Camera dei Deputati - 4-04605 - Interrogazione sulla procedura di infrazione 2014 -2059 causata della violazione della direttiva cha ha ad oggetto la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane che ha colpito la regione Basilicata. RISPOSTA

Camera dei Deputati - 4-04605 - Interrogazione a risposta scritta presentata il 31 gennaio 2020.

  — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare — Per sapere – premesso che:

la Basilicata è una delle regioni italiane colpite dalla procedura di infrazione 2014-2059 a causa della violazione della direttiva 91/271/CEE del 21 maggio 1991;

tale direttiva ha ad oggetto la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane, nonché il trattamento e lo scarico delle acque reflue originate da taluni settori industriali e ha lo scopo di proteggere l'ambiente dalle ripercussioni negative provocate dagli scarichi di acque reflue;

sulla base della summenzionata direttiva è necessario effettuare controlli sugli impianti di trattamento, sulle acque recipienti e sullo smaltimento dei fanghi, proprio al fine di garantire la protezione dell'ambiente dalle conseguenze negative dello scarico di acque reflue;

in Basilicata ben 41 agglomerati non sono conformi alla direttiva e per la maggior parte di essi non è stato dimostrato che tutto il carico prodotto (a.e.) riceve un adeguato trattamento secondario, tra cui quello di Genzano di Lucania, posto già all'attenzione sia con interrogazione a risposta orale indirizzata al presidente del consiglio regionale della Basilicata e cofirmata dal consigliere regionale Gianni Perrino, sia tramite interpellanza urgente, svolta il 7 marzo 2019 e presentata dal deputato Luciano Cillis alla Camera;

l'ente gestore è «Acquedotto Lucano», il quale ha provveduto nel corso degli anni ai numerosi solleciti soltanto in via d'urgenza e attraverso degli interventi che risolvessero solo temporaneamente i diversi problemi dell'impianto, come nel 2015 quando si è verificato uno sversamento di liquami dalla vasca di aerazione sul suolo dell'area dell'impianto, riscontrando il mancato funzionamento dell'unità biologica secondaria a dischi biologici e l'assenza di addetti in loco; e nel 2018, anno in cui si è preso atto che l'unità biologica secondaria non era in grado di funzionare per la presenza di acque non sottoposte a trattamento secondario;

attualmente, l'unità biologica secondaria non è funzionante, priva di adeguate coperture che la proteggano dagli eventi atmosferici e in stato di abbandono;

la regione Basilicata, con la deliberazione di giunta regionale n. 2492 del 23 dicembre 2002, accordo di programma quadro «Tutela delle Acque e gestione integrata delle risorse idriche», ha disposto la progettazione e la realizzazione di un nuovo impianto di depurazione delle acque reflue di origine urbana, individuando Acquedotto Lucano S.p.a. quale soggetto attuatore poiché responsabile della gestione dell'impianto di depurazione di Genzano di Lucania;

solo dopo 11 anni, quindi nel 2013, è stato presentato un progetto preliminare per la realizzazione di un nuovo depuratore nella stessa area di quello esistente ma, fino ad oggi, l'ente gestore si è limitato ad addebitare i costi di depurazione agli utenti;

nel mese di gennaio 2019, inoltre, è stato indetto un consiglio straordinario appositamente per elaborare un programma di interventi necessari per eseguire i lavori del nuovo depuratore. Acquedotto Lucano, però, ha manifestato l'impossibilità di transitare sulla strada che permette l'ingresso al depuratore poiché i suoi mezzi non erano adeguati. Stante ciò, il comune di Genzano ha provveduto a riportare alle normali condizioni di funzionalità quella strada, ma nulla è stato fatto per rimettere in funzionamento il depuratore in attesa della costruzione del nuovo;

nel giugno del 2019, Acquedotto Lucano ha effettuato delle analisi sull'effluente del depuratore, inviato i dati al comune esortandolo a prendere provvedimenti amministrativi e legali contro le attività che producono caseina perché tale sostanza non è autorizzata ed è stata trovata a livelli superiori al valore limite di emissione in fognatura; la legge, tuttavia, impone che le analisi debbano essere compiute da un ente certificato (Arpab), contenere i valori di tutte le sostanze e soprattutto indicare a che punto dell'effluente è stato prelevato il campione di analisi;

il comune di Genzano, a quanto consta all'interrogante, è tuttora sprovvisto del progetto di rete fognaria e non ha mai potuto visionare la planimetria dell'impianto fognario –:

di quali elementi disponga il Governo in relazione allo stato di attuazione dell'intervento nell'agglomerato di Genzano di Lucania e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza e di concerto con la regione, al fine di superare la procedura di infrazione di cui in premessa ed evitare ulteriori contestazioni in ambito europeo.
(4-04605)

Camera dei Deputati

Venerdì 22 gennaio 2021

Sulla procedura di infrazione 2014-2059 causata della violazione della direttiva cha ha ad oggetto la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane che ha colpito la regione Basilicata -

Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.

