Senato della Repubblica- 4-02527 – Interrogazione sul reporter Angelo Di Natale, giornalista assunto dalla Rai, che ha più volte denunciato pratiche di malaffare nella gestione Tgr-Sicilia.

Senato della Repubblica- 4-02527 – Interrogazione a risposta scritta presentata il 21 novembre 2019.

 - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

Angelo Di Natale è un giornalista professionista assunto dalla Rai con la qualifica di redattore ordinario il 20 luglio 1997, dal 2004 a tempo determinato, cui, in seguito a una sentenza della Corte d'Appello, è stata riconosciuta la qualifica di inviato speciale;

il reporter ha più volte denunciato pratiche di malaffare nella gestione della redazione e nelle scelte sulla qualità del prodotto della Tgr-Sicilia, inquinato da un massiccio fenomeno di pubblicità occulta e dal costante inserimento di servizi rispondenti agli interessi privati dell'allora caporedattore Vincenzo Morgante, palesemente in contrasto con i doveri del servizio pubblico;

Di Natale ha più volte denunciato la stretta relazione tra Morgante e Antonello Montante, condannato a 14 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico, oltre che essere accusato di essere contiguo alla mafia;

agli atti del processo Montante presso il Tribunale di Caltanissetta risultano una richiesta di "raccomandazione" avanzata nel 2012 da Morgante a Montante per una sua promozione in Rai e un'intensa frequentazione tra i due, anche insieme a magistrati, dal 2008 e, in numerose occasioni documentate, anche dopo febbraio 2015, quando è divenuto pubblico che l'imprenditore fosse indagato per associazione mafiosa. Fatti per i quali Morgante è stato sottoposto a procedimento disciplinare da parte dell'ordine dei giornalisti che lo ha sanzionato;

in effetti, Morgante ha fatto carriera in Rai, divenendo direttore del Tgr. Ma da ottobre 2018, dopo il suo coinvolgimento nello scandalo-Montante, non è più dipendente, né collaboratore Rai;

gli atti dell'inchiesta-Montante, nella parte riguardante le frequentazioni con Morgante, rivelano inoltre singolari coincidenze e indizi sui rapporti intrattenuti dai due con magistrati e con altre figure che possono avere orientato ad avviso degli interroganti, i pronunciamenti giudiziali riguardanti Di Natale;

considerato che:

dopo sedici anni di rapporto di lavoro con la Rai, Di Natale è stato licenziato con provvedimento disciplinare, per presunta violazione del dovere di esclusiva in relazione ad alcune partecipazioni a trasmissioni tv di una piccola emittente locale. Mentre si trattava in realtà di partecipazioni gratuite, come anche la Rai ha giudizialmente ammesso, che non avrebbero dovuto essere configurate come collaborazione professionale in quanto in esse, del tutto occasionali, egli era ospite intervistato;

sia il Tribunale che la Corte d'Appello hanno confermato la legittimità del licenziamento, sia pure convertendo la giusta causa in giusto motivo soggettivo;

inoltre, a quanto risulta agli interroganti:

la sentenza di primo grado che ha portato al licenziamento di Di Natale è stata emessa dal giudice Maria Antonia Garzia. Due anni prima, Garzia ricopriva il ruolo di vice capo di gabinetto (rapporto meramente fiduciario) della presidente della Regione Lazio, Renata Polverini;

mentre era vice capo di gabinetto del presidente della Regione Lazio Polverini, Garzia sommava anche un'altra attività fuori ruolo, in seno all'Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), dove dal 2008 al 2013 ha raggiunto mansioni di vertice, a volte in palese conflitto di interessi. Come quando, in seguito a un ricorso al Tribunale del lavoro da parte delle rappresentanze sindacali aziendali dell'Agcom contro trattamenti economici eccedenti riservati ad alcuni, tra cui proprio la Garzia, è stata proprio Garzia a rappresentare l'ente in giudizio, peraltro dinanzi alla sezione lavoro del Tribunale di Roma, in cui in precedenza Garzia prestava servizio come magistrato giudicante e in cui, peraltro, è tornata in seguito. O come quando Garzia ha assunto in Agcom, tra i tanti incarichi, anche l'interim della responsabilità "risorse umane" senza alcuna autorizzazione da parte del Consiglio superiore della magistratura, ma solo sulla base di un atto dell'Agcom, supportato peraltro da un parere reso da lei stessa. Un fatto senza precedenti per il Csm, come rilevato anche in diverse interrogazioni parlamentari;

nel collegio della Corte d'Appello che ha giudicato il giornalista Di Natale, vi era il giudice Sergio Gallo. Questi è stato capo di gabinetto del sindaco di Roma, Gianni Alemanno (anche in questo caso il rapporto è puramente fiduciario). Il nome di Gallo è finito anche in alcune intercettazioni telefoniche, agli atti del processo alla P3: «Sergio Gallo l'ho creato io». A pronunciare la frase il presunto capo di questa associazione per delinquere, Pasquale Lombardi, il quale, intercettato, con argomenti convincenti ne rivendicava la totale disponibilità, vista la rete di contatti con alti magistrati fino all'allora primo presidente della Corte di cassazione, Vincenzo Carbone;

Gallo, come magistrato, è balzato alle cronache per avere fatto reintegrare nel Consiglio regionale della Campania Roberto Conte, condannato a quattro anni per concorso esterno in associazione camorristica e per avere scelto personalmente, nell'ufficio di gabinetto del sindaco di Roma Alemanno tra i propri collaboratori, un tale Giorgio Magliocca, arrestato per camorra proprio mentre era in servizio in Campidoglio e in precedenza vincitore di un concorso interno (con una strana prova oggetto di dubbi e contestazioni),

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di questa vicenda;

se non intenda intervenire per accertare eventuali negligenze o abusi di potere. (4-02527)

 

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