Senato della Repubblica – 4-02707 – Interrogazione sul patrimonio immobiliare dell'Inps Istituto nazionale di previdenza sociale.

Senato della Repubblica – 4-02707 – Interrogazione a risposta scritta presentata il 14 Gennaio 2020.

- Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

l'Istituto nazionale di previdenza sociale risulta proprietario di un patrimonio immobiliare classificabile in tre categorie: le sedi strumentali dell'Istituto, le strutture sociali ed il patrimonio da reddito;

il patrimonio immobiliare da reddito è il risultato della confluenza dei portafogli immobiliari di enti soppressi e della chiusura di operazioni di cartolarizzazione: è composto da circa 30.000 unità immobiliari suddivise fra unità residue delle operazioni di cartolarizzazione (25.000 unità) e unità immobiliari non cartolarizzate (5.000 unità) per un valore complessivo di circa 2,5 miliardi di euro. Si può dividere in due categorie: le unità principali sono abitazioni, uffici, locali commerciali, negozi, magazzini (che rappresentano il 56 per cento del totale delle unità immobiliari dell'Istituto), e le unità secondarie, ovvero box, cantine, soffitte, posti auto (44 per cento delle unità). L'Istituto possiede, inoltre, 1.296 particelle di terreni;

in tale quadro risultano esserci molteplici situazioni anomale, riportate in un'inchiesta giornalistica nel gennaio 2019 a cura del settimanale "Panorama" ed evidenziati lo scorso 7 gennaio 2020 dal programma televisivo "Fuori dal coro". A Bergamo, ad esempio, l'Inps cerca una sede provinciale in affitto in un territorio nel quale l'ente ha già proprietario di 41 immobili (2.084 metri quadrati complessivi) vuoti, palazzi e locali commerciali totalmente abbandonati inutilizzati, in alcuni casi persino da 20 anni;

gli oltre 30.000 immobili in Italia dell'Inps versano in una condizione di degrado, inerzia e complicanze: ville e palazzi che sono parte integrante di un vastissimo patrimonio fatto di immobili sfitti, affitti simbolici, inquilini morosi, occupazioni incontrollate. Il "tesoretto", complice anche la crisi del mercato immobiliare, deperisce di anno in anno. Ma, soprattutto, resta in gran parte inutilizzato;

in un Paese come l'Italia, nel quale tante famiglie non hanno una casa e soffrono una condizione sociale drammatica, l'Inps (al 2016, anno degli ultimi dati disponibili) risulta avere 9.309 unità locate, cioè meno di un terzo del totale, mentre tutto il resto è inutilizzato;

i siti locati rendono appena 48,5 milioni di euro all'anno ma l'Inps spende 87 milioni all'anno per affittare 431 sedi, che si aggiungono a quelle di proprietà già utilizzate e a ben 751 uffici sfitti. In Puglia, per esempio, l'Inps incassa 412.000 euro dai suoi inquilini però sborsa 10 volte di più per strutture da adibire ad agenzie e direzioni, 4,5 milioni di euro. In Calabria raccoglie 388.000 euro, ma spende 6 volte tanto, circa 2,5 milioni. In Piemonte introita un milione di euro ma ne paga 4,9 per gli uffici sparsi sul territorio. In Lombardia gli "affitti attivi" si fermano a 4,6 milioni di euro e quelli passivi a 16,9 milioni. Tra i beni Inps, su 10.834 abitazioni, al 2019 un terzo delle case, 3.183, risultavano sfitte. Più di un migliaio sono a Roma,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia al corrente delle problematiche esposte e se non intenda convocare con urgenza i vertici dell'Inps al fine di accertare la situazione;

quale sia attualmente la condizione patrimoniale ed immobiliare dell'Istituto. (4-02707)

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