Senato della Repubblica - 3-00199 - Interrogazione sulla legislazione regionale in materia di concessioni demaniali marittime, per tre minuti.
Senato della Repubblica - 3-00199 - Interrogazione a risposta immediata presentata dall’On. Ronzulli (FI-BP) ed altri il 13 settembre 2018.
RONZULLI , GASPARRI , MALLEGNI , DAMIANI , RIZZOTTI , GALLONE , TOFFANIN , MALAN - Ai Ministri per gli affari regionali e le autonomie, per gli affari europei, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti. -
Premesso che:
il turismo costituisce un settore determinante per l'economia del nostro Paese e le stime del piano strategico per il turismo 2017-2022 indicano un peso attuale del settore dell'11 per cento circa sul PIL e del 12,5 per cento sull'occupazione;
al successo di questo settore contribuiscono, in maniera decisiva, 30.000 imprese con oltre 100.000 addetti diretti, per il 93,20 per cento a carattere familiare, che offrono servizi per la balneazione su aree demaniali marittime oggetto di concessione amministrativa;
il 94,8 per cento degli italiani ha dichiarato l'alto gradimento dei servizi di spiaggia resi da dette aziende;
il riordino della materia delle concessioni demaniali marittime ha incontrato oggettive difficoltà derivanti, sia dall'attuale assetto costituzionale nel riparto delle competenze fra Stato e Regioni, ex art. 117 della Costituzione, sia per la presenza dei diritti dei concessionari derivanti dalla normativa previgente abrogata, meritevoli di attenta considerazione, anche al fine di evitare un pericoloso contenzioso in danno dell'erario;
la complessità della materia è anche dovuta alla necessità di non pregiudicare i diritti sorti in capo ai concessionari, sia in ordine al legittimo affidamento nella stabilità delle aziende sin qui garantita dal cosiddetto diritto di insistenza, sia per quanto riguarda la proprietà privata delle aziende sorte sulle aree concesse, essendo le stesse intimamente connesse a queste ultime;
la consapevolezza di questi aspetti ha indotto il legislatore a ritenere insufficiente il termine del 31 dicembre 2015 e, quindi, con l'art. 34-duodecies del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, ha disposto la scadenza al 31 dicembre 2020 per il definitivo riordino della materia prorogando a tale data le concessioni in essere;
i diversi interventi legislativi sulla materia effettuati dalle Regioni (legge regionale Emilia-Romagna 23 luglio 2009, n. 8; legge regionale Toscana 23 dicembre 2009, n. 77, e 9 maggio 2016, n. 31; legge regionale Marche 11 febbraio 2010, n. 7; legge regionale Veneto 16 febbraio 2010, n. 13; legge regionale Abruzzo 18 febbraio 2010, n. 3, e 27 aprile 2017, n. 30; legge regionale Liguria 30 luglio 2012, n. 24; legge regionale Puglia 10 aprile 2015, n. 17; legge regionale Friuli-Venezia Giulia del 21 aprile 2017, n. 10) sono stati tutti oggetto di contenzioso davanti alla Corte costituzionale, che li ha dichiarati incostituzionali vertendo in tema di concorrenza, competenza esclusiva dello Stato (sentenze della Consulta n. 180 del 20 maggio 2010; n. 233 del 1° luglio 2010; n. 340 del 26 novembre 2010; n. 213 del 18 luglio 2011; n. 171 del 4 luglio 2013; n. 157 del 7 luglio 2017; n. 40 del 11 gennaio 2018; n. 109 del 30 maggio 2018; n. 108 del 7 giugno 2018);
i Governi che si sono succeduti in questi anni hanno manifestato, anche e soprattutto attraverso l'impugnativa delle leggi regionali, una visione assai parziale dei principi comunitari invocando esclusivamente l'applicazione della direttiva Bolkestein e dell'obbligo di trasparenza e non discriminazione nell'assegnazione di beni pubblici (quindi le gare) trascurando del tutto due altri principi fondamentali proprio del diritto europeo;
in primo luogo, si è sottovalutata la necessità di tutelare la certezza del diritto e della buona fede di chi ha confidato in un assetto normativo e amministrativo previgente, il cosiddetto legittimo affidamento; così come i Governi nelle impugnative hanno sempre trascurato anche la garanzia del diritto alla proprietà della propria azienda, costituzionalmente e comunitariamente tutelato;
la Regione Liguria, in data 10 novembre 2017, per la tutela delle aziende balneari ivi operanti ha emanato due leggi: la n. 25 sulla "Qualificazione e tutela dell'impresa balneare" e la n. 26 sulla "Disciplina delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative";
il Governo pro tempore Gentiloni, il 12 gennaio 2018, ha impugnato davanti alla Corte costituzionale le due leggi regionali citate emanate dalla Liguria in data 10 novembre 2017, del resto approvate a larghissima maggioranza (la n. 25/2017 addirittura all'unanimità), con il consenso di tutte le associazioni di categoria, censurando, oltre alla violazione della cosiddetta direttiva Bolkestein, ancora una volta l'incompetenza della Regione per il rischio di disparità di trattamento fra imprese ubicate in Regioni diverse;