Si deve innanzitutto evidenziare come la depurazione si inserisca nel processo verticale del servizio idrico integrato (S.I.I.) composto appunto da acquedotto, fognatura e depurazione e come la normativa di settore, in particolare l'articolo 149, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006, affidi agitanti di Governo d'ambito - in sede di predisposizione e/o aggiornamento del Piano d'Ambito - il compito di condurre le seguenti attività:

   Ricognizione delle infrastrutture;

   Programmazione degli interventi;

   Redazione piano economico finanziario.

La corretta gestione del S.I.I., secondo le norme vigenti, prevede una struttura decisionale locale che fa capo agli enti di governo d'ambito cui spetta la scelta del modello organizzativo del SII, la pianificazione degli interventi necessari a fornire un servizio di qualità, la redazione del piano economico e finanziario della gestione e ]’affidamento del servizio ad un gestore unico,

La regione Basilicata ha, in tal senso, legiferato con legge regionale n. 1 del 2016 con la quale è stato individuato un ambito territoriale unico regionale. Relativamente alla costituzione dell'ente di governo d'ambito, sulla base della succitata legge regionale è stato costituito il soggetto d'ambito individuato nell'ente pubblico EGRIB, ente di governo per i rifiuti e le risorse idriche di Basilicata.
Tutti i comuni della regione hanno aderito all'ente di governo d'ambito. L'affidamento del SII è avvenuto mediante modalità
in house a favore del gestore Acquedotto lucano spa in data 1° gennaio 2003, con durata trentennale.

L'efficienza del sistema globale relativo alla depurazione delle acque reflue viene valutata tramite le prescrizioni i parametri ed i valori di emissione dei reflui nei corpi idrici ricettori riportati nel decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni e nella direttiva 91/271/CEE.
Il rispetto dei limiti previsti dagli allegati al decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni garantisce un efficiente grado di depurazione dei reflui prima della loro immissione nei corpi idrici ricettori. La direttiva comunitaria su menzionata, oltre alla valutazione dell'efficienza dei processi depurativi, valuta anche la percentuale di collettamento che raggiunge gli impianti di depurazione. Il mancato rispetto dei limiti imposti nella direttiva 91/271/CEE comporta per gli stati membri l'inizio di un precontenzioso comunitario che, se non risolto, porta all'avvio di una procedura di infrazione.
La regione Basilicata è stata interessata dalla procedura di infrazione 2059/2014 (ex EU Pilot 1976/11/ENVI) nell'ambito della quale è stata contestata, con parere motivato emesso ai sensi dell'articolo 258, comma primo, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la non conformità agli articoli 3, 4 e 5 della Direttiva 91/271/CEE per n. 40 agglomerati.

In risposta a tale parere motivato complementare, la regione ha fatto pervenire alla Commissione europea per il tramite del Ministero dell'ambiente:

La nota del 13 luglio 2017 accompagnata da una tabella di sintesi contenente dati relativi a ciascuno dei 40 diversi agglomerati situati in Basilicata in relazione ai quali la Commissione ha addebitato degli inadempimenti, unitamente ad una relazione tecnica sullo stato dei singoli agglomerati, una tabella riepilogativa degli interventi intrapresi o programmati in vista del raggiungimento della conformità per tali agglomerati ed altri 15 allegati;

La nota del 31 luglio 2018, accompagnata da una nuova tabella di sintesi contenente dati aggiornati sui suddetti agglomerati, una relazione sullo stato degli agglomerati unitamente ad altri 23 allegati;

Le note 28 ottobre 2019 e 5 novembre 2019 con dati di sintesi strutturati secondo una tabella excel ed ulteriori allegati ed elementi informativi per gli agglomerati oggetto di contestazione.

Alla luce delle informazioni fornite la Commissione europea ha ritenuto di dover giungere alla conclusione che, alla data di scadenza del termine impartito nel parere motivato complementare, gli obblighi di trattamento delle acque reflue urbane previsti all'articolo 4 o all'articolo 5 della direttiva 91/271 non fossero adempiuti in relazione non più agli iniziali 40 agglomerati oggetto di precontenzioso ma a soli 19 agglomerati.

