Camera dei Deputati - 7-00510 – Risoluzione sulla Fondazione Enasarco e la questione dei contributi cosiddetti «silenti».
Camera dei Deputati - 7-00510 – Risoluzione in Commissione presentata l’8 luglio 2020.
La XI Commissione,
premesso che:
la Fondazione Enasarco è l'ente nazionale di assistenza, costituito nel 1938 e trasformato in soggetto di diritto privato nel 1996, con finalità di pubblico interesse attraverso la gestione di forme pensionistiche integrative obbligatorie a favore di agenti e rappresentanti di commercio;
il controllo pubblico sulla gestione della Fondazione è affidato al Ministero del lavoro e politiche sociali e al Ministero dell'economia e finanze;
Enasarco, dunque, riconosce prestazioni integrative agli agenti e rappresentanti di commercio, che sono iscritti e che hanno versato i relativi contributi. Le prestazioni previste sono la pensione di vecchiaia al compimento dell'età pensionabile, con almeno 20 anni di contributi, il trattamento di fine rapporto, nonché ulteriori prestazioni sanitarie e integrative;
all'ente di previdenza integrativa obbligatoria risultano attualmente iscritte circa 990.000 persone, di cui circa 220.000 attivi, 120.000 pensionati e circa 650.000 definiti «silenti». Nello specifico, i cosiddetti «silenti» sono i contributi versati all'Enasarco, che vengono di fatto persi dagli ex agenti e rappresentati di commercio, che non raggiungano il minimo di anni di contribuzione previsti dal regolamento Enasarco. Addirittura, vi sono centinaia di migliaia di ex lavoratori che hanno versato i contributi obbligatoriamente, anche per 18 anni, per una pensione complementare che non è stata mai corrisposta, nemmeno in parte;
a ciò si aggiunge l'anomalia per la quale, nonostante Enasarco sia una cassa previdenziale ed integrativa privata, sussiste l'obbligo di iscrizione all'ente per tutti gli agenti e rappresentanti di commercio, pur essendo gli stessi già tenuti ad iscriversi all'Inps. Si tratta, dunque, di un'evidente discriminazione in danno di tali lavoratori che rappresentano l'unica categoria per cui è previsto l'obbligo di duplice contribuzione, con l'aggravio, come predetto, di vedersi negato il riconoscimento della pensione integrativa, qualora cessi l'attività prima del raggiungimento dei 20 anni di versamenti obbligatori, poiché, in tal caso, Enasarco non riconosce alcun diritto e non prevede nemmeno la restituzione delle somme versate;
l'ente, dunque, trattiene una notevole quantità di «contributi silenti o improduttivi», poiché sono molti gli agenti e i rappresentati di commercio che non raggiungono i requisiti richiesti;
Enasarco prevede la possibilità di continuare volontariamente il versamento contributivo una volta cessata l'attività di agente di commercio, ma tale opzione non risulta conveniente, soprattutto, per chi ha versato i contributi per pochi anni;
inoltre, trattandosi di un ente previdenziale che eroga prestazioni integrative, non è prevista la possibilità di ricongiunzione dei contributi – meccanismo che sarebbe peraltro inutile e improduttivo, posto che la contribuzione Enasarco è già coperta da quella obbligatoria Inps – né è possibile cumulare la contribuzione, per maturare un maggior importo di pensione;
tale distorto meccanismo è comunque previsto dal regolamento di Enasarco, pertanto, sono anni che un notevole numero di agenti e rappresentanti di commercio denuncia le gravi criticità di detto sistema, nonché le condotte non conformi a buona fede dei vertici della Fondazione;
al riguardo, nel mese di aprile 2020 Federcontribuenti, l'associazione dei consumatori e contribuenti italiani, ha comunicato il deposito presso la procura di Roma di una denuncia-querela contro Enasarco, eccependo, tra l'altro, una mancanza di trasparenza nella gestione delle risorse finanziarie accumulate, chiedendo di procedere con urgenza al commissariamento dell'ente e altresì di farlo confluire in Inps, al fine di dare giustizia a migliaia di ex agenti che si sono visti negare il giusto riconoscimento a una integrazione pensionistica;
il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, anche recentemente, in risposta ad atti di sindacato ispettivo (interrogazione n. 5-03746) si è espresso favorevolmente per una soluzione legislativa che risolva in modo definitivo le anomalie in questione, ma, ad oggi, non sono stati adottati provvedimenti utili in merito;
si evidenzia che, considerando che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero dell'economia e delle finanze dovrebbero vigilare sulla gestione di Enasarco, non si comprende come sia possibile il perdurare di una situazione palesemente dannosa per questi professionisti e che pone anche dei dubbi sulla legittima gestione delle risorse accumulate dalla Fondazione a titolo di «contributi silenti»,
impegna il Governo:
ad adottare iniziative che pongano rimedio alla annosa questione dei contributi cosiddetti «silenti», al fine di escludere che agenti e rappresentanti di commercio perdano i contributi previdenziali versati alla Fondazione Enasarco;
a porre in essere iniziative affinché si ponga rimedio all'anomalia per la quale i rappresentanti e gli agenti di commercio in Italia sono obbligati ad iscriversi a due enti previdenziali;
ad adottare iniziative per espletare un più incisivo controllo sulla Fondazione Enasarco, assumendo i dovuti provvedimenti qualora risulti una gestione non trasparente della Fondazione rispetto ai propri compiti istituzionali.
(7-00510)