la Corte costituzionale ha fissato l'udienza sulle verifiche della costituzionalità delle due leggi regionali della Liguria, nelle date del 6 novembre per la legge regionale n. 25 e del 20 novembre per la legge n. 26;
il 2 luglio 2018, con nota di prot. n. 246, il Sindacato italiano balneari (SIB) della Confcommercio ha inviato al Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e per conoscenza anche al Ministro per gli affari regionali e autonomie, Erika Stefani, a quello per gli affari europei, Paolo Savona, la formale richiesta al Governo di rinunciare all'impugnativa davanti alla Corte costituzionale e attivarsi per il recepimento in leggi nazionali delle due leggi che la Regione Liguria ha emanato il 10 novembre 2017 a tutela dei balneari liguri, n. 25,
si chiede di sapere se, alla luce delle buone motivazioni esposte in premessa, i Ministri in indirizzo non ritengano di valutare l'opzione di rinunciare all'impugnativa proposta dal Governo pro tempore Gentiloni davanti alla Corte costituzionale delle due leggi che la Regione Liguria ha emanato il 10 novembre 2017 a tutela dei balneari liguri (la n. 25, "Qualificazione e tutela dell'impresa balneare" e la n. 26, "Disciplina delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative") e assumere l'iniziativa per promuoverne i criteri a livello nazionale.
SENATO DELLA REPUBBLICA
Aula del 13 settembre 2018 - Sulla legislazione regionale in materia di concessioni demaniali marittime, per tre minuti. Interrogazione n. 3-00199.
PRESIDENTE. La senatrice Ronzulli ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00199 sulla legislazione regionale in materia di concessioni demaniali marittime, per tre minuti.
RONZULLI (FI-BP). Signor Presidente, signor Ministro, il turismo è un settore con un peso determinante nell'economia del nostro Paese - lo sappiamo - in quanto vale l'11 per cento del PIL e il 12,5 per cento dell'occupazione. Le destinazioni balneari sono le preferite dal 68 per cento dei turisti, che si dichiarano molto soddisfatti dei servizi offerti, con ben 30.000 imprese e oltre 100.000 addetti nel settore.
Signor Ministro, evito i riferimenti normativi, perché penso li abbia già letti nell'interrogazione. Vorrei soffermarmi su alcuni punti a me cari. Lungo tutta la nostra penisola gli stabilimenti balneari rappresentano un comparto economico fondamentale che non può essere lasciato in balìa di una normativa ancora incerta. Occorre una legge di riforma che dia garanzia a queste imprese e che tuteli le specificità della loro attività.
Nel corso degli ultimi decenni gli operatori balneari hanno migliorato, con il proprio lavoro, sacrifici e investimenti, l'aspetto e la funzionalità delle nostre coste, fino a renderle il simbolo dell'eccellenza turistica che il mondo ci invidia. Questo patrimonio, che non è soltanto economico, ma culturale e direi addirittura identitario del nostro Paese rischia di essere svilito come una qualsiasi merce senz'anima. È perciò nostro dovere evitare che ciò accada, tutelando le migliaia di piccole imprese, spesso a conduzione familiare, che hanno dato vita e corpo al settore, sottraendole alla speculazione delle multinazionali.
I Governi che si sono succeduti - nessuno escluso - in questi anni hanno manifestato, soprattutto attraverso l'impugnativa delle leggi regionali, una visione molto parziale dei principi comunitari, invocando esclusivamente l'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein e l'obbligo di trasparenza e non discriminazione nell'assegnazione dei beni pubblici, trascurando però del tutto due altri principi fondamentali: la tutela della certezza del diritto e la tutela della buona fede di chi ha confidato in un assetto normativo e amministrativo previgente.
Alla luce di tutto ciò, vorrei chiedere al Ministro qual è l'intendimento del Governo per salvaguardare questo importante settore economico del Paese; se non ritenga di valutare l'opzione di rinunciare all'impugnativa proposta dal Governo pro tempore Gentiloni; se non ritenga che la rinuncia al ricorso costituirebbe un importante atto politico del Governo a concreta conferma di un'inversione di tendenza rispetto ai Governi precedenti. Allora sì, potreste dare un primo concreto segnale di rappresentare il Governo del cambiamento che rivendicate di essere. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. Il ministro per gli affari regionali e le autonomie, senatrice Stefani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
STEFANI, ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, onorevoli senatori, vi ringrazio per aver formulato un quesito che tratta una materia - l'impugnativa delle leggi regionali - che potrebbe sembrare un po' burocratica, ma che in realtà va a toccare una questione che, come sappiamo, è molto complessa e delicata.
