Camera dei deputati - 4-05878 - Interrogazione sulla precarizzazione del ricercatore a tempo determinato e sul suo inserimento nell’università.
Camera dei deputati - 4-05878 - Interrogazioni a risposta scritta presentata il 3 giugno 2020.
— Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
l'Associazione dei ricercatori a tempo determinato, ARTeD, nasce dall'esigenza di un gruppo di ricercatori a tempo determinato (Rtd) afferenti a diversi atenei italiani di unirsi, chiarire le problematiche relative alla figura del ricercatore a tempo determinato, proporsi come interlocutori di vari soggetti istituzionali (universitari, ministeriali e politici) e prendere parte attiva nella difesa e nella promozione della ricerca e dei ricercatori nel mondo accademico;
la figura del ricercatore a tempo determinato, nata nel 2005 con la legge n. 230 e successivamente modificata nel 2010 con la legge n. 240, ha rappresentato la precarizzazione del ruolo di ricercatore universitario (ex Ru), rivelandosi soggetta a numerose incongruenze legislative e di difficile inserimento pratico nell'università;
nel 2020 la maternità è ancora fonte di inaccettabili discriminazioni nei confronti delle lavoratrici italiane, specialmente delle ricercatrici a tempo determinato di tipo B che sono in attesa da anni di vedere realizzata la prospettiva dell'assunzione a tempo indeterminato nei ranghi di professoresse associate e che si trovano invece bloccate a causa della maternità da una legge che, invece di tutelarle, le penalizza;
infatti, il comma 635 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018) ha introdotto all'articolo 24, comma 9-ter, della legge n. 240 del 2010 la sospensione e proroga automatica dei contratti a tempo determinato per i 5 mesi di astensione obbligatoria del congedo di maternità. Questo genera nei confronti delle ricercatrici a tempo determinato di tipo B l'effetto perverso di ritardare il loro passaggio a professori associati e di costringerle per mesi aggiuntivi a un trattamento economico inferiore rispetto a quello che avrebbero ricevuto se non si fossero trovate nello stato di gravidanza;
la citata norma pone le ricercatrici a tempo determinato di tipo B nell'alternativa di dover rinunziare alla maternità oppure di doverla vivere come una penalizzazione della carriera, imponendo un ritardo obbligatorio e automatico di carriera e di stipendio anche quando sono presenti i titoli per il passaggio a professore associato per la sola circostanza della maternità;
si tratta di un esito probabilmente non voluto di un intervento di riforma confezionato in modo frettoloso e inavveduto, un intervento che risulta gravemente in contrasto con i princìpi e i valori fondanti della Costituzione italiana e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
negli atenei italiani si è diffuso il clamore e l'indignazione per la citata norma, ed ARTeD ha sollecitato un intervento per modificare l'articolo 24, comma 9-ter, della legge citata, nel senso di rendere quantomeno facoltativa e di rimettere al consenso della lavoratrice l'applicazione della proroga del contratto;
per rispondere alle esigenze delle ricercatrici a tempo determinato ARTeD ha proposto di aggiungere all'attuale formulazione della norma la seguente disposizione: «Per i contratti RTD tipo B, la proroga del termine di scadenza è rimessa alla scelta della ricercatrice». Tale modifica consentirebbe, infatti, alle ricercatrici a tempo determinato di tipo B di rinunziare alla proroga qualora fossero già in possesso dell'abilitazione scientifica nazionale (Asn) e dei titoli per il passaggio ad associato, evitando loro così il ritardo discriminatorio nella progressione di carriera e stipendiale –:
se non intenda prendere in considerazione la proposta di ARTeD illustrata in premessa e, quindi, adottare iniziative per affrontare e risolvere la discriminazione nella progressione di carriera e stipendiale evidenziata nei confronti delle ricercatrici a tempo determinato di tipo B.
(4-05878)