Senato della Repubblica – 4-03143 – Interrogazione su Poste Italiane SpA, principale operatore in Italia del servizio postale, è affidato il servizio universale fino al 30 aprile 2026.

Senato della Repubblica – 4-03143 – Interrogazione a risposta scritta presentata il 9 Aprile 2020.

- Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

a Poste Italiane SpA, principale operatore in Italia del servizio postale, è affidato il servizio universale fino al 30 aprile 2026. Poste Italiane è soggetta a verifiche quinquennali sul livello di efficienza nella fornitura del servizio, anche in base al più recente contratto di programma 2015-2019, sottoscritto con il Ministero dello sviluppo economico. In forza di tale contratto, l'azienda riceve un sostanzioso contributo pubblico, che ammonta annualmente a 262,4 milioni di euro fino al 2019, ma che in virtù di diverse integrazioni ha raggiunto in alcuni anni anche la cifra di 400 milioni di euro;

Poste Italiane ha la più grande rete di raccolta postale della corrispondenza e di punti di accesso aperti al pubblico sul territorio nazionale, con oltre 12.824 uffici postali, circa 5.700 cosiddetti "Punto poste" (in prevalenza tabaccherie, che svolgono funzioni analoghe agli uffici postali) e 4.500 altri soggetti (piccoli negozi spesso con il titolo di operatore postale) che hanno un contratto di "Affrancaposta per conto terzi" (grazie al quale raccolgono la corrispondenza dagli utenti per conto di Poste Italiane, la affrancano, per poi portarla nel punto più vicino di accesso alla rete Poste Italiane, generalmente un ufficio postale). Pertanto la rete di raccolta della corrispondenza di Poste Italiane si compone attualmente di circa 23.000 punti diffusi capillarmente su tutto il territorio nazionale;

questa enorme e capillare quantità di punti di raccolta può essere a buon ragione considerata dominante rispetto all'organizzazione degli altri operatori postali, impossibilitati, anche a causa dalle attuali condizioni del mercato, a poter replicare non solo la diffusione della rete di recapito, ma anche la raccolta della corrispondenza di Poste Italiane. Poste Italiane ha, infatti, strutturato il servizio universale, cui è obbligata, in maniera sovradimensionata, in quanto mira, probabilmente, a difendere una posizione di dominio nel mercato, non solo dei servizi postali, ma, in prospettiva, anche di altri servizi offerti nell'ambito bancario e assicurativo;

l'incessante riduzione delle filiali delle banche, da una parte, una rete capillare di Poste Italiane dall'altra, hanno spinto non a caso l'ABI a monitorare l'evoluzione di quest'ultima, in particolare attraverso le tabaccherie (attualmente 5.700 su un potenziale di 48.000). Infatti, più volte l'ABI ha auspicato la necessità di un nuovo quadro normativo che assicuri una competizione alla pari tra le banche e gli altri soggetti che fanno attività bancaria, come appunto Poste Italiane con i servizi Bancoposta;

considerato che:

Poste Italiane, per la prima volta nella sua storia, ha deciso in maniera del tutto autonoma di chiudere circa 250 uffici postali in alcune grandi città (tra queste Milano, Bari, Messina), nelle date del 28 dicembre 2019 e del 4 gennaio 2020, con la motivazione che in quei giorni si prevedeva una frequentazione ridotta, impedendo di fatto il servizio agli utenti;

l'attuale normativa non prevede che si possa in modo autonomo interrompere il servizio universale. Solo le istituzioni deputate a vigilare (il Ministero dello sviluppo economico e l'AGCOM) possono autorizzare la chiusura anche di un solo ufficio postale, per cause di forza maggiore. Se confermata, la decisione unilaterale di Poste Italiane, potrebbe configurare, ad avviso dell'interrogante, una interruzione di pubblico servizio;

è evidente che la decisione di Poste Italiane, qualora non opportunamente censurata dalle istituzioni competenti, costituirebbe un pericoloso precedente, consentendo alla società di decidere in assoluta autonomia la chiusura degli uffici postali soltanto in base al presupposto che vi sia una frequentazione ridotta, escludendo dal servizio anche pochi utenti, ai quali andrebbe comunque garantito il servizio;

quanto successo potrebbe persino spingere Poste Italiane a sostituire parte della rete degli uffici postali con la rete di "Punto Poste" e con la rete degli "Affrancaposta", con la conseguenza non solo di ridurre notevolmente il numero degli uffici postali, ma anche il relativo numero di dipendenti addetti, esternalizzando di fatto parte dei servizi postali presso le tabaccherie e i piccoli negozi, e continuando in qualche modo a presidiare il territorio, ma con costi notevolmente ridotti;

risulta, inoltre, che l'azienda vorrebbe avviare, sempre in un'ottica di riduzione di costi, un percorso per eliminare il servizio pomeridiano in alcuni uffici postali, giustificando tale decisione con una presunta maggiore "efficacia del servizio" e una "massimizzazione del matching tra domanda ed offerta",

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti descritti;

se il Ministro dello sviluppo economico non ritenga che il comportamento posto in essere da Poste Italiane, debba essere considerato come un'aperta violazione dei principi sottesi al contratto di programma, oltre che una violazione della normativa vigente e, in particolare, dell'art. 3, commi 1, 5, lettera b) e comma 8, lettere a) e d) del decreto legislativo n. 261 del 1999;

se il Ministro dello sviluppo economico non ritenga di dover avviare un'indagine sui fatti esposti, che sono in chiaro contrasto con i bisogni della cittadinanza, nonché informare i cittadini sulla posizione assunta in merito dall'Autorità vigilante AGCOM;

se il Governo non ritenga di dover sollecitare un intervento dell'Autorità Garante della Concorrenza del Mercato in merito alla posizione di dominanza nella raccolta postale della corrispondenza, assunta da Poste Italiane negli ultimi due anni;

se non ritenga, alla luce di quanto descritto, di dover avviare la sostituzione degli attuali vertici di Poste Italiane, anche in considerazione della naturale scadenza dell'incarico dell'amministratore delegato, prevista nel corso del primo semestre 2020. (4-03143)

 

Contenuto pubblico