Senato della Repubblica - 3-01724 – Interrogazione sul ponte sullo stretto di Messina, opera strategica per garantire la continuità territoriale tra la Sicilia e il resto d'Italia. RISPOSTA
Senato della Repubblica - 3-01724 – Interrogazione a risposta orale presentata il 24 giugno 2020.
- Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il ponte sullo stretto di Messina è un'opera strategica, che garantirebbe non solo la continuità territoriale tra la Sicilia e il resto d'Italia, ma anche quella tra il nostro Paese e il resto d'Europa, comportando grandi vantaggi in termini di sviluppo economico e sociale;
il Mezzogiorno soffre di una grave carenza infrastrutturale, tra i principali motivi del costante perdurare del divario che lo divide dal resto del Paese;
l'Unione europea ha più volte sollecitato l'Italia a colmare tale divario, fino a giungere il 7 ottobre 2019 per voce del direttore generale per la politica regionale della Commissione UE alla pronuncia di un severo monito a causa dei mancati investimenti al Sud;
in un momento di grave depressione dell'economia, la realizzazione di opere infrastrutturali di tale portata consentirebbe non solo di creare nuovi posti di lavoro e di riattivare il tessuto economico, ma anche di attrarre investimenti per la crescita, trasformando la crisi attuale in una concreta opportunità di sviluppo;
la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina è stata all'attenzione di vari governi che si sono succeduti nel corso degli ultimi 30 anni;
in particolare, l'ultimo Governo Berlusconi aveva presentato un progetto concreto corredato da analisi di fattibilità e da analisi del rapporto tra costi e benefici prevedendo un costo complessivo di 8,5 miliardi di euro per la realizzazione dell'importante opera strategica;
il Governo Monti nel 2012 decise di abbandonare il piano disponendo uno stanziamento di circa 300 milioni di euro da destinare al pagamento di penali conseguenti alla scelta di abbandonare il progetto e, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 aprile 2013, di liquidare SDM (Società stretto di Messina), costituita per l'allestimento dello stesso e partecipata per l'82 per cento da ANAS e il 13 per cento da Rete ferroviaria italiana (entrambe controllate da Ferrovie dello Stato e quindi dal Ministero dell'economia e delle finanze);
la Corte dei conti nel 2017, con la relazione allegata alla deliberazione 20 ottobre 2017, n. 14/2017/G, ha statuito che, dalla sola messa in liquidazione nel 2013 della società incaricata della realizzazione del ponte, la spesa è stata superiore a 1,5 milioni di euro all'anno;
nelle scorse settimane è stato presentato un esposto alle procure della Corte dei conti delle regioni Lazio, Sicilia e Calabria per promuovere ogni opportuna iniziativa volta ad accertare e perseguire i danni erariali derivanti dalla mancata realizzazione del ponte sullo stretto di Messina;
lo scopo dell'esposto è quello di sollecitare e coadiuvare le procure contabili in merito all'attività di accertamento dei danni erariali provocati dal dispendio (passato, presente e futuro) di ingenti risorse pubbliche per far fronte alla realizzazione di un'opera mai nata: il ponte sullo stretto di Messina;
si potrebbe evitare che le risorse finanziarie fino ad oggi spese per i progetti e la realizzazione dell'opera risultino vane e perdute, promuovendo un nuovo piano infrastrutturale che, sulla scia del completamento del piano per il Sud da 100 miliardi di euro presentato dal Governo, ricomprenda, in un'ottica di ammodernamento del Paese, la realizzazione del corridoio Berlino-Palermo;
in seno all'attuale maggioranza di Governo sono giunte da più parti proposte per la realizzazione dell'opera;
con l'adesione dell'Italia al recovery fund e la conseguente necessità di predisporre un piano di riforme per l'ammodernamento del Paese, si potrebbe immaginare un capitolo di spesa specificatamente destinato alla realizzazione di questa importante opera infrastrutturale;
nell'ambito del meccanismo per collegare l'Europa Connecting Europe facility (CEF), che sostituisce i programmi TEN-T, TEN-E e Marco Polo II in essere nel precedente periodo di programmazione europea (2007-2013) e che supporta lo sviluppo di reti transeuropee ad alte prestazioni, mirando a completare il mercato unico europeo delle reti di trasporto, di energia e digitali (a cui l'Italia ha già aderito durante il quadro finanziario pluriennale 2014-2020), si potrebbe realizzare un vero e proprio ammodernamento della rete infrastrutturale, a tutto vantaggio del Meridione;