Tra l'altro, le leggi regionali che voi citate cercano di andare incontro a delle esigenze concrete che sono decisamente meritevoli di una seria attenzione, per i motivi peraltro esposti nell'atto di sindacato ispettivo.
Le due leggi adottate dalla Regione Liguria sono state impugnate dal Governo cha ha preceduto quello attuale, in quanto sono stati ravvisati dei profili di illegittimità. Rischiando di tediarvi con questioni tecniche, devo rammentare che la Corte costituzionale si è già orientata nel senso di considerare illegittime le norme nazionali che limitano il principio della gara per le concessioni su aree pubbliche che prevedono rinnovi automatici. Le due leggi adottate dalla Regione Liguria possono ritenersi in contrasto con questo tipo di orientamento.
Menziono la sentenza della Corte costituzionale n. 109 del 2018, avente a oggetto una legge del Friuli-Venezia Giulia che, prevedendo una gara, disponeva a carico del vincitore un indennizzo a favore del concessionario per il ristoro, quasi che quest'ultimo avesse un diritto al rinnovo.
Noi sappiamo che - purtroppo - la disciplina delle concessioni demaniali è stata già oggetto di una procedura di infrazione avviata e chiusa con il recepimento della tanto contestata e discussa direttiva Bolkestein. Conosciamo bene i commenti che ci sono stati in merito e non si può non tacere la volontà, anche da parte di questo Governo, di cercare di risolvere una problematica veramente difficile.
In tal senso, il mio Ministero (che è un Ministero di coordinamento, avendo io disponibilità non diretta in ambito decisionale, ma di coordinamento) si è inteso con il Ministero delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo per fare un tavolo tecnico, insieme all'Agenzia del Demanio (su cui sono qui ad attendere eventuali vostre considerazioni e suggerimenti), al fine di analizzare e trovare la soluzione più adatta per affrontare e risolvere la questione a livello normativo, proprio con riferimento al recepimento della direttiva.
In questo senso, manifesto da parte di tutto il Governo una disponibilità che sicuramente costituisce un'apertura a trattare questa questione, che - lo ribadisco - è delicata, di fronte al mondo dei concessionari e di coloro che normalmente vengono chiamati i «balneari», i quali ci hanno riferito - anche quando ne ho ricevuti i rappresentanti personalmente - di versare in una situazione di grandissima difficoltà.
Grazie ancora per avermi sottoposto questo quesito. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Ronzulli, per due minuti.
RONZULLI (FI-BP). Signor Ministro, la ringrazio, ma, come può immaginare, la sua risposta non ci soddisfa, anche perché, alla luce della mozione presentata proprio in quest'Aula il 27 giugno, il Governo si era impegnato ad uscire dalla direttiva Bolkestein. Aggiungo anche che i riferimenti normativi che lei ha letto sono quelli della Regione Liguria, nella quale il suo partito ha condiviso questa legge, che è stata votata all'unanimità. Vorrei dunque sottolineare quantomeno il dato politico che aveva quella legge regionale.
Comunque purtroppo, come dicevo, la sua risposta non solo non ci soddisfa, ma ci spaventa, e penso d'interpretare il sentimento di molte famiglie italiane, che in questo momento stanno ascoltando anche in diretta televisiva quest'interrogazione, ma soprattutto la sua risposta, che ipoteca il futuro di molte di loro. Sappiamo bene che chi ha quest'attività fa parte di nuclei familiari formati da quattro o cinque persone e ha soltanto quel reddito. Qui non stiamo parlando di contrastare le lobby, i grandi fondi d'investimento o i poteri forti, ma di aiutare famiglie che ormai da troppo tempo si trovano in una situazione di mancata legislazione.
Nella mancata legislazione, come sa benissimo, molte famiglie non fanno investimenti, perché non sanno se poi riusciranno a recuperarne anche un solo euro. E gli investimenti non servono soltanto ad aumentare il servizio che viene dato al pubblico che frequenta le spiagge, ma - come sa - anche a creare occupazione e lavoro.
La tristezza di questa risposta sta essenzialmente in un fatto: oggi avete perso una grande occasione e una grande possibilità di risolvere, una volta per tutte, la situazione di migliaia di famiglie, che da anni vanno bussando alle porte di qualsiasi partito. In questo caso, infatti, stiamo parlando di una cosa trasversale, che sarebbe andata aiutare tantissime famiglie.
Con questa decisione vi prendete oggi la responsabilità di non aver risolto il problema. (Applausi dal Gruppo FI-BP).