Senato della Repubblica - 4-02765 – Interrogazione sulla riforma "Jobs act" al fine di rendere flessibile il mercato del lavoro in Italia.
Senato della Repubblica - 4-02765 – Interrogazione a risposta scritta presentata il 28 gennaio 2020.
- Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
nel periodo 2014-2015, il Governo Renzi, al fine di rendere flessibile il mercato del lavoro in Italia, ha emanato la riforma "Jobs act" (dall'acronimo "Jumpstart our business startups act"). Tale riforma ha impegnato il Governo a varare diversi atti, poi divenuti leggi dello Stato: decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 maggio 2014, n. 78; legge 10 dicembre 2014, n. 183; decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22; decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23; decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80; decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81; decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148; decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149; decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150; decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151. Il Jobs act risulta, soprattutto, comprensivo di due provvedimenti: il decreto-legge n. 34 del 2014 (noto come "decreto Poletti") e la legge n. 183 del 2014, contenente le deleghe da attuare con i decreti legislativi (tutti emanati nel 2015);
in data 7 maggio 2014 l'allora portavoce del Movimento 5 Stelle al Senato, Nunzia Catalfo, nel corso della conversione del decreto-legge n. 34, recante "Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese", intervenne in Aula proferendo le seguenti espressioni: "flessibilizzazione selvaggia, inno alla precarietà, condanna a morte dell'economia italiana: questo è quello che avete prodotto e produrrete all'Italia e ai cittadini del nostro Paese. Un decreto vergognoso (...) che ha la lungimiranza di una vecchia talpa". Ed ancora, nel definire il Jobs act come frutto di "pensiero macroeconomico malato", "Il Governo-talpa (...) propone la precarizzazione come unico elemento di salvezza dell'economia", asserendo che si trattava di: "Un testo prodotto da un ministro, il ministro Poletti, che è consigliere della fondazione 'Obiettivo lavoro', collegata a una delle più grandi agenzie di somministrazione in Italia. C'è un conflitto di interessi chiaro ed evidente, ed è per questo che abbiamo presentato una mozione di sfiducia". Inoltre: "Questo decreto vuole fare morire l'economia italiana (...) volete trasformarci in schiavi moderni. (...) Schiavi mai";
il 7 luglio 2016, nel corso del programma televisivo "Coffee Break", la senatrice Catalfo ha dichiarato: "Per il Jobs Act sono stati stanziati 12 miliardi di euro ma ha creato frodi, non c'è stato un reale incremento occupazionale e c'è stato un incremento della crescita bassissimo. Jobs Act e Bonus (12+10, cioè 22 miliardi), non hanno portato quasi nulla in termini di crescita all'economia italiana";
per quanto risulta all'interrogante l'11 settembre 2019, la senatrice Catalfo, attuale Ministro del lavoro e delle politiche sociali, avrebbe rilasciato un'intervista a "Il Messaggero" nella quale avrebbe dichiarato "Quando parliamo di Jobs Act non si può dire che sia tutto sbagliato. Non è da cancellare". La stessa avrebbe poi smentito tale affermazione con una nota nella quale si preciserebbe di "non avere mai rilasciato alcuna intervista al quotidiano Il Messaggero" e ritenendo ciò come frutto di "domande mai poste" e che "non è mai stata pronunciata l'affermazione relativa al Jobs Act usata nel titolo ("Non butto il Jobs Act")", sino anche "riservandosi di tutelare la propria immagine nelle sedi competenti". Il quotidiano avrebbe invece confermato l'intervista al Ministro e i virgolettati a lei attribuiti, specificando che "negare il giorno dopo l'intervista è un falso facilmente smentibile e dimostrabile";
il 10 gennaio 2020, in un'intervista sul blog del M5S, alla domanda "Il ministro Speranza ha parlato di revisione del Jobs Act. Pensa vada rivisto?" il Ministro ha così risposto: "Nel decreto Dignità siamo intervenuti sulle tutele aumentando i mesi di indennità per il lavoratore. L'esigenza di intervenire è emersa anche dalla sentenza n. 194/2018 della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo e irragionevole il meccanismo rigido e automatico di quantificazione della indennità risarcitoria sulla base dell'unico parametro dell'anzianità di servizio",
si chiede di sapere:
quali provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda avviare per la revisione del "Jobs act";
se sia in grado di chiarire la propria posizione su tale riforma e se in particolare intenda promuovere la revisione delle norme contenute nella legge n. 78 del 2014, o se le consideri conformi al cosiddetto modello "flexicurity" di stato sociale e "politica proattiva di gestione del mercato del lavoro" sostenuta dal M5S.
(4-02765)