Senato – 4-02933 - Interrogazione sulle sanzioni disposte da AGCOM per le violazioni degli obblighi di contratto di servizio da parte di RAI nella vendita degli spazi pubblicitari. RISPOSTA

Senato – 4-02933 - Interrogazione a risposta scritta presentata il 19 febbraio 2020.

- Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:

il consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha accertato, con due diverse delibere, alcune violazioni degli obblighi di contratto di servizio da parte della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;

l'Autorità ha infatti contestato alla Rai alcune gravi violazioni dei principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo in materia di informazione e di non discriminazione e trasparenza nella vendita degli spazi pubblicitari;

per tali ragioni l'Autorità ha comminato all'azienda una multa di 1,5 milioni di euro. Le violazioni riguardano alcuni programmi trasmessi sulle tre reti generaliste durante i quali sono stati violati i principi sanciti dal "contratto di servizio" che regola la concessione. La multa è stata deliberata il 14 febbraio 2020 ed è la più esosa mai comminata alla Rai;

l'Autorità ha inoltre diffidato la concessionaria pubblica affinché elimini, nella vigenza del contratto di servizio 2018-2022, le violazioni e gli effetti delle infrazioni accertate, adottando specifiche misure volte a garantire il rispetto degli obblighi e ad evitare il ripetersi delle violazioni in futuro, richiamando l'importanza della responsabilità editoriale pubblica della concessionaria;

ha precisato: "Nella vigilanza della missione di servizio pubblico non sono le singole fattispecie - su cui la società ha spesso messo in atto azioni ripristinatorie o correttive - a rilevare ma l'effetto che tali condotte hanno generato e potrebbero generare sui valori della collettività e i diritti dei cittadini, nonché sul valore di utilità pubblica e sociale del canone del servizio della concessionaria";

si legge ancora: "a seguito di un monitoraggio costante e continuo dal quale sono emersi numerosi episodi riguardanti la programmazione diffusa dalle tre reti generaliste, ha accertato il mancato rispetto da parte di Rai dei principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo, riferito a tutte le diverse condizioni e opzioni sociali, culturali e politiche, così da garantire l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività, nel rispetto della dignità della persona, del diritto e dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto ad essere informati";

un giudizio durissimo, insomma, che l'Autorità ha espresso a maggioranza con la contrarietà sulla sanzione, fra i commissari, di Mario Morcellini e l'astensione di Francesco Posteraro. "Mi sono astenuto - ha dichiarato Posteraro all'Ansa - perché ritengo che le violazioni riscontrate non siano di gravità tale da richiedere l'irrogazione di una sanzione";

il provvedimento sarà reso noto con la sua documentazione il 19 e il 20 febbraio. Ma da quel che si apprende nel mirino di Agcom sarebbero finiti programmi di informazione ma anche di intrattenimento. Si va dalla "Vita in Diretta" ai "Realiti", all'"Approdo" di Gad Lerner al Tg2 nel servizio in cui ha parlato del presunto fallimento del modello svedese d'integrazione sostenendo che alcuni territori del Paese erano "completamente fuori controllo", zone dove "la polizia non entra". Non ci sarebbe invece "Porta a Porta" con lo "spot" del numero uno della Lega Matteo Salvini durante Juventus-Roma. Sarebbe in questo caso bastata la "riparazione" successiva con il segretario Pd, Nicola Zingaretti;

la seconda delibera dell'Autorità, approvata all'unanimità, ha invece accertato "il mancato rispetto dei principi di non discriminazione e trasparenza" in relazione ai prezzi praticati dalla concessionaria nella vendita degli spazi pubblicitari;

l'Autorità ha dunque diffidato la Rai a cessare immediatamente i comportamenti contestati, "anche al fine di consentire ad Agcom la verifica del corretto utilizzo delle risorse pubbliche (canone) e private (pubblicità) per il finanziamento delle attività e della programmazione di servizio pubblico";

la notizia della sanzione alla Rai è molto grave e le ripetute violazioni del contratto di servizio, accertate dall'Agcom, non depongono bene né per la qualità dell'informazione Rai, né per i cittadini che dovranno anche pagare indirettamente la multa visto che ne sono azionisti attraverso il Governo;

tenuto conto che:

risulta all'interrogante che numerosi partiti minori, essendo fuori dal Parlamento, vengono discriminati a causa del mancato rispetto del principio di pluralismo dell'informazione. Infatti, per esempio, la Federazione nazionale dei Verdi lamenta che nei mesi di novembre e dicembre 2019 si sono verificati comportamenti censori da parte della Rai e di altre reti nazionali, quali per esempio "La7", "Mediaset", eccetera, che hanno concesso nei talk show e nei contenitori di informazione e di approfondimento nessuna presenza;

la medesima Federazione, che è un partito storico ed ha sempre ricevuto consensi alle elezioni europee, ha presentato due esposti presso l'Agcom nei quali si evidenziavano, con dati dettagliati, i comportamenti censori da parte della Rai e delle altre reti. Negli spazi delle informazioni date dai telegiornali le percentuali concesse alla Federazione erano pari allo 0,15 per cento, invece al partito "Azione" di Calenda, appena costituito, sono state concesse quattro ore di esposizione televisiva,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare, per quanto di competenza, circa l'accaduto;