L'intervento proposto dalla regione per risolvere la procedura di infrazione riguarda il collettamento delle acque reflue urbane all'impianto di depurazione e l'adeguamento al decreto legislativo n. 152 del 2006, per un costo di investimento pari a 3.197 milioni di euro finanziato con fondi regionali nell'ambito dell'APQ risorse idriche tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche.

Dall'analisi delle fasi procedurali delle attività si prevede l'inizio dei lavori per il mese di giugno 2021 e l'ultimazione degli stessi, con la raggiunta conformità dell'agglomerato, per il mese di dicembre 2023.

Nell'ambito della procedura di infrazione la regione Basilicata ha presentato un'ulteriore informativa al Ministero dell'ambiente inerente i seguenti agglomerati:

Montescaglioso:

a riguardo è stata informata la Commissione europea che l'agglomerato di Montescaglioso risulta in Bacino drenante in area sensibile solo per mero errore materiale di trascrizione. Infetti, dalla visione del piano di tutela adottato con DGR 1888 del 2008 l'agglomerato e gli scarichi dei suoi due impianti, risultano in NA (Area non sensibile);

Oppido Lucano:

a dimostrazione della corretta funzionalità degli impianti e del fatto che alla data di riferimento tutte le acque reflue raccolte nella rete fognaria dell'agglomerato fossero sottoposte ad un adeguato trattamento secondario o equivalente, sono stati allegati i campionamenti eseguiti nel corso dell'ultimo semestre del 2018, i cui esiti sono riportati in apposite tabelle;

Stigliano:

per questo agglomerato, al fine di dimostrarne il corretto funzionamento, sono stati allegati i campionamenti eseguiti nel corso del 2018, che, seppur conformi, non coprono però un periodo sufficientemente rappresentativo di monitoraggio ma che, sulla base degli elementi forniti, fanno in modo che l'agglomerato possa considerarsi comunque in raggiunta conformità strutturale.

Grassano:

per questo agglomerato la realizzazione dell'intervento di «Realizzazione del sistema di trattamento terziario agli impianti di depurazione ricadenti nelle aree sensibili individuate dal Piano di tutela del [a Regione Basilicata - 1 stralcio - 2° Lotto abilitato di Grassano», commissariato con ex decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 ottobre 2015, ai sensi dell'articolo 7, comma 7, del decreto-legge n. 133 del 2014 finanziato con fondi FSC 2007-2013 Cipe 60/2012, ha consentito la risoluzione delle problematiche contestate.

I lavori sono stati ultimati in data 28 dicembre 2018 e collaudati in data 15 luglio 2019, come riportato nel Certificato di regolare esecuzione allegato, ed entrato in funzione il 31 luglio 2019 e, come comunicato dal Gestore acquedotto lucano s.p.a.

Di seguito si riporta la tabella esplicativa:

SCHEDA DI SINTESI

  REGIONE

  BASILICATA

  NUMERO AGGLOMERATI IN CONTENZIOSO

  19

SITUAZIONE OTTOBRE 2019

  NUMERO DI AGGLOMERATI NON PIÙ INTERESSATI DALLA PROCEDURA

  1 Montescaglioso

  NUMERO AGGLOMERATI CONFORMI

  1 Oppido Lucano

  NUMERO AGGLOMERATI CON RAGGIUNTA CONFORMITÀ STRUTTURALE

  2 (Stigliano, Grassano)

  NUMERO AGGLOMERATI NON CONFORMI

  15 (Acerenza, Atella, Barile, Bella, Chiaromonte, Genzano di Lucania, Irsina, Matera, Pescopagano, Pietragalla, Pisticci, Pomarico, Rionero in Vulture, Salandra, Tricarico)

  PER GLI AGGLOMERATI NON CONFORMI L'ANNO PREVISTO DI RAGGIUNTA CONFORMITÀ

  Su complessivi 15 agglomerati non conformi:
  2 conformi entro il 2021

    5 conformi entro il 2022

    8 conformi entro il 2023

Nel contempo tuttavia la regione Basilicata ha comunque provveduto a finanziare un pacchetto di interventi riguardante tutti e 40 gli agglomerati originariamente sottoposti a procedura, come sinteticamente riportato nel sottostante schema che indica il numero di interventi previsti, l'importo e il relativo programma di finanziamento.

