base alla tipologia di organizzazione regionale, ed è importante che lei, il Ministero e il gruppo intersettoriale vigiliate sulla gestione e l'organizzazione della campagna vaccinale. Alla luce di questi motivi, è necessario rivedere il piano vaccinale. È insufficiente tener conto solo dell'età dei pazienti e del fatto di essere affetti da una patologia a rischio, questa classificazione troppo generica è destinata a creare molta confusione; l'ideale sarebbe prendere esempio dai nostri vicini d'Oltre Manica, che hanno già redatto il cosiddetto green book, il programma di immunizzazione che elenca chiaramente tutte le patologie che danno diritto, a chi ne è affetto, a una forma di precedenza nella somministrazione del vaccino, a prescindere dall'età. Anche per il personale docente sarà fondamentale garantire tempi certi nella campagna vaccinale perché la scuola è fra le priorità del nostro Paese e dobbiamo assicurare tutte le condizioni di sicurezza al personale docente ed educativo. Il Servizio sanitario nazionale, tanto più in una grave emergenza sanitaria, ha l'obbligo di tutelare innanzitutto il diritto alla salute, a partire dai più deboli, a partire anche da coloro che soffrono a prescindere dalla pandemia. Questo deve essere fatto in maniera chiara, precisa e definita, senza lasciare nulla al caso, per questo motivo dobbiamo mettere in primo piano anche i disabili, i malati rari, i soggetti fragili e i loro caregiver, nei riguardi dei quali lo Stato deve avere sempre la massima attenzione.

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