Camera dei Deputati - 3-01422 – Interrogazione sulla mancanza di misure a sostegno delle ipotesi di credito al consumo (finanziamenti personali e cessioni del quinto) per fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Camera dei Deputati - 3-01422 – Interrogazione a risposta orale presentata il 2 aprile 2020.

 — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

il decreto-legge n. 18 del 2020, che affronta anche in termini economici i problemi derivanti dall'emergenza coronavirus, contiene disposizioni in favore delle imprese e delle partite Iva, quali la sospensione fino al 30 settembre 2020 delle rate di prestiti e mutui, dei canoni di leasing mobiliare e immobiliare in essere al 31 gennaio 2020. In tal senso, il 6 marzo 2020, l'Abi e le associazioni di rappresentanza delle imprese hanno sottoscritto uno specifico Addendum all'accordo per il credito del 2019, prorogando l'applicazione della misura «Imprese in ripresa 2.0»;

le associazioni dei consumatori e numerosi cittadini segnalano che, tuttavia, il decreto-legge non prevede alcuna misura a sostegno delle ipotesi di credito al consumo (finanziamenti personali e cessioni del quinto). Pertanto, chi attualmente oggi è costretto a pagare rate per tali forme di credito non sembra avere diritto ad alcuna moratoria;

a fronte della situazione, le società di credito al consumo si stanno muovendo in modo autonomo. Alcune non forniscono informazioni su come stanno gestendo i prestiti al consumo in portafoglio. Altre si sono adeguate sospendendo i pagamenti delle rate di mutui e finanziamenti a imprese e liberi professionisti e prevedendo, per quanto riguarda i privati, facilitazioni di pagamento in favore dei clienti che dimostrino di aver subito una riduzione del loro reddito mensile;

resta il fatto che non esiste attualmente una soluzione univoca e standardizzata ai debitori in difficoltà. Il tema è particolarmente delicato, perché negli ultimi anni, in Italia, è aumentata la richiesta di piccoli prestiti (+7 per cento solo nel 2019) alimentando un mercato del credito al consumo che vale circa 75 miliardi (dati dell'Osservatorio Findomestic-Prometeia 2019). Fino ad oggi, i debitori si sono mostrati molto puntuali ripagando i finanziamenti ottenuti: nei primi nove mesi del 2019, il tasso di default per il credito al consumo è stato pari all'1,7 per cento, secondo dati Assofin, Crif e Prometeia. Tuttavia la crisi in corso potrebbe aumentare la rischiosità del credito al consumo e, di conseguenza, aggravare le clausole di garanzia e i tassi di interesse applicati;

l'associazione di consumatori Altroconsumo in queste settimane ha messo a disposizione un servizio di consulenza gratuita e ha calcolato che il 18 per cento delle persone che chiamano hanno problemi con la sospensione delle rate, che siano di mutuo o di prestito;

occorre precisare che molti contratti di credito al consumo prevedono clausole che consentono di modificare importi delle rate e delle scadenze e che le società aderenti al Forum Unirec-Consumatori, hanno sospeso il pagamento delle rate alle società finanziarie nei termini stabiliti dal Governo per le piccole e medie imprese –:

se il Ministro interrogato, in considerazione dell'emergenza in atto, non ritenga opportuno adottare iniziative per introdurre specifiche norme tendenti a prevedere regole uniformi per la sospensione delle rate del credito al consumo, in considerazione dell'ampia platea di cittadini interessati da questa problematica e del danno economico che deriverebbe qualora venisse meno la fiducia in tale forma di credito.

(3-01422)

 

 

 

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