  PROGRAMMI DI FINANZIAMENTO

  N. INTERVENTI

  IMPORTO

  Accordo di Programma Quadro «Risorse Idriche»

  8 interventi

  33,66 milioni di euro

  Piano per il Sud (Delibera CIPE n. 60/2012)

  7 interventi

  19,2 milioni di euro

  Obiettivi di servizio (Delibera CIPE n. 79/2012)

  1 intervento

  1,4 milioni di euro

  PO FESR Basilicata 2014-2020

  10 interventi

  26,63 milioni di euro

  FSC 2014-2020

  14 interventi

  9,97 milioni di euro

  PON AMBIENTE 2014-2020

  9 interventi

  14,78 milioni di euro

Impianto di depurazione di Genzano di Lucania:

La regione Basilicata ha dunque programmato un pacchetto di interventi per tutti i 40 agglomerati originariamente sottoposti a procedura di infrazione, per i quali è prevista una specifica copertura finanziaria.

Come sinteticamente riportato nel sottostante schema, nell'ottica di conseguire la copertura finanziaria per tutti gli agglomerati succitati, per otto opere è stato confermato il già stabilito finanziamento a carico dell'accordo di programma quadro risorse idriche il quale, come noto, è sovvenzionato da fondi statali (ovvero dalle delibere CIPE 142/99, CIPE 84/00, CIPE 36/02 e CIPE 20/04), fondi FESR e da un previsto cofinanziamento regionale.

interventi programmati a valere Sull'Accordo di Programma Quadro «Risorse Idriche» (FAS 2000/2006):

 

Agglomerato in infrazione

Intervento

Importo

  1

  Acerenza

  Opere necessarie alla attivazione del depuratore consortile di Acerenza località Torrevosa

  € 1.700.000,00

  2

  Pietragalla

  Lavori di collettamento della rete di collettamento reflui nei comuni di Avigliano, Pietragalla e Acerenza all'impianto consortile

  € 8.480.937,92

  3

  Ferrandina

  Rete di smaltimento acque reflue centro storico e adeguamento tecnologico impianto depurazione borgo Macchia

  € 3.500.000,00

  4

  Genzano di Lucania

  Collettamento acque reflue urbane all'impianto di depurazione ed adeguamento dello stesso al decreto legislativo 152 del 2006 (c/da Gaudemanno)

  € 3.197.000,00

  5

  Lauria

  Potenziamento e razionalizzazione del sistema depurativo a servizio dell'abitato di Lauria

  € 1.700.000,00

  6

  Maratea

  Adeguamento reti fognarie del Comune di Maratea

  € 6.197.482,78

  7

  Oppido Lucano

  Lavori di collettamento reflui dei comuni di Avigliano, Pietragalla, Acerenza, Oppido Lucano, e realizzazione del depuratore

  € 1.133.130,08

  8

  Pisticci

  Collettamento con parziale rifacimento rete fognaria dell'abitato di Pisticci (Centro Agricolo, Tinchi, San Basilio e Marconia)

  € 6.662.934,00

TOTALE

  € 33.664.398,58

L'adeguamento dell'impianto di depurazione di Genzano di Lucania, progettato per un'utenza di circa 4.000 abitanti equivalenti ma che attualmente serve un carico decisamente maggiore, è ricompreso in tale elenco con previsione di finanziamento a carico del succitato cofinanziamento regionale: ciò nondimeno all'oggi l'intervento previsto, in uno con la realizzazione delle relative reti fognarie, è sprovvisto di copertura finanziaria poiché la regione Basilicata non ha ancora potuto stanziare in bilancio i relativi fondi necessari.

Per risolvere tale situazione, che interessa anche altre opere per le quali è stato previsto ma non ancora stanziato tale cofinanziamento, la regione nel novembre 2019 ha fatto richiesta al commissario straordinario unico ex decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2017, su impulso dello stesso, del fabbisogno finanziario aggiuntivo stimato per l'esecuzione degli interventi necessari per la chiusura della procedura di infrazione 2014/2059.

Per quanto riguarda specificatamente lo stato di attuazione dell'intervento, come riferito dalla stessa EGR1B alla stessa regione, l'Acquedotto lucano ad oggi è ancora nella fase progettuale in quanto vi è stata la necessità di individuare, di concerto con l'amministrazione comunale, il sito per il nuovo impianto. Per questo motivo l'Acquedotto lucano ha proposto l'esecuzione dell'intervento in due stralci operativi inerenti i lavori di collettamento e quelli di costruzione dell'impianto.

