Senato della Repubblica – 3-02230 – Interrogazione sulle statistiche in merito alla presenza dei disabili nel mercato del lavoro italiano che risultano sono fra le peggiori d' Europa.

Senato della Repubblica – 3-02230 – Interrogazione a risposta orale presentata il 14 gennaio 2021.

 - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

le statistiche sulla presenza dei disabili nel mercato del lavoro italiano sono fra le peggiori d'Europa; secondo i dati più aggiornati, su 100 persone tra i 15-64 anni che, pur avendo limitazioni nelle funzioni motorie e/o sensoriali essenziali nella vita quotidiana oppure disturbi intellettivi o del comportamento, sono comunque abili al lavoro, solo 31,8 sono occupati. Si tratta di un dato decisamente inferiore alla media europea perché, nell'insieme dei Paesi europei (EU 27) la media delle persone con disabilità occupate nel 2017 era circa del 50 per cento e questo stesso dato non era considerato soddisfacente dall'UE;

la situazione italiana è ancor più critica di quanto non appaia da questo, pur rilevante, divario; presto si raggiungerà il milione di persone disabili iscritte nelle liste del collocamento mirato (legge n. 68 del 1999) a fronte delle quali il sistema pubblico di collocamento mirato non riesce ad inserirne più di 20.000/30.000 l'anno. E una parte considerevole di queste persone, considerate ottimisticamente come "inserite", dopo sei o dodici mesi non sarebbero più al lavoro;

purtroppo questi dati non provengono da fonte ufficiale, dato il pesante ritardo nella presentazione del Rapporto ministeriale al Parlamento, ma sono ricavati da estrapolazioni su base empirica dei dati ufficiali fermi al 2015 e sono supportati dalla conoscenza diretta proveniente dai più qualificati e onesti operatori del settore; unico modo questo per interpretare la situazione concreta del Paese;

come è noto al Ministro in indirizzo, tutta la filiera introdotta nel 1999 dalla legge n. 68 è da anni in uno stato di paralisi, se non di vero e proprio abbandono, situazione che le famiglie di centinaia di migliaia di persone disabili sperimentano ogni giorno, misurando il divario fra le norme e la realtà;

è altrettanto noto al Ministro che, oltre alla bassa efficienza del sistema pubblico di collocamento mirato, vi è l'ulteriore negatività dovuta alla fortissima sperequazione territoriale, che crea nel Paese opportunità diversissime per tipologia e quantità; in alcune regioni, o meglio in alcuni distretti, è più o meno facile individuare posizioni adatte alle persone con disabilità;

la presenza dei disabili nel mercato del lavoro è una delle voci più importanti del nostro sistema di welfare, sistema nel quale nel caso di disabilità e disoccupazione i disagi si intrecciano e si sommano, mentre proprio in casi come questo, l'Europa, le sue istituzioni, i suoi sforzi finanziari, potrebbero e dovrebbero rappresentare un'occasione preziosa per le persone con disabilità che vivono nel nostro Paese;

l'UE infatti inserisce nel proprio bilancio pluriennale la voce denominata "Coesione, Resilienza e Valori" e attribuisce a tale voce la posta più alta: 1.099,7 mld su complessivi 1.824,4 (di cui 721,9 provenienti dal "Next Generation EU"). Ciò significa che le istituzioni europee intendono indicare agli Stati membri quella che dovrebbe essere la via maestra per il rafforzamento dell'inserimento professionale e lavorativo delle persone con disabilità;

il Governo italiano, invece, in tutte le bozze del PNRR che si sono succedute in questi ultimi mesi, ha letteralmente "dimenticato" di fare riferimento al collocamento delle persone disabili nel mondo del lavoro,

si chiede di sapere:

se ci sia l'intenzione del Ministro in indirizzo di inserire nella parte del Piano dedicata alla "occupazione delle persone con disabilità", una voce specifica che riguardi i percorsi individualizzati di valutazione, formazione preparatoria al lavoro, orientamento, inserimento e accompagnamento;

se si intenda prevedere, per questa voce, una linea di finanziamento ad hoc e indicare le linee generali di questo intervento straordinario, che non potrà che basarsi sulla collaborazione fra un soggetto nazionale (ANPAL) e le imprese, associazioni ed agenzie del Terzo Settore, depositarie di esperienza e competenza indispensabili a questa delicata funzione, secondo i noti principi della sussidiarietà.

(3-02230)

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