Senato della Repubblica - 3-01914 -Interrogazione sul master plan del porto di Napoli, elaborato dall' Autorità di sistema portuale (AdSP) che sancisce la demolizione dell' intero complesso immobiliare dell' ex stabilimento siderurgico Corradini di San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli.
Senato della Repubblica - 3-01914 -Interrogazione a risposta orale presentata il 10 settembre 2020.
- Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. - Premesso che:
risulta all'interrogante che l'ex stabilimento siderurgico Corradini di San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli, situato a ridosso del litorale, sia stato oggetto, negli ultimi due anni, di interrogazioni parlamentari;
in particolare, l'atto Senato 4-00423 del 26 luglio 2018, a prima firma del sen. Vincenzo Presutto, indirizzato al Ministro delle infrastrutture e trasporti e centrato sul percorso amministrativo del futuro terminal ferroviario della darsena di levante, ha ottenuto risposta, mentre l'iter dell'atto Camera 5/01701 del 19 marzo 2019, a firma dell'on. Rina De Lorenzo, rivolto al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, centrato sul destino della fabbrica metallurgica dismessa, risulta tuttora in corso;
l'ex stabilimento Corradini, d'impianto ottocentesco, ma ristrutturato più volte fino alla definitiva chiusura, versa oggi in stato di avanzata ruderizzazione, inserito in un contesto di generale degrado ambientale e sociale. Proprietà del Comune di Napoli dal 1999; su di esso grava il vincolo di bene culturale, apposto con decreto del 27 febbraio 1990, che ne riconosce il valore storico-architettonico e ne dispone la conservazione;
ciò nonostante, il master plan del porto di Napoli, elaborato dall'Autorità di sistema portuale (AdSP) e assentito dal comitato di gestione con la delibera n. 7 del 19 febbraio 2018, con previsione di attuazione entro il 2030, sancisce la demolizione dell'intero complesso immobiliare previo annullamento (art. 128 del decreto legislativo n. 42 del 2004) del già menzionato provvedimento di tutela diretta;
considerato che:
nelle more dell'eventuale rinnovo della procedura di valutazione dell'interesse culturale dello stabilimento ex Corradini, prodromico all'ipotetico annullamento del vincolo (o invece alla sua conferma), restano in capo alla proprietà tutti gli obblighi di sicurezza e conservazione previsti dalla normativa vigente (art. 54 del decreto legislativo n. 42 del 2004);
a detti obblighi la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio (SABAP) di Napoli ha correttamente richiamato il Comune nella nota del 13 febbraio 2019 (prot. n° 1892), stesa in risposta all'esposto dell'arch. Marco Ferruzzi;
la replica dell'ufficio comunale preposto, datata 28 febbraio 2019, è stata riassunta dal soprintendente Garella al Servizio III della Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero nei termini seguenti: "(?) nel sottolineare che l'immobile rientra tra quelli inseriti nel programma di dismissione, chiede al proprio servizio PRM Patrimonio di attuare tutti gli interventi necessari alla messa in sicurezza dell'edificio" (prot. 4271 del 29 marzo 2019);
la nota dell'arch. Garella, che si chiude assicurando all'ufficio superiore puntuali aggiornamenti futuri, omette di rilevare l'incongruenza tra quanto sollecitato dalla SABAP al Comune, cioè un impegno certo ai fini della sicurezza e della conservazione dello stabilimento dismesso, e quanto cortesemente richiesto dall'Ente al proprio servizio PRM Patrimonio, cioè la sola messa in sicurezza dei volumi superstiti, il cui degrado metta a rischio la salute pubblica;
finisce così per essere implicitamente avallato sia dall'ufficio ministeriale competente sul territorio partenopeo, sia dalla direzione romana che, per quel che consta all'interrogante, ha accolto la comunicazione del soprintendente di Napoli senza contestarla, lo "sconto" che indebitamente il Comune si è concesso assumendo l'impegno viepiù generico di intervenire per la messa in sicurezza della ex Corradini, non per la sua conservazione e valorizzazione, presupposti per consentirne il recupero e la fruizione pubblica,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia al corrente della vicenda descritta;
se non ritenga di verificare i motivi della mancata contestazione, da parte della Direzione generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, della risposta ricevuta dalla proprietà di un bene vincolato, peraltro inadempiente da vent'anni, sia sul tema della messa in sicurezza, poiché il Comune di Napoli non ha offerto alcuna certezza in ordine a modi e tempi dell'intervento prescritto, sia in merito al secondo e parimenti imprescindibile campo di responsabilità;
se intenda pretendere dal Comune il rispetto della normativa vigente in tema di beni vincolati, eventualmente aprendo un Tavolo di lavoro per affiancare l'Ente nella progettazione dell'intervento di messa in sicurezza e di restauro, ormai improcrastinabile, o piuttosto ritenga di assistere inerte alla definitiva rovina di quella preziosa testimonianza della storia industriale di Napoli, il cui interesse culturale particolare il Dicastero stesso sancì trent'anni fa.
(3-01914)