Senato della Repubblica - 4-04167 - Interrogazione su "PagoPA", sistema nazionale per i pagamenti a favore della pubblica amministrazione, realizzato dall’ AgID.
Senato della Repubblica - 4-04167 - Interrogazione a risposta scritta presentata il 5 ottobre 2020
- Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
"PagoPA" è un sistema nazionale per i pagamenti a favore della pubblica amministrazione, realizzato dall'Agenzia per l'Italia digitale (AgID) in attuazione dell'art. 5 del codice dell'amministrazione digitale (decreto legislativo n. 82 del 2005) e del decreto-legge n. 179 del 2012, come convertito in legge. Il decreto-legge n. 135 del 2018 ha trasferito la gestione di PagoPA alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che si avvale del commissario straordinario per l'attuazione dell'agenda digitale, ed inoltre ha disposto la costituzione di una società per azioni partecipata dallo Stato che opererà sotto l'indirizzo del Presidente del Consiglio dei ministri;
il sistema è attualmente adottato da enti della pubblica amministrazione, banche, poste, istituti di credito e privati. I pagamenti effettuati attraverso questo sistema hanno la peculiarità di essere contabilizzati in tempo reale, il che significa che l'ente beneficiario del versamento può ottenere un'immediata visibilità dell'operazione eseguita;
il termine entro il quale tutte le pubbliche amministrazioni avrebbero dovuto obbligatoriamente aderirvi era stato fissato per il 1° luglio 2020. Ma con il "decreto semplificazioni", in data 7 luglio 2020, vi è stato un altro rinvio, decisione quanto mai obbligata, visto che a quella data risultavano iscritti nell'elenco di PagoPA 27.000 enti e istituti pubblici (incluse le società a controllo pubblico) contro un totale di 55.000, appena uno su due. La scadenza per l'adesione al sistema è stata fissata al 28 febbraio 2021;
considerato che:
PagoPA si definisce "un sistema unico per i pagamenti elettronici verso la pubblica amministrazione". In realtà, come fa notare la rivista "Altroconsumo" nel numero di settembre 2020, in un articolo dal titolo "E io pago?", a firma di Matteo Metta, «i pagamenti digitali verso le pubbliche amministrazioni - tasse, multe, bolli, visite Asl, utenze, mense scolastiche, rette universitarie e molto altro - non vengono convogliati in un unico sito (o app). Bisogna districarsi tra diversi canali telematici- siti e app - dei tanti enti pubblici (Comune, Regione, università...) sui quali poter pagare, oppure chiedere all'ente un avviso di pagamento, cioè un bollettino cartaceo o digitale da pagare attraverso altri canali. Quali sono? Gli sportelli fisici, gli atm, i siti web e le app di banche e istituti di pagamento che hanno aderito (volontariamente, per loro non c'è alcun obbligo) a PagoPA. Quindi sta al cittadino verificare se la propria banca è tra queste»;
nell'articolo viene fatto notare inoltre che «la poca coerenza di pagoPA riguarda anche l'accezione di "pagamento digitale"». Si spiega infatti che «alcune ricevitorie per i bollettini pagoPA accettano solo contanti». Mentre all'ufficio postale si possono pagare i bollettini cartacei con la carta invece delle banconote, in quanto questo tipo di pagamento è considerato un pagamento digitale. La rivista fa notare giustamente che «digitalizzare i processi significa fare tutto on line, senza uscire di casa e senza fare code». Un concetto che secondo il giornalista «non è ancora chiaro neppure lì dove risiede il cuore della pubblica amministrazione, cioè il Governo centrale con i suoi ministeri, che hanno formalmente aderito a pagoPA». A dimostrazione di ciò, la rivista fa due esempi molto comuni. Il primo riguarda il rinnovo della patente: «il ministero dei Trasporti prescrive la consegna delle ricevute relative a due pagamenti (di 16 euro e di 10,20 euro) attraverso bollettini postali. In questo caso non esiste un bollettino pagoPA, non è neppure possibile farsi mandare a casa i tradizionali bollettini cartacei. Bisogna andare a recuperarli di persona negli uffici postali oppure in quelli della motorizzazione. Eppure l'agenzia che ha creato e fa funzionare il sistema pagoPA non solo è pubblica, ma addirittura fa capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri». L'altro esempio clamoroso è quello del passaporto. «Per rinnovarlo - viene spiegato da Metta - occorre presentare la ricevuta di pagamento di 42,50 euro al ministero dell'Economia e delle Finanze». Il bollettino è in distribuzione solo negli uffici postali. Come va pagato? Il sito della Polizia di Stato specifica testualmente: «Il versamento va effettuato esclusivamente presso gli uffici postali di Poste italiane»;
considerato, infine, che:
il codice del consumo (decreto legislativo n. 206 del 2005) e le norme di recepimento della direttiva sui servizi di pagamento vietano l'applicazione di commissioni sui pagamenti elettronici. Chi compra on line un biglietto aereo o fa la spesa sul sito del supermercato non deve pagare una commissione in quanto ha effettuato il pagamento con carta di credito o altra modalità digitale. Questo vale anche per i pagamenti tramite POS o via app nei negozi fisici;
da questa tutela a favore dei cittadini sono esclusi però proprio i pagamenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni. «Così - scrive Altroconsumo - si lascia campo libero a banche, istituti di credito, poste, ricevitorie, siti, app, di applicare una commissione, anche salata, sui versamenti destinati agli enti pubblici. Costi che possono arrivare a 2,85 euro, record negativo di BPM, se si usa lo standard CBill (pagamento attraverso home banking). Per quanto riguarda invece pagoPA, la commissione può arrivare a 2,50 euro (Unicredit e ING Bank)»;
con l'applicazione di questo sistema di pagamento a favore delle pubbliche amministrazioni andrebbero valutate anche le conseguenze a scapito dei cittadini che magari, certi della domiciliazione bancaria, potrebbero per errore ignorare l'avviso di pagamento. Questi cittadini diventerebbero automaticamente morosi nei confronti delle pubbliche amministrazioni, con tutto quello che comporta l'omesso pagamento di imposte e tasse,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto;
se non ritenga di dover intervenire per evitare che i cittadini siano costretti, attraverso le commissioni, a pagare quella che ai loro occhi è considerata una tassa sulla tassa, e che quindi viene vissuta come un'ingiustizia, tanto più che a favore dei negozi e dei professionisti è stato previsto un credito di imposta del 30 per cento sui costi (commissioni di incasso e spese per il POS) dagli stessi sostenuti quando i consumatori pagano con strumenti diversi dal contante, al fine di incentivare i pagamenti elettronici (tracciabili);
se pertanto non ritenga di doversi adoperare affinché il costo delle commissioni per i versamenti PagoPA siano sostenuti dalle amministrazioni e le società pubbliche, visto che tale costo sarebbe ampiamente compensato dai notevoli risparmi che, grazie alla digitalizzazione dei pagamenti, gli enti pubblici riescono a realizzare sulle spese di gestione e su quelle per il personale;
se gli interessi di mora e altri oneri a carico dei cittadini con la domiciliazione, che hanno ignorato l'avviso, non debbano ricadere su municipalizzate e aziende che non si sono preoccupate di offrire doverosa e certa informazione, evitando in tal modo di continuare ad addossare agli incolpevoli consumatori e famiglie le conseguenze di condotte dolose in merito ad omessa e doverosa informazione. (4-04167)