Il progetto relativo ai collettori fognari è già stato ultimato ed inviato al comune preposto per l'avvio delle procedure espropriative.

Il depuratore, del tipo a biomassa adesa e realizzato negli anni '90, originariamente operava mediante le seguenti stazioni di trattamento: grigliatura manuale e meccanica, dissabbiatura, sollevamento, denitrificazione, vasca biologica a fanghi adesi, sedimentazione, disiniezione, stabilizzazione fanghi e letti di essiccamento per il trattamento dei fanghi.

Il comparto ossidativo, con il trascorrere degli anni, a causa del deterioramento fisiologico dei biofiltri, ha garantito una resa sempre meno adeguata ad assicurare l'efficienza del trattamento depurativo, anche in considerazione dell'incremento del carico influente e della presenza di numerose attività di tipo commerciale/industriale, autorizzate o non autorizzate, che sversano in fogna sostanze che inficiano il processo depurativo.

Nelle more della ultimazione della progettazione esecutiva e della esecuzione dei lavori necessari ad adeguare la funzionalità del depuratore, il gestore ha comunque provveduto a superare le criticità in fase gestionale dell'impianto, modificandone la tipologia impiantistica da «reattore a biomassa adesa» a «sistema a fanghi attivi», mediante l'utilizzo della stazione di denitrificazione, come unità biologica a biomassa sospesa, ponendo in opera nella vasca due aeratori sommersi a flusso radiale.

Nel corso degli ultimi due anni inoltre sono stati attuati numerosi interventi per la manutenzione straordinaria dell'impianto, per un importo pari a 72.088,18 così come riportati in calce:

ripristino perdite pozzetto di alimentazione sedimentatore finale e sedimentatore finale impianto di depurazione;

realizzazione nuova linea di ricircolo surnatanti, compreso lavorazioni accessorie;

sostituzione scomparto media tensione arrivo ENEL a servizio del depuratore;

trasporto, nolo di gruppo elettrogeno da 60 KWh, per la durata di tre giorni;

ripristino stazione di clorazione mediante sostituzione di elettropompa dosatrice a servizio impianto;

fornitura e posa in opera di aeratore sommerso a flusso radiale (Radialjet) da 15,0 kW, compreso collegamento al quadro elettrico;

servizio di carico, trasporto e smaltimento, compreso analisi di caratterizzazione, presso impianto autorizzato a norma di legge, di fanghi (CER 190805);

intervento di disostruzione condotte interne del sollevamento iniziale, ossidazione e sedimentazione;

di sostuzione canale di ingresso - pozzetto di sollevamento mediante l'utilizzo di auto espurgo.

A decorrere dal 201.1 sono stati inoltre eseguiti lavori di manutenzione straordinaria ed è stata assicurata la conduzione ordinaria dell'impianto per un importo totale di euro 257.325,36.
Il gestore precisa che laddove il depuratore non sia ubicato entro i centri abitati, per cui sia prioritaria la limitazione delle emissioni odorigene, rientra nella normale prassi della progettazione realizzare impianti di depurazione in ambiente esterno e dotati di vasche biologiche prive di copertura.

Ciò sia per evitare che le eventuali emissioni nocive prodotte possano pregiudicare la salute dei lavoratori, sia al fine di rendere disponibile un surplus di ossigeno, necessario allo sviluppo delle reazioni biologiche grazie alla dissoluzione naturale nel mezzo liquido dell'ossigeno presente in atmosfera.
Acquedotto lucano ha segnalato al sindaco del comune di Genzano di Lucania le condizioni di degrado e di pericolo della viabilità di accesso all'impianto di depurazione al punto da renderla non percorribile al transito veicolare sin dal mese di settembre del 2017.

Tale circostanza creava gravi disagi per l'accesso degli addetti e dei mezzi, inibendo non solo l'attività manutentiva ed il trasporto e conferimento dei fanghi, ma anche le più comuni operazioni di esercizio della ditta conduttrice dell'impianto stesso.

Dalla data di ripristino della piena fruibilità della strada di accesso all'impianto, avvenuta ad opera del Comune di Genzano di Lucania nel mese di ottobre del 2018, la società segnala di aver comunque provveduto a garantire la continuità del processo depurativo dell'impianto.

L'impianto di Genzano Gaudemanno è soggetto a considerevoli variazioni del carico biologico in ingresso. Il refluo, che viene inizialmente collettato in fogna e successivamente confluisce nel depuratore, risulta del tutto inadatto a garantire la funzionalità di un impianto del tipo classico a biomassa sospesa o adesa. Tale condizione è da ricondurre all'afflusso di scarichi con valori di concentrazione degli inquinanti di gran lunga oltre i limiti di legge per gli scarichi in rete fognaria.