l'allocazione finanziaria destinata al CEF è stata, nel periodo 2014-2020, pari a oltre 33 miliardi di euro e l'intenzione della Commissione europea sarebbe quella di rinnovare lo strumento al fine di velocizzare il processo di integrazione infrastrutturale europea;
il combinato disposto dei due fondi potrebbe consentire al nostro Paese, nel giro di pochi anni, di colmare il gap infrastrutturale con il resto dell'Europa,
si chiede di sapere:
se le risorse del recovery fund possano essere utilizzate per la realizzazione di importanti opere infrastrutturali come il ponte sullo stretto di Messina;
se il Ministro in indirizzo non ritenga, anche in qualità di vice presidente del CIPE, di verificare la possibilità di utilizzare le risorse già stanziate per il rafforzamento delle opere collaterali propedeutiche alla realizzazione del ponte;
se non ritenga in sede ECOFIN di proporre, nell'ambito del dibattito ancora in corso sulle risorse da destinare al nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027, un ampliamento dei fondi destinati al Connecting Europe facility al fine di completare un'integrazione europea delle reti di trasporto;
se non ritenga di inserire nel piano delle riforme propedeutico all'assegnazione delle risorse del recovery fund anche un capitolo dedicato alla realizzazione di opere infrastrutturali necessarie allo sviluppo del Mezzogiorno e delle isole, con particolare riferimento al ponte sullo stretto. (3-01724)
Senato Della Repubblica
Giovedì 25 giugno 2020
La seduta è cominciata alle 9,35.
PRESIDENTE. La senatrice Giammanco ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01724 sul finanziamento delle infrastrutture tramite fondi europei, per tre minuti.
GIAMMANCO (FIBP-UDC). Signor Presidente, signor Ministro, è tristemente noto come il Mezzogiorno soffra di una grave carenza infrastrutturale e che tale disagio costituisca una delle principali cause del divario che lo separa dal resto del Paese. L'attuale quadro economico rende tale disparità ancora più preoccupante: è necessario un vero piano di rilancio affinché tutto il Paese riparta e l'infrastrutturazione del Meridione è condizione essenziale perché ciò avvenga. Non mi stancherò mai di ripetere che la nostra economia non potrà mai rialzarsi senza il Sud, signor Ministro, e senza la valorizzazione delle sue enormi potenzialità. Se il Governo non avvierà al Sud una crescita capace di autosostenersi, il Paese non uscirà dal guado.
In tale contesto, il ponte sullo Stretto di Messina, oggi come non mai, rappresenta un'opera strategica, che garantirebbe non solo la continuità territoriale tra la Sicilia e il resto d'Italia, ma anche quella tra il nostro Paese e il resto d'Europa, comportando grandi vantaggi in termini di sviluppo economico e sociale, oltre che di immagine. Esponenti della maggioranza e rappresentanti del Governo, come il ministro De Micheli, appena una settimana fa in quest'Aula hanno mostrato interesse nella realizzazione dell'opera. Finalmente si sta iniziando a comprendere che infrastrutture di tale portata consentirebbero non solo di creare nuovi posti di lavoro e di riattivare il tessuto economico, ma anche di attrarre investimenti, trasformando la crisi in un'opportunità di sviluppo.
Il ponte rappresenta anche una potente attrattiva turistica: pensiamo alla quantità di turisti richiamati dai ponti più spettacolari e suggestivi del mondo. Iconico è il ponte sullo stretto di Akashi, in Giappone: 22 milioni di turisti l'anno pagano un biglietto di 27 euro per ammirare il panorama mozzafiato che si gode dalle sue torri. Le assicuro, signor Ministro, che la vista dall'alto dello stretto di Messina sarebbe altrettanto spettacolare.
Per tutti questi motivi, Forza Italia da sempre sostiene l'importanza del ponte. L'ultimo Governo Berlusconi aveva avviato la realizzazione del progetto, bloccato poi dal Governo Monti, e tale decisione sta costando svariati milioni agli italiani, un dispendio inutile di danari pubblici, che avremmo potuto investire in modo proficuo e che invece stiamo gettando al vento. L'Unione europea, come ben sa, ha più volte sollecitato l'Italia a colmare il divario infrastrutturale tra Nord e Sud, fino ad arrivare a un severo monito per i mancati investimenti nel Meridione. Oggi, con il recovery fund, abbiamo l'opportunità di aiutare davvero questo Paese.