se non ritenga che la pronuncia e la multa dell'Agcom nei confronti della Rai evidenzino questioni molto gravi, che dovrebbero indurre i vertici dell'azienda ed i responsabili dell'informazione a valutare la propria permanenza in servizio;

se non ritenga di dover intervenire al fine di garantire negli spazi televisivi dei telegiornali e di approfondimento della Rai e delle varie reti televisive la presenza dei Verdi e di altre piccole formazioni politiche, totalmente cancellate, che hanno determinato una profonda violazione del pluralismo e delle regole alla base della nostra democrazia, più volte richiamate da numerose sentenze della Corte costituzionale.

(4-02933)

Senato della Repubblica

Lunedì 21 settembre 2020

Sulla presenza delle diverse forze politiche nella programmazione RAI -Interrogazione a risposta scritta n. 4-02933 

(Testo della risposta)

Risposta. - Come noto, l'art. 22 del contratto di servizio 2018-2022 attualmente vigente tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI Radiotelevisione italiana SpA, prevede l'istituzione, presso lo stesso Ministero, di una commissione paritetica composta da 8 membri, 4 designati dal Ministero e 4 dalla concessionaria del servizio pubblico, con l'obiettivo di definire le modalità operative degli obblighi a carico della RAI e risolvere le difficoltà di applicazione e di interpretazione eventualmente emergenti. La commissione, istituita con decreto del 4 settembre 2018, ha compiti di vigilanza sull'adempimento degli obblighi previsti in capo alla RAI per il quinquennio 2018-2022.

Ciò detto in premessa, sulle questioni sollevate sono state interpellate le parti interessate, ossia l'Autorità garante per le comunicazioni e la RAI.

L'AGCOM ha confermato di aver adottato, in data 14 febbraio 2020, la delibera n. 69/20/CONS con la quale ha accertato il mancato rispetto, da parte della RAI, dei principi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), del contratto di servizio 2018-2022 e la mancata osservanza delle disposizioni di cui all'articolo 6 e all'articolo 25, comma 1, lettera e), punto IV e lettera p). In particolare, ha riferito che, a seguito di monitoraggio costante della programmazione della concessionaria del servizio pubblico, erano stati rilevati numerosi episodi riguardanti la programmazione diffusa dalle tre reti generaliste televisive (specificamente, telegiornali e programmi) recanti profili di criticità in relazione ai principi di indipendenza, obiettività, completezza, imparzialità e pluralismo, quest'ultimo riferito a tutte le diverse condizioni e opzioni sociali, culturali e politiche, anche con riguardo al rispetto della dignità della persona.

In particolare, l'interrogante sottolinea la necessità che venga garantita, negli spazi televisivi dei telegiornali e di approfondimento della RAI e delle varie reti televisive, la presenza dei Verdi e di altre piccole formazioni politiche. Sul punto, l'AGCOM conferma che, dall'analisi congiunta dei dati relativi ai notiziari RAI e ai programmi di approfondimento, è emerso un trend comune, costante e sistematico di rappresentazione della principale forza parlamentare e la sostanziale esclusione di forze minori, le quali non hanno trovato tribuna e ospitalità presso la programmazione RAI. La problematica riguarda sia forze politiche che hanno rappresentanti in Parlamento, come "+Europa", sia forze politiche che, sebbene assenti in Parlamento, costituiscono voci storiche, come è il caso della "Federazione dei Verdi", del "Partito radicale", dei "Radicali italiani" e di altre liste minori.

In altri termini, è stato evidenziato che gli squilibri osservati rispetto alla rappresentanza parlamentare non risultano essere stati compensati da una maggiore apertura a forze politiche prive di rappresentanza, ma partecipi della vita istituzionale del Paese. La mancata partecipazione al dibattito pubblico di forze politiche esistenti nella società, ma non (ancora) presenti in Parlamento, appare infatti in aperto contrasto con l'obbligo di "apertura alle diverse formazioni politiche e sociali" espressamente previsto dall'articolo 6 del contratto di servizio.

L'AGCOM ha ritenuto pertanto di irrogare una sanzione pecuniaria di 1,5 milioni di euro, ai sensi dell'articolo 48, comma 7, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici). L'Autorità, inoltre, ha diffidato la concessionaria del servizio pubblico radio-televisivo affinché adottasse iniziative tese a contrastare il ripetersi delle infrazioni descritte nel provvedimento, con l'obiettivo di assolvere alla missione di servizio pubblico e di garantire un completo adempimento degli obblighi di servizio pubblico, come declinati nella normativa e nel contratto nazionale di servizio 2018-2022. A tal fine, la RAI è stata chiamata a presentare, entro 30 giorni dalla notifica del provvedimento, una proposta di impegni in risposta ai rilievi sollevati. Inoltre, entro 60 giorni dalla notifica, la RAI è stata chiamata a presentare una proposta di metodologia di rilevazione di specifici indicatori che consenta il monitoraggio del rispetto degli obblighi di servizio pubblico; al fine di assicurare livelli di qualità adeguati e misurare l'imparzialità, la responsabilità, l'affidabilità, la diversità e l'identità quali tratti specifici della programmazione di servizio pubblico.

Con riferimento alla presenza dei movimenti politici privi di rappresentanza parlamentare nei programmi, non solo della concessionaria pubblica, ma anche di emittenti private, preme sottolineare inoltre che l'AGCOM esercita il monitoraggio d'ufficio sia nei periodi elettorali che in quelli non elettorali, per verificare il rispetto della normativa vigente.

Nel corso delle campagne elettorali o referendarie, la valutazione del rispetto del pluralismo politico ed istituzionale avviene secondo i criteri definiti dall'AGCOM e dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, recante "Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica".

Nei periodi non elettorali, invece, il monitoraggio d'ufficio è svolto secondo le disposizioni contenute nelle delibere n. 22/06/CSP e n. 243/10/CSP emanate dalla stessa Autorità. L'attività è finalizzata a verificare il rispetto del pluralismo politico e istituzionale, rilevando lo spazio riservato nella programmazione ai diversi soggetti e il tempo dedicato alla trattazione di diversi temi oggetto di dibattito pubblico. Nella delibera n. 243/10/CSP, l'Autorità ha previsto che, nel corso dei periodi non interessati da campagne elettorali o referendarie, la verifica del rispetto del pluralismo politico e istituzionale di ciascun telegiornale delle reti televisive nazionali sottoposto a monitoraggio debba essere effettuata d'ufficio nell'arco di un trimestre. Con la delibera n. 22/06/CSP è stato precisato che per "soggetti politici" si intendono quelle forze che costituiscono un autonomo gruppo al Parlamento nazionale o al Parlamento europeo. Negli altri casi, come stabilito anche dall'atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico, approvato dalla Commissione di vigilanza 1'11 marzo 2003, il pluralismo nella sua accezione più ampia deve estendersi "a tutte le diverse condizioni e opzioni (sociali, culturali e politiche) che alimentano gli orientamenti dei cittadini e non si esauriscono nelle posizioni rappresentate dai partiti". Ciò significa che le emittenti nazionali devono assicurare un'adeguata e completa informazione su tutte quelle tematiche di interesse anche sociale, politico, culturale e religioso che caratterizzano l'attualità della cronaca.

Con riferimento al provvedimento in materia di pubblicità, adottato con la delibera n. 61/20/CONS, l'AGCOM ha ritento di dover ordinare alla concessionaria pubblica l'adozione di misure che rendessero trasparenti le modalità di conclusione dei contratti di diffusione pubblicitaria, in quanto l'azienda non ha dato evidenza di criteri certi ed uniformi adoperati per la costruzione dei prezzi di listino e delle riduzioni di prezzo effettivamente praticate, lasciando spazio a potenziali politiche di discriminazione di prezzo. Le verifiche sulla trasparenza dei prezzi di vendita degli spazi pubblicitari assumono infatti un rilievo dirimente nell'esercizio della vigilanza sul rispetto delle disposizioni relative all'efficiente gestione aziendale delle risorse pubbliche, posto che l'eventuale non corretta imputazione degli importi relativi a costi e ricavi della pubblicità audiovisiva può compromettere l'affidabilità della valorizzazione del fabbisogno di canone. La richiesta dell'Autorità relativa alle informazioni su contratti e prezzi praticati è funzionale allo svolgimento delle verifiche periodiche prescritte dal contratto di servizio, oltre a generare possibili effetti distorsivi sulla dinamica dei prezzi di mercato. L'Autorità ha pertanto ritenuto di dover diffidare la RAI dal disattendere il rispetto dei principi di non discriminazione e trasparenza nella conclusione dei contratti di diffusione pubblicitaria e ha chiesto alla RAI di sottoporre le misure adottate per assicurare il rispetto di tali principi.

Sentita anche la RAI, si evidenzia che quest'ultima considera i rilievi dell'Autorità completamente infondati e gravemente lesivi della sua libertà editoriale e d'impresa. L'azienda, in particolare, ritiene che la decisione sia stata assunta senza una preventiva e approfondita indagine di mercato tra tutti gli operatori del settore dei media audiovisivi, senza il supporto di esaustive ed esplicative elaborazioni matematiche o il riferimento a un singolo valore numerico. Conseguentemente, la RAI ha proposto ricorso avverso la delibera AGCOM n. 61/20/CONS dinanzi al TAR Lazio.

Rimettendo dunque alle competenti sedi giurisdizionali la soluzione della questione, si fa presente che il Ministero, nell'ambito delle proprie competenze, continuerà a monitorare la vicenda, con l'obiettivo di assicurare il rispetto delle regole del contratto di servizio e garantire il superamento delle problematiche segnalate.

Il Ministro dello dello sviluppo economico PATUANELLI

(21 settembre 2020)

 

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