I rapporti di prova identificativi dei campioni del refluo in ingresso all'impianto che il laboratorio della Vigilanza Igienica di Acquedotto Lucano emette secondo i dettami del Testo unico dell'ambiente attestano, infatti, come le caratteristiche dell'affluente siano proprie di scarichi di natura non domestica.

I valori medi della concentrazione dei parametri, monitorati con frequenza mensile a decorrere dall'anno 2017, risultano notevolmente superiori ai limiti previsti dalla legge per scarichi in rete fognaria (tabella 3 Allegato V alla parte III decreto legislativo n. 152 del 2006).

Il gestore ritiene che valori elevati possano essere generati da attività produttive che attengono al comparto caseario o vinicolo ed oleario.

La regione segnala inoltre riguardo che ai sensi dell'articolo 101, comma 7, lettera e), del decreto legislativo 152 del 2006, ai fini della disciplina degli scarichi, «sono assimilate alle acque reflue domestiche le acque reflue aventi caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche e indicate dalla normativa regionale» e che secondo l'articolo 7, comma 3 del Regolamento per l'esercizio delle competenze in materia di scarichi di acque reflue urbane e/o industriali in pubblica fognatura dei comuni dell'ambito unico di Basilicata «gli scarichi sono assimilabili a domestici se prima di ogni trattamento depurativo presentano caratteristiche qualitative e quantitative di cui alla tabella 3 allegato 5 del T.U.A, per scarichi in pubblica fognatura».
Considerato che il Servizio idrico integrato non comprende la depurazione degli scarichi derivanti da usi industriali dell'acqua e, dunque, non essendo oggetto della convenzione tra EGRIB (ex autorità di ambito territoriale ottimale) ed Acquedotto lucano la gestione degli impianti di depurazione misti non assimilabili a civili, il gestore ha chiesto all'amministrazione comunale di Genzano di Lucania di attivare tutte le iniziative necessarie ad accertare l'origine e la natura degli afflussi anomali non assimilabili a domestici che continuano a registrarsi in ingresso all'impianto, i quali compromettono il processo biologico e non sono tantomeno oggetto del Servizio idrico integrato.
In riferimento a quanto eccepito nel testo della interrogazione, cioè che «la legge impone che le analisi debbano essere compiute da un ente certificato...» identificato con l'ARPAB, si sottolinea che il laboratorio della vigilanza igienica di Acquedotto lucano ha ottenuto la certificazione dei sistemi di gestione di qualità (CSQ) da parte di un organismo di certificazione federato, a seguito dall'avvio dell'iter messo in campo per ottemperare a tutte le prescrizioni previste dalla norma ISO 9001:2015.

Al fine di migliorare i servizi di controllo igienico sanitario e garantire trasparenza dei processi e dei servizi offerti dal gestore del S.I.I., infatti, il sistema di gestione per la qualità di Acquedotto lucano è conforme alla norma ISO 9001:2015 per il controllo igienico sanitario ed il monitoraggio del ciclo idrico dell'acqua effettuato mediante il laboratorio di analisi.

La natura anomala degli scarichi fognari affluenti all'impianto e campionati presso un pozzetto a monte del punto di ingresso nel depuratore, si è dedotta dalle autoanalisi che la società esegue con la cadenza temporale prevista dal T.U.A. concernenti i parametri previsti dal medesimo decreto per gli impianti con potenzialità compresa fra i 2.000 ed i 10.000 abitanti equivalenti.

Infine, si rileva che allo scopo di evitare l'aggravamento della procedura di infrazione n. 2014/2059, nonché della procedura d'infrazione n. 2017/2181, al Commissario unico di cui all'articolo 2. comma 1, del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con modificazioni, dalla Legge 27 febbraio 2017, n. 18, sono stati attribuiti, con l'articolo 4-septies del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32 (sblocca cantieri), convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, «compiti di coordinamento per la realizzazione degli interventi funzionali a garantire V adeguamento nel minor tempo possibile alla normativa dell'Unione europea e superare le suddette procedure di infrazione (comma 1)».

Tanto premesso si deve precisare che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è impegnato costantemente nell'intraprendere tutte le azioni di competenza volte alla risoluzione delle problematiche nel settore fognario depurativo ancora presenti nel territorio nazionale, attraverso iniziative di carattere sia economico che di natura.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Sergio Costa.

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