Le chiedo quindi, signor Ministro, se le risorse messe a disposizione dal recovery fund possano essere utilizzate anche per realizzare opere come il ponte sullo Stretto di Messina e se nel piano delle riforme propedeutico all'assegnazione delle risorse di tale fondo inserirà un capitolo dedicato alle opere necessarie allo sviluppo del Mezzogiorno e delle isole.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Gualtieri, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
GUALTIERI, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, la senatrice affronta un tema non nuovo nel dibattito italiano: ho qui un articolo del «Corriere della sera» del 1985, che titolava sul via libera al ponte sullo Stretto e annunciava il completamento dell'opera nel 1995; la storia poi la conosciamo.
Entrando nel merito, uno dei problemi fondamentali è derivato dal fatto che un'opera di questa portata e anche di queste potenzialità per lo sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno esige naturalmente una rigorosa valutazione di sostenibilità economico-finanziaria in relazione al costo aggiornato del progetto definitivo. Il costo originario del progetto a cui lei fa riferimento ammontava a quasi 6 miliardi di euro, a cui se ne aggiungevano oltre 4 di opere compensative richieste dai territori. Il costo complessivo dell'opera nel 2012 non ne consentiva quindi la sostenibilità finanziaria nella modalità allora contrattualmente prevista.
Per tali motivazioni, il progetto non ebbe corso e il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 dispose la liquidazione della società, ove fosse stata verificata, in sede di Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), l'impossibilità altresì di percorsi alternativi di realizzazione di parti del progetto complessivo.
Come ha ricordato, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sta ora valutando la percorribilità della realizzazione del ponte nell'ambito di una stringente project review che riduca drasticamente il costo del progetto definitivo, anche al fine di garantire la sostenibilità economico-finanziaria. Si terrà conto degli esiti di una puntuale analisi costi-benefici e del dibattito pubblico cui verrà sottoposto il progetto, valutando altresì le ricadute in termini occupazionali, ambientali e trasportistici alla luce degli investimenti infrastrutturali già programmati nel territorio siciliano e di tutti i profili giuridici connessi al contenzioso in corso con il soggetto attuatore e il general contractor.
Tali valutazioni sono ovviamente propedeutiche alla ricognizione delle possibili fonti di finanziamento, rispetto alle quali, naturalmente, le nuove risorse europee costituiscono una fonte su cui è opportuno fare una valutazione. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Giammanco, per due minuti.
GIAMMANCO (FIBP-UDC). Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta, che tuttavia riteniamo troppo generica. Ce ne saremmo aspettati una più puntuale, perché - a nostro parere - il progetto rientrerebbe a pieno titolo in quegli investimenti necessari a rilanciare, oggi più che mai, la nostra economia.
Potremo superare le resistenze dei Paesi frugali solo presentando alla Commissione europea progetti credibili e dettagliati per ammodernare il Paese, nell'ambito del piano per la ripresa e la resilienza, come sa bene. Non perdiamo tempo: facciamolo subito ed evitiamo gli errori del passato.
Ai detrattori dell'opera, che a giustificazione dei loro no portano la necessità di dotare prima il Sud di una rete ferroviaria adeguata e di strade, autostrade e porti moderni, dico che si nascondono dietro un alibi che ha paralizzato per anni ogni iniziativa a favore dei meridionali. La costruzione del ponte attiverebbe finalmente un circolo virtuoso di investimenti per lo sviluppo del Mezzogiorno, che andrebbe a connotarsi come polo logistico dell'Italia e dell'Europa.
Sebbene l'Unione europea continui a chiederci politiche economiche basate su investimenti strategici, negli ultimi anni il Meridione è stato totalmente abbandonato. Dei circa 63 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020, solo una minima parte è stata utilizzata (parliamo del 3-4 per cento). Questo Governo ha destinato fin troppe risorse alla ricerca del consenso elettorale, dimostrando di non saper investire nel futuro del Paese. Non si può continuare a governare distribuendo prebende e bonus, pensando solo a salvaguardare le proprie poltrone e ignorando il costo che le generazioni future pagheranno per tali politiche. Il tempo è scaduto. Il recovery fund potrà essere un'occasione per invertire la rotta, ma non dobbiamo lasciare nulla al caso e soprattutto dobbiamo partire dall'assunto per cui il Sud non può più essere trattato come una zavorra, ma rappresenta il motore da accendere per far ripartire l'Italia intera.
Mi creda, signor Ministro, il nostro Sud - per fare una metafora - è un territorio impervio, ma ancora vergine e dunque estremamente fertile. Per questo motivo, le chiedo di metterlo alla prova. (Applausi).
La seduta è terminata alle